SANGUE INFETTO | Per Gangemi un`audizione "affettuosa"
COSENZA Non ci si aspettava certo i tremendi botta e risposta che avvengono quando il Congresso degli Stati Uniti cerca di ricostruire questioni di interesse nazionale. Ma almeno un confronto sul “ca…

COSENZA Non ci si aspettava certo i tremendi botta e risposta che avvengono quando il Congresso degli Stati Uniti cerca di ricostruire questioni di interesse nazionale. Ma almeno un confronto sul “caso Annunziata”, quello sì. Un po` di domande al direttore generale dell`Azienda finita nel mirino della Procura dopo due trasfusioni infette, una delle quali letale, avrebbero aiutato la politica a fare un minimo di chiarezza. Invece l`audizione di Paolo Maria Gangemi è stata più che altro una relazione: il manager ha raccontato i fatti secondo il suo punto di vista, scaricando tutte le responsabilità sull`ex primario del Centro trasfusioni dell`ospedale di Cosenza e spiegando che potrebbe chiudere quel centro, se il Piano di rientro non gli darà la possibilità di assumere un nuovo responsabile. Una versione che Gangemi aveva già esposto, in parte, davanti alle telecamere di Uno Mattina estate. Da una riunione ufficiale nella “casa dei calabresi” ci si sarebbe aspettato qualche spunto in più rispetto a quelli offerti dai pochi minuti a disposizione di un programma televisivo. Invece è andata più o meno nello stesso modo. Il dg è arrivato lo scorso 19 settembre, un minuto prima di mezzogiorno, ha fornito la sua ricostruzione ed è stato congedato da Salvatore Pacenza, presidente della commissione Sanità, con tanto di ringraziamenti. Nessuna domanda per lui, né dall`opposizione né dalla maggioranza. Perché? Lo ha spiegato – e lo si può leggere nel resoconto stenografico della seduta – lo stesso Pacenza: «Solitamente nelle audizioni non esiste un contraddittorio, non l`abbiamo mai impostata con un contraddittorio. Se i colleghi della Commissione hanno necessità di discutere sull`argomento noi congederemo, ringraziandolo, l`avvocato Gangemi e poi fra di noi, sulla scorta dei dati forniti, possiamo anche iniziare eventualmente una discussione». Le commissioni del consiglio regionale, uno dei più importanti strumenti di verifica a disposizione della politica, dunque, possono soltanto ascoltare. Domandare no, ché è scortese. Eppure di domande da rivolgere a Gangemi ce ne sarebbero state. E ce n`erano. Le hanno tratteggiate due consiglieri del Pd, Carlo Guccione e Demetrio Naccari Carlizzi. A quel punto, però, il manager era già in auto, di ritorno a Cosenza. In realtà l`iter non è sempre stato così soft. Basta tornare indietro di qualche mese. È il 24 gennaio e in commissione di Vigilanza arriva il presidente di Fincalabra, Umberto De Rose. Deve chiarire le modalità di alcune assunzioni e il presidente di quella commissione, Aurelio Chizzoniti, è determinato ad andare fino in fondo. Dal resoconto sommario della seduta, disponibile sul sito del consiglio regionale, si rileva un iter molto diverso da quello voluto imporre da Pacenza ai colleghi. Riportiamo testualmente: «Viene audito il dottor Umberto De Rose, Presidente di Fincalabra Spa; intervengono il Presidente della Commissione, i consiglieri Salerno, Mirabelli, Battaglia, Guccione e, per replica, il dottor De Rose». All`imprenditore non è stato consentito di “cavarsela” con una semplice relazione, senza ascoltare le domande dei consiglieri. Il contraddittorio, in quel caso, c`è stato. A Gangemi, invece, Pacenza ha riservato un trattamento diverso.
