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Spara ai parenti per il parcheggio Cognata uccisa, feriti fratello e nipoti

REGGIO CALABRIA Rancori datati, accumulati e coltivati nel corso degli anni fra le famiglie: sono questi i motivi che hanno scatenato la furia omicida di Antonino Canale, il settantaquattrenne di Ara…

Pubblicato il: 20/07/2013 – 21:15
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Spara ai parenti per il parcheggio  Cognata uccisa, feriti fratello e nipoti

REGGIO CALABRIA Rancori datati, accumulati e coltivati nel corso degli anni fra le famiglie: sono questi i motivi che hanno scatenato la furia omicida di Antonino Canale, il settantaquattrenne di Arangea, quartiere alla periferia sud di Reggio Calabria, che ha sparato e ucciso la cognata, Angela Arcudi. Un uomo tranquillo – dicono vicini e conoscenti, guardandosi attorno stupiti – «mai – mormorano – ci saremmo aspettati una reazione del genere». Eppure, poco prima delle venti, l’uomo è uscito dal primo piano della palazzina che condivideva con il fratello e altri parenti e ha iniziato a sparare contro la macchina di uno dei nipoti.
A scatenare la furia dell’uomo – stando alle prime indiscrezioni – un problema di parcheggi, che da tempo – spiega chi conosceva le due famiglie – avevano portato i due fratelli ai ferri corti. Tensione che sarebbe aumentata proprio negli ultimi giorni, dopo che nel piccolo piazzale antistante la palazzina, è stata bruciata l’auto di uno dei nipoti, la cui carcassa è rimasta di fronte alle finestre di Canale.
Stando alle prime ricostruzioni, potrebbe essere stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha fatto degenerare rancori da tempo accumulati in un’insensata tragedia.
Tutto si sarebbe svolto nel giro di una decina di minuti. Antonino Canale non era solo in casa, ma il figlio, profondamente addormentato, non si sarebbe accorto di nulla. Svegliato dai primi colpi, il ragazzo sarebbe inizialmente riuscito a disarmare il padre, strappandogli l’arma dalle mani. Ma nonostante l’intervento del ragazzo, Antonino Canale non ha rinunciato ai suoi propositi. Rientrato in casa, mentre il figlio si allontanava per disfarsi dell’arma, avrebbe preso un secondo fucile e – tornato fuori – avrebbe sparato prima contro la cognata, quindi sul marito e i figli della donna.
Un gesto insensato che solo per pura casualità non ha avuto conseguenze ancora più gravi. La sparatoria è avvenuta accanto al rinomato bar Villa Arangea, a quell’ora consueto punto di ritrovo per gli abitanti della zona e non solo. Anche la vicina chiesa era stracolma per la messa serale che sarebbe finita di lì a poco. E sono stati proprio i fedeli, riuniti in chiesa, ad accorgersi immediatamente che poco distante stava succedendo qualcosa. Qualcosa di grave.
Tra le navate, il rumore degli spari – raccontano i presenti – si è udito distintamente. A dare l’allarme, un’agente della polizia fuori servizio che stava assistendo alla funzione e al sentire gli spari ha immediatamente avvertito i colleghi e l’ambulanza. Ma nonostante i sanitari siano arrivati in tempi rapidissimi, le condizioni di Angela Arcudi sono sembrate subito gravissime. Colpita fra il collo e la spalla, la donna è stata immediatamente trasportata agli ospedali “Riuniti” e operata d’urgenza, ma non ce l’ha fatta. Contro di lei, a quanto si apprende vero obiettivo del killer, Canale avrebbe sparato più di un colpo. Meno gravi le condizioni del marito e dei figli, colpiti solo di striscio dai proiettili del killer, ma ugualmente ricoverati nel vicino nosocomio. Anche alcuni passanti – secondo le prime indiscrezioni – sono stati raggiunti da alcuni proiettili, ma sono stati medicati sul posto. Nel frattempo, il killer è stato immediatamente portato in Questura, dove nelle prossime ore sarà interrogato dagli investigatori per tentare di chiarire definitivamente l’esatta dinamica della sparatoria.
Sul posto, fra lo sconcerto di parenti, vicini e conoscenti, gli uomini della Scientifica – alla luce delle fotoelettriche di un camion dei vigili del fuoco – hanno rintracciato i bossoli e repertato le numerose tracce di sangue che imbrattavano il selciato e le auto.
Nel frattempo, gli agenti hanno iniziato a raccogliere le testimonianze di parenti e testimoni, per cercare di comprendere cosa sia successo in quei dieci minuti di follia, ma anche per sedare gli animi. Stando alle prime indiscrezioni, alcuni parenti si sarebbero infatti scagliati contro il figlio di Canale, che nonostante pare sia inizialmente riuscito a disarmare il padre, sarebbe stato aggredito perché ritenuto responsabile di non aver fermato il killer. Il ragazzo, ancora sotto shock, ha parlato a lungo con gli uomini del vice-dirigente della Mobile, Francesco Rattà, immediatamente intervenuto sul posto. La sua sarà una testimonianza determinante per comprendere l’esatta dinamica della vicenda. (0040)

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