Il nuovo segretario si interessi del Pd calabrese
Cari Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella, c’è un principio non scritto ma utilizzato da tutto il gruppo dirigente del Pd nazionale e che può essere sintetizzato nella massima: «Meglio non interessarsi…

Cari Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella,
c’è un principio non scritto ma utilizzato da tutto il gruppo dirigente del Pd nazionale e che può essere sintetizzato nella massima: «Meglio non interessarsi delle questioni del partito calabrese per non finire in una palude».
Ora, la cosa in parte corrisponde alla realtà ma in parte è una giustificazione per non smentire i capi bastone delle correnti calabresi che garantiscono voti alle primarie e tessere nel partito.
Quindi, e lo dimostra l’ultimo Commissariamento, poco importa ai vertici del Pd se il partito calabrese sia ridotto ai minimi termini nella stima e nei consensi dei cittadini e che il suo gruppo dirigente perda oramai tutte le elezioni possibili ed immaginabili (anche quelle nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose), atteso che ciò che importa è solo non sporcarsi le mani, traendone magari anche un lauto profitto.
Tale principio sta ripetendosi anche in occasione del congresso in corso in Calabria, dal momento che i responsabili organizzativi dei vari candidati guardano, senza esporsi, alla costruzione e al rafforzamento di nuove e vecchie cordate in cui la parola d’ordine è trasformismo per tutti coloro che, garantendosi “un posto al sole”, sono balzati sul carro del presunto vincitore anche solo 48 ore prima della presentazione della candidatura.
In altri termini, la vecchia politica fatta di burocrazia, di rapporti clientelari, di legami sotterranei e di interesse e pertanto non immune da consensi sia dall’area grigia della politica calabrese che da quella della delinquenza organizzata sta lavorando perché il vecchio detto che tutto cambi perché nulla cambi trionfi anche questa volta.
Questa è la ragione che ci induce, ormai da mesi, a lavorare per costruire un’area politica che, prescindendo dalle collocazioni nazionali, divenga un punto di riferimento utile a realizzare un Partito democratico sgombro da quel passato inglorioso prima descritto.
Riteniamo che in Calabria, oggi, sia necessario (ri)partire dalla fondamenta e che queste per essere forti debbano essere fortemente intrise di “etica politica”, unico scudo contro trasformismo e uso becero della clientela come mezzi di raccolta del consenso. L’etica in politica è l’unico collante cui riconosciamo valore e che ci permette di convivere a prescindere dalle diverse posizioni che via via possono maturare. L’etica ci rende uniti anche nelle differenze che nascono all’interno di una sensibilità comune e da una onestà intellettuale che non cela secondi fini.
Ovviamente, chi non la pensa in questo modo, si sta organizzando preparando pacchetti di tessere e colpi di mano, che già ci stanno esponendo al ridicolo aiutati da un regolamento nazionale che consentendo il tesseramento sino al voto finirà con il costruire situazioni che ci danneggeranno pesantemente senza altresì aprire realmente ad una consultazione più ampia che vada al di là delle correnti all’interno del partito.
In questo quadro, uno dei candidati alla segreteria della provincia di Catanzaro, fino a qualche giorno fa bersaniano ed oggi di fede renziana, si presenta con una condanna del Tribunale di Catanzaro per truffa ai danni dell’ente che rappresentava come consigliere provinciale.
Sia ben chiaro che non argomentiamo la responsabilità penale di alcuno, né intendiamo sostituirci nella funzione riconosciuta alla magistratura, ma vi chiediamo come sia possibile che il nuovo Pd riparta da una condanna per truffa (se pur di primo grado) contro un ente pubblico e come si possa rafforzare e ricostruire un partito esposto per tale motivo alla critica di avversari ed opinione pubblica. È un follia!!!
Opportunità, si potrebbe dire, ma per noi è qualcosa di più, è la capacità di mettersi da parte sino a quando non sia chiarito un fatto di notevole gravità (come una sentenza di condanna di primo grado) per un reato che è delle specie di altri per cui il codice etico prevede l’incandidabilità.
Se poi qualcuno a Roma si illude che la questione sia così periferica da non avere contraccolpi si ricreda rapidamente perché la Calabria oltre a contribuire con i voti dei suoi abitanti al risultato delle elezioni politiche può provocare grandi danni all’immagine del partito nazionale e questa vicenda è già oggetto di attenzione dei mezzi di informazione a tutti i livelli.
Non è solo, però questo il motivo per cui vi chiediamo una presa di posizione.
Riteniamo infatti che la politica debba essere in grado di prevenire e di intervenire prima della magistratura nei fenomeni di degrado della vita dei partiti e quindi ci aspettiamo dai quattro candidati alla Segreteria nazionale del Pd una presa di posizione che ci aiuti ad asciugare la palude, che dica che è finito il giochino del sostegno ai leader nazionali per nascondere le proprie malefatte e che confermi che per tutti la candidatura ad una carica del partito di una persona con una condanna per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico è un errore ingiustificabile.
Vogliamo, in altri termini, poter dire che chiunque sia il candidato che diventerà il segretario del Pd sarà il rappresentante di un partito che non ha paura di guardarsi dentro ed è in grado di gestire e risolvere le proprie contraddizioni.
*Salvatore Bullotta, Giovanni Davoli, Marco Gentile, Michele Gigliotti, Chiara Macrì, Attilio Mazzei, Mario Muzzì, Italo Reale, Salvatore Scalzo