L`AUDIZIONE
Ad ascoltare la relazione di Gangemi non c`è la “solita” commissione Sanità. Mancano, infatti, Vincenzo Ciconte per il Pd («per impegni precedentemente assunti») e Gabriella Albano per il Pdl (la motivazione dell`assenza non è specificata). Sono sostituiti da Demetrio Naccari Carlizzi, uno dei consiglieri democratici che ha seguito il caso più da vicino, e Tilde Minasi, esponente del Pdl e moglie di Gangemi. Il manager dell`Azienda ospedaliera ricostruisce la storia recente del Centro trasfusioni, con il corollario di relazioni e censure ricevute nell`ultimo anno. E descrive la sua azione e quella dei vertici dell`Ao come un modello di efficienza. La seduta, per la parte che riguarda la relazione del dg, è stata raccontata dal Quotidiano della Calabria. «Il 15 ottobre 2012 – dice Gangemi – arriva sulla mia scrivania la nota del dottor D`Elia in merito all`Audit (una visita ispettiva del precedente mese di settembre, ndr). Questa nota dice in maniera testuale: “Si fa presente alle Signorie Vostre Illustrissime che sono state riscontrate criticità rilevanti attribuibili in parte a carenze strutturali e tecnologiche per il quale si rende indispensabile il consistente impegno del direttore generale dell`Azienda e in parte a carenza organizzative la cua soluzione attiene alla responsabilità del direttore del Centro trasfusionale”». A quel punto, «esattamente lo stesso giorno, il 15 ottobre, il sottoscritto scrive a tutti i soggetti interessati (…) per quanto riguarda gli adempimenti di rito a queste prescizioni». Un anno dopo, restano ancora degli adempimenti non soddisfatti, «perché le persone interessate non hanno adempiuto a quelle che erano state le prescrizioni del direttore sanitario aziendale e del direttore sanitario di presidio». Si arriva al primo evento sentinella, che risale al 22 giugno. In quell`occasione, «il direttore sanitario di presidio convoca immediatamente il Cio, il Centro infettivologico ospedaliero, ed in quella occasione viene verbalizzato che probabilmente la sacca di sangue che ha causato l’evento proveniva dal sito di San Giovanni in Fiore per cui si stabilisce che tutte quelle sacche devono essere inibite, non devono essere utilizzate. Si stabilisce anche di effettuare sulle sacche esistenti e messe in quarantena degli esami per verificare se le stesse riscontrano questo batterio che poi più tardi il 3 luglio ha causato la morte di un’altra persona». Qualcosa va storto. E per Gangemi «è evidente che in questo caso c’è una responsabilità diretta del direttore del Centro trasfusionale che non ha osservato una disposizione ben precisa». Il dg indica chiaramente un responsabile e ricostruisce anche la mancata nomina di un nuovo primario per il Centro trasfusionale. Sarebbe colpa del Piano di rientro e delle procedure farraginose che non permettono di superare il blocco delle assunzioni. Senza un nuovo responsabile, tuttavia, il Centro dovrà chiudere. Dunque quella nomina è diventata, per Gangemi, una priorità. “Priorità” è un termine da ricordare, in questa vicenda. Vediamo perché nella parte inedita della seduta in commissione Sanità.
VECCHIE E NUOVE PRIORITÀ
L`incontro a Palazzo Campanella non si è concluso con la relazione di Gangemi. Il manager non ha partecipato al prosieguo dei lavori («È possibile senza la presenza dell`avvocato Gangemi», ha spiegato il presidente Pacenza), ma sia Guccione che Naccari Carlizzi hanno posto questioni sulle quali sarebbe stato interessante avere un contraddittorio. Peccato che non si possa fare. Partiamo proprio dalla questione delle priorità. Guccione rispolvera una comunicazione del 10 gennaio 2013. È una lettera in cui l`ufficio del commissario chiede ai manager di individuare le figure necessarie allo sblocco del turnover. Si domanda, in sostanza, quali siano le priorità da affrontare, quali le lacune da colmare per l`ospedale dell`Annunziata. Cosa risponde Gangemi? Che la somma urgenza è quella di avere un direttore di Urologia, un direttore di Traumatologia e ortopedia, un direttore di Chirurgia vascolare, uno di Neurologia, uno di Chirurgia, uno di Accettazione ed emergenza, uno per Odontoiatria e stomatologia; e poi un direttore di Terapia del dolore e cure palliative, uno di Malattie infettive e uno di Otorinolaingoiatria. «Questa – spiega Guccione – erano le priorità della direzione generale dell’ospedale pur sapendo che da lì a qualche mese il direttore del Centro trasfusionale sarebbe andato in pensione. Era avvenuta l’ispezione nel 2012 che doveva avere un rafforzamento del Centro trasfusionale e non solo non viene richiesta la nomina del direttore attraverso il turn-over della legge Balduzzi, ma nel frattempo viene trasferita una dirigente medico dal Centro trasf
usionale alla direzione generale dell’ospedale». Come mai il Centro trasfusionale non era tra le priorità dell`epoca? Bella domanda. Peccato che il contraddittorio in consiglio regionale non sia ammesso.
POLITICA ED ETIMOLOGIA
Tocca poi a Demetrio Naccari Carlizzi. Che cerca di ricondurre la questione su un terreno quasi etimologico: «Io devo fare probabilmente degli approfondimenti sul significato delle parole perché non sono convinto che le audizioni siano quelle… cioè che il significato del termine audire sia quello che ha voluto dare lei a questo incontro che è stato unilaterale».
«Mi creda – continua il consigliere – che senso ha essere venuti qui? Avremmo ricevuto tranquillamente una relazione che, magari, sarebbe stata… poiché lo scritto consente alle volte di essere anche più precisi e più completi di avere una informazione maggiore. (…) È evidente che qui ci si pone il problema di quale responsabilità abbia il direttore generale di un’azienda atteso che tre organismi preposti: il gruppo di lavoro, i Nas e la Commissione inviata dal ministero della Salute ci dicono delle cose che qui non sono state neanche toccate se non dall’intervento del collega Guccione. Noi siamo una Commissione, Presidente, lei ha una responsabilità, noi non dobbiamo porci in una condizione di omissione rispetto a quelle che sono le nostre funzioni e le funzioni in base alle quali siamo qui e agli interessi che rappresentiamo». Il gruppo del Pd, spiega Naccari, sta valutando di protestare per l`iter anomalo dell`audizione, ma non ci sono ancora atti ufficiali in questo senso. (0020)