CATANZARO La matematica non è un`opinione. L`espressione proverbiale, pronunciata nel 1879 dall`allora ministro delle Finanze Bernardino Grimaldi, ben si potrebbe ritagliare anche in tema di rappresentanza nel settore agricolo. Ne è convinto Giuseppe Mangone, presidente dell`Associazione nazionale produttori agricoli (Anpa) che, in una nota, denuncia l`anomalia dei numeri degli associati dichiarati dalle tre maggiori strutture di categoria – Coldiretti, Confagricoltura e Cia – e la reale consistenza della quantità di imprese registrate all`Inps e nel censimento Istat. Numeri che, secondo Mangone, appunto non ritornerebbero affatto.
«La lite tra Coldiretti e Confagricoltura di Cosenza – spiega il presidente dell`Anpa – sui dati relativi alla rispettiva rappresentanza delle aziende e dei lavoratori agricoli ad esse associati, da cui dipende la rappresentanza delle due organizzazioni in seno agli organi della Camera di Commercio, mi ha stimolato ad impegnarmi in un lavoro di analisi dei dati ufficiali a disposizione per un confronto tra ciò che viene dichiarato e la realtà effettiva dell’agricoltura italiana e della nostra regione».
LA GUERRA DEI NUMERI
Da qui l`analisi prima dei dati nazionali compiuta da Mangone: «Coldiretti, Confagricoltura e Cia autocertificano, al ministero del Lavoro, alla data del 31/12/2011 la seguente consistenza associativa: Confagricoltura, 668.200 imprese iscritte, in totale; Coldiretti, 1.229.052; Cia 914.528. La somma da un totale di aziende in Italia pari a 2.811.780. Il censimento Istat del 2010 rileva, invece, un totale di aziende agricole e zootecniche attive in Italia pari a 1.620.844». Per questo Mangone sottolinea che «le sole tre organizzazioni più grandi dichiarano di avere iscritti ben 1.190.936 aziende di fatto inesistenti». E anche se si analizzano i dati dell`Inps l`anomalia resterebbe tale: «Al 31/12/2012, all`Inps risultano iscritte in totale tra coltivatori diretti e ditte 358.539 aziende delle quali, circa il 40%, non rilascia delega ad alcuna organizzazione».
Mentre secondo i dati delle tre associazioni di categoria allo stesso periodo «risulterebbero rilasciate a livello nazionale: in favore di Coldiretti, 338.727 deleghe da coltivatori diretti e 91.504 da ditte; in favore di Confagricoltura, 60.703 deleghe da coltivatori diretti e 87.549 da ditte; in favore di Cia, 89.626 deleghe da coltivatori diretti e 41.335 da ditte. Ne consegue che il numero delle aziende che avrebbero rilasciato delega alle sole tre organizzazioni sarebbe 709.444. In questo caso, le aziende dichiarate ma inesistenti sono 350.717».
E I CONTI NON TORNANO NEPPURE IN CALABRIA
Conti che, denuncia Mangone, non ritornerebbero neppure in Calabria dove «le tre organizzazioni dichiarano di vantare un elevato numero di associati, anche in questo caso comprovato dal numero delle deleghe Inps: in favore della Coldiretti, 4.951 da coltivatori diretti e 9.485 da ditte; in favore della Confagricoltura, 1.510 da coltivatori diretti e 14.313 da ditte; in favore della Cia, 599 da coltivatori diretti e 8.660 da ditte». Arrivando così ad un totale segnalato dal presidente dell`Anpa che porta le tre organizzazioni a dichiarare «deleghe coltivatori diretti nel numero di 7.060 mentre per le aziende che assumono manodopera dichiarano 32.458 deleghe. Ora, sempre dai dati ufficiali 2010 forniti dall’Inps, in Calabria risultano 4.378 aziende iscritte all’Inps come coltivatori diretti». Dunque «ben 2.682 deleghe in più – sottolinea Mangone – del totale delle aziende iscritte a ruolo».
Stesso conto per quanto riguarda le aziende che assumono manodopera. Anzi per il presidente dell`Anpa «l’infondatezza del dato è ancora più evidente. Si tratta di ben 15.033 aziende in più di quelle riportate nei dati ufficiali 2010 (17.425)». Da qui il richiamo alla correttezza che, secondo Mangone, dovrebbe spingere le organizzazioni a dichiarare «la loro rappresentanza in base alle aziende effettive. Una buona dose di verità e trasparenza è assolutamente necessaria per poter ragionare sull’agricoltura vera e non fasulla; per fare emergere il valore di tutte quelle aziende che producono reddito e occupazione, immagine positiva in Italia e nel mondo attraverso commercializzazione delle nostre eccellenze agroalimentari».
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