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CASO LO GIUDICE | I dubbi del procuratore di Reggio

«Ci sono dei dubbi» sulla provenienza del nuovo memoriale dell`ex pentito Antonino Lo Giudice. Lo ha detto all`Ansa il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. «Il fatto che ci sia un…

Pubblicato il: 24/08/2013 – 12:31
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CASO LO GIUDICE | I dubbi del procuratore di Reggio

«Ci sono dei dubbi» sulla provenienza del nuovo memoriale dell`ex pentito Antonino Lo Giudice. Lo ha detto all`Ansa il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. «Il fatto che ci sia un video – ha detto – di per sè non è dimostrativo della genuinità di ciò che dice. In Calabria ci sono state macchinazioni talvolta orribili. È tutto da approfondire. Si tratta di capire se la provenienza del materiale è sua o se dietro c`è una macchinazione per scardinare le accuse mosse in precedenza. La `ndrangheta – ha aggiunto il pm – ha una forza e ramificazioni notevoli rispetto alle quali occorre operare con grande fermezza e rigore. L`inquinamento ambientale è il vero problema».
Lo Giudice, latitante dal 5 giugno scorso, dopo avere abbandonato il rifugio protetto in cui si trovava, ha inviato ieri nuovi memoriali e video alle redazioni di due testate giornalistiche e ad un avvocato ribadendo quanto aveva già sostenuto in un altro memoriale inviato all`indomani della scomparsa con la ritrattazione di tutte le accuse mosse nel periodo della sua collaborazione. Lo Giudice, tra l`altro si era autoaccusato di essere l`ideatore delle bombe fatte esplodere nel 2010 contro la Procura generale di Reggio Calabria e contro l`abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro oltre all`intimidazione all`allora procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, con il ritrovamento di un bazooka ad alcune centinaia di metri dal palazzo della Dda, chiamando in causa anche il fratello Luciano e altre due persone.
Nel nuovo memoriale, Antonino Lo Giudice ribadisce di avere mosso certe accuse perché «manovrato» dalla Dda di Reggio Calabria e fa i nomi di Pignatone, adesso a Roma, dell`aggiunto Michele Prestipino, del pm Beatrice Ronchi e dell`ex capo della mobile Renato Cortese, che oggi dirige la squadra mobile di Roma. Lo Giudice chiede anche scusa all`ex procuratore aggiunto della Dna Alberto Cisterna per averlo accusato falsamente e fa il nome di un altro magistrato della Dna Gianfranco Donadio, sostenendo che questi gli avrebbe chiesto di accusare falsamente Berlusconi e Dell`Utri, oltre ad altre persone a lui sconosciute. Inoltre dice di avere saputo da un altro collaboratore, Cosimo Virgiglio, nel periodo in cui erano detenuti nel carcere romano di Rebibbia, dell`esistenza di una massoneria divisa in tre tronconi di cui avrebbero fatto parte esponenti della `ndrangheta, politici, magistrati e professionisti reggini oltre a esponenti dei servizi segreti deviati.

«GARANTISCO INCOLUMITA`» Se l`ex pentito Antonino Lo Giudice si costituirà «sarà mia personale cura garantirgli l`incolumità». Ha assicurato il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho rispondendo così indirettamente a quanto sostenuto nel memoriale in cui il pentito afferma di essersi allontanato dalla località protetta perché si sentiva in pericolo di vita. Lo Giudice, inoltre, afferma di essere indeciso se consegnarsi nelle mani del procuratore Cafiero De Raho, indicando comunque i nomi dei suoi nuovi avvocati. «Il memoriale – ha detto il procuratore di Reggio Calabria – ha tanti destinatari. La Procura svolgerà i dovuti accertamenti. Il fatto che abbia indicato i nomi dei suoi nuovi difensori ci fa pensare a una strategia ampia. È chiaro che è tutto da verificare. Certo, finché è lontano è più complesso capire la
genuinità della firma e se la provenienza è certa». (0080)

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