COSENZA L`azienda ospedaliera di Cosenza è sempre più nella bufera. Alla carenza di personale, spiega una nota della Cgil, si sommerà la perdita del 20 per cento dei finanziamenti (40 milioni su 200) “nell’ambito del riparto in corso a cura dell’Agenas, a causa della riduzione delle attività prodotte”.
“Non è azzardato – spiegano dalla segreteria provinciale del sindacato Giovanni Donato e Franca Sciolino – concludere che questo è il risultato della politica perseguita da questa direzione aziendale (e da chi ad essa ha legato le mani). Una politica di gestione del personale paradossale, che ha visto l’istituzione di unità complesse in specialità niente affatto strategiche, come Odontoiatria e Terapia del dolore, e di unità semplici che non hanno i requisiti di struttura, come Ecografia d’urgenza e Parto-analgesia”. Scelte criticate dal sindacato: “Non sono state riconosciute degne di essere valorizzate esperienze come il Pronto soccorso ostetrico e pediatrico. È stato privato della Utic il dipartimento di Emergenza, mentre si è sdoppiato il dipartimento di Medicina per creare quello inutile di Cardiologia. Si è tentato persino di trasferire gli anestesisti dal dipartimento di Emergenza a un altro e di inserire i chirurghi nel Pronto soccorso, col rischio di ridurre le sedute operatorie e allungare le liste d’attesa”.
Il risultato di queste scelte del management è stato quello di distrarre “energie e risorse umane preziose, sottraendole ad una gestione complessiva più oculata, che avrebbe permesso di ottenere migliori risultati nel volume e nella qualità delle prestazioni offerte ai cittadini della provincia e dell’intera regione. Si è voluto sacrificare a fini clientelari il ruolo storico dell’ospedale dell’Annunziata nella nostra regione, compromettendo anche la funzione attuale e futura di perno (hub) della rete ospedaliera provinciale. Ma questi sono solo pochi esempi, tra i tanti casi di malgoverno che abbiamo denunciato in questi mesi, segnalandoli al ministero della salute, al Tavolo Massicci e Comitato Lea, alla Corte dei conti, al Consiglio regionale e alla struttura commissariale per il Piano di rientro, oltre che allo stesso direttore generale dell’Azienda ospedaliera. Le risposte, nei fatti e non nelle parole, non si sono viste”.
“Anzi – continuano Donato e Sciolino -, è bene sottolineare che la deroga al blocco delle assunzioni, quando si otterrà, andrà a favore di quegli incarichi affidati senza alcun riguardo alle esigenze di sviluppo dell’azienda, alla rilevanza e appropriatezza delle prestazioni, ai volumi di attività già erogati e previsti in futuro. Nel frattempo si continua paventare l’imminente chiusura dell’Ortopedia, in alcuni reparti comincia a mancare l’acqua calda, diversi ascensori sono fuori uso ma non vengono riparati. Ormai anche la facciata di questa azienda, che si è tentato di abbellire con operazioni discutibili come l’intempestiva inaugurazione del Dea, appare molto brutta. Il nostro sindacato resta al fianco dei medici scesi in lotta in questi giorni non per chiedere soldi, ma per difendere la dignità del proprio lavoro ed una nuova programmazione dell’uso delle risorse disponibili. Siamo pronti a sostenere tutte le manifestazioni che saranno decise e concordate, ma vogliamo mettere in guardia tutti dal pericolo di avere troppi “sponsor” sospetti, sempre pronti a riconoscere la nobiltà degli obiettivi, mai ad analizzare le cause dei fallimenti. Non vorremmo che la protesta finisse per portare tutti i vantaggi a chi ha determinato questa situazione e che, certamente, continuerebbe a gestirla nel modo che purtroppo tutti ben conosciamo”. (0020)
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