La cosca Anello ordinò l`omicidio di Torquato Ciriaco
La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini sull`omicidio dell`avvocato Torquato Ciriaco avvenuto a Maida il primo marzo del 2002. Nell`inchiesta sono indagati Tommaso Anello, 50 anni, ritenuto il boss…

La Dda di Catanzaro ha chiuso le indagini sull`omicidio dell`avvocato Torquato Ciriaco avvenuto a Maida il primo marzo del 2002. Nell`inchiesta sono indagati Tommaso Anello, 50 anni, ritenuto il boss dell`omonima cosca della `ndrangheta; Giuseppe e Vincenzino Fruci, di 45 e 38 anni. L`accusa sostiene che Ciriaco fu ucciso perché voleva acquistare una azienda edile che la cosca Anello voleva finisse ad un imprenditore già sottoposto ad estorsione. L`atroce esecuzione dell`avvocato sarebbe stata quindi opera del clan di Filadelfia che estende la sua zona di competenza fino all`Angitola, al confine con il territorio delle cosche lametine.
La Dda di Catanzaro è riuscita a ricostruire il movente e le modalità dell`omicidio attraverso una serie di dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia e dalla testimonianza di alcune persone acquisite nel corso delle indagini. Proprio il collaboratore di giustizia era stato incaricato dalla cosca Anello di individuare le abitudini della vittima appostandosi nei pressi dell`abitazione e del luogo di lavoro dell`avvocato Ciriaco. Le dichiarazioni rese agli inquirenti hanno trovato una serie di riscontri.
La Dda di Catanzaro, inoltre, è riuscita a ricostruire, oltre alla dinamica ed al movente del delitto, anche la pianificazione dell`omicidio, la distribuzione dei singoli ruoli e le fasi relative alla eliminazione delle tracce. Le indagini sono state coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto procuratore Elio Romano.
L`avvocato Ciriaco venne trucidato con una raffica di pallettoni “incamiciati” calibro dodici, alle 23 del primo marzo 2002 mentre a bordo della sua auto stava dirigendosi verso la sua abitazione fuori Lamezia.
Quando viene ucciso l`avvocato Ciriaco è nel punto massimo di crescita della sua carriera professionale. Non senza difficoltà è riuscito a ritagliarsi il suo posto nella realtà lametina che definiva “il nuovo feudalesimo”. Suo cliente, tra gli altri, è l`imprenditore Salvatore Mazzei, proprietario della famigerata cava. Anche lui, in quegli anni, si sta ingrandendo. È riuscito ad accaparrarsi le forniture di materiale per alcuni tratti dell`autostrada A3. Non può partecipare, però, agli appalti perché la Prefettura gli ha rilasciato una certificazione antimafia negativa.
L`avvocato Ciriaco tenta allora di realizzare una nuova società per poter partecipare direttamente ai lavori. Ma le attività di Torquato Ciriaco sono tante. C`è lui, infatti, tra i firmatari del progetto per la realizzazione di un porto turistico a Gizzeria. Viene contattato da Sviluppo Italia per redigere un parere giuridico sulla fattibilità della nuova autostrada jonica. È sempre lui a gestire la vendita di un importante villaggio turistico del Vibonese, di proprietà dell`ex assessore regionale Stillitani, a un tour operator internazionale. A febbraio