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Non tutti gli incandidabili presentano appello

È fissato per il prossimo 28 ottobre l’appello del procedimento che in primo grado ha sancito l’incandidabilità di Demetrio Arena, W.C., Giuseppe Eraclini, Giuseppe Martorano, Pasquale Morisani, Gius…

Pubblicato il: 03/09/2013 – 16:03
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Non tutti gli incandidabili presentano appello

È fissato per il prossimo 28 ottobre l’appello del procedimento che in primo grado ha sancito l’incandidabilità di Demetrio Arena, W.C., Giuseppe Eraclini, Giuseppe Martorano, Pasquale Morisani, Giuseppe Plutino, Luigi Tuccio e Sebastiano Vecchio, pezzi da novanta del centrodestra reggino che per decisione del Tribunale presieduto da Rodolfo Palermo non potranno candidarsi «alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali limitatamente al primo turno elettorale successivo allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria». Per i giudici reggini infatti, con le loro condotte sono stati «causa efficiente, diretta e/o indiretta, dello scioglimento dell’organo comunale». Un`accusa ingombrante per chi, come Demi Arena, smesse le vesti di sindaco “sciolto” per contiguità mafiose, ha trovato nuova vita politica in Regione, dove è stato chiamato a ricoprire l’importante incarico di assessore alle Attività produttive.
Eppure non tutti sono corsi a presentare regolare istanza per l’istruzione del procedimento di secondo grado. Allo stato, a fare appello contro la decisione del primo giudice sono stati solo l’ex presidente del consiglio comunale Sebastiano Vecchio e gli ex assessori  Curatola e Martorano.  I rispettivi legali – gli avvocati Giovanni De Stefano, Massimiliano Leanza e Salvatore Barilla – hanno preferito attenersi alla norma del codice civile che prevede che contro i provvedimenti del Tribunale civile – perché tale è il procedimento che d’ufficio è stato istruito dal Ministero dell’Interno contro i politici coinvolti nello scioglimento del Comune – sia possibile fare appello entro dieci giorni dalla comunicazione della sentenza. Una tegola caduta sulla testa dell’establishment della destra reggina l’8 agosto scorso, quando la cancelleria ha trasmesso tramite pec la sentenza integrale, contro la quale i tre legali hanno presentato regolarmente appello entro il 18.
Non dello stesso avviso sono stati i difensori degli altri politici bollati come “incandidabili”, incluso l’ex sindaco e neo assessore regionale Demi Arena. Facendo riferimento al secondo comma della stessa norma, che prevede che in caso di procedimento che coinvolga più parti il termine decorra dalla notifica e non dalla mera comunicazione, sostengono infatti di non aver ancora ricevuto nulla dall’Avvocatura dello Stato, dunque di non aver alcun termine da rispettare.
L’udienza è stata già fissata per il 28 ottobre prossimo, quando di fronte al giudice Iannello si tornerà a discutere di quelle condotte che per i giudici di primo grado sono state «causa efficiente, diretta o indiretta» dello scioglimento del Comune e sono costate agli alti papaveri del centrodestra reggino il marchio di incandidabile.
Una sentenza motivata da 120 pesantissime pagine che descrivono – come già emerso in passato dalla relazione ministeriale  –  come gli appetiti dei clan si siano manifestati durante la gestione Arena. Una gestione della cosa pubblica legata ad anomalie, omissioni e violazioni di cui – scrivono i giudici civili – i politici sono ritenuti responsabili. Un catalogo della vergogna che a partire dal settore lavori pubblici – «ove la compromissione dei principi di buon andamento e correttezza dell`agere publicus ha riverberato maggiormente i suoi effetti» – svela il vero volto del “modello Reggio”, mettendone a nudo la fragilità «in un territorio così fortemente segnato dalla presenza di organizzazioni criminali, che tendono ad inserirsi nella gestione della res publica al fine di percepire i guadagni a questa collegati». (0080)

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