Trattativa Stato-mafia, Mutolo: «Coinvolti anche i calabresi»
PALERMO «Il giudice Borsellino sapeva che c’era qualcuno che voleva fare accordi con la mafia e c`erano mafiosi che erano disposti a entrare in contatto con certi personaggi». Il processo sulla tratt…

PALERMO «Il giudice Borsellino sapeva che c’era qualcuno che voleva fare accordi con la mafia e c`erano mafiosi che erano disposti a entrare in contatto con certi personaggi». Il processo sulla trattativa tra Stato e mafia va avanti e la deposizione in videoconferenza del pentito Gaspare Mutolo riserva non poche sorprese. Collegato in videconferenza con il Tribunale di Palermo, il collaboratore di giustizia che parlò per primo con Giovanni Falcone e poi con Paolo Borsellino, racconta ai giudici un episodio avvenuto nei locali della Dia nell`estate del `92, prima della strage di via D`Amelio. Secondo il pentito, Borsellino si sarebbe opposto a una forma di accordo tra lo Stato e Cosa nostra che si sarebbe manifestata con la dissociazione dei boss in cambio di benefici. Un accordo che sarebbe stato portato avanti da alcuni personaggi, tra cui «carabinieri e servizi segreti».
«Io ero in un altro ufficio della Dia in via Carlo Fea a Roma – racconta Mutolo – e Borsellino era in un’altra stanza. All`improvviso l`ho sentito gridare. Ho sentito parlare di dissociazione e Borsellino che diceva: ‘ma questi sono pazzi!’ in maniera disgustata. Borsellino era arrabbiato, incazzato e continuava a gridare: ‘ma che vogliono dire, che vogliono fare’. Ho sentito che le persone che facevano questa richiesta erano `pazzi ad accettare queste cose` sulla dissociazione». E qui il pentito tira in ballo anche i calabresi. «Si vociferava che oltre ai siciliani ci potevano essere altri personaggi come i calabresi – prosegue ancora Mutolo -. Si vociferava, si era saputo che c’erano dei personaggi delle istituzioni, parlo dei Carabinieri, ma anche dei servizi segreti, di personaggi che dovevano intercedere per portare avanti il discorso della dissociazione. C`era pure un prete e dei personaggi politici che dovevano portare avanti questo discorso della dissociazione e di ampliare il discorso dei collaboratori. Avevano capito che questa cosa dei collaboratori era un piega importante e la volevano bloccare prima di cominciare. Da quello che ho capito c’erano personaggi, mafiosi e camorristi che avevano fatto sapere che bastava dire ‘io mi dissocio dalla camorra’ o dalla mafia e potevano usufruire di una specie di amnistia, si parlava del 41 bis, una condizione che mal sopportavano i mafiosi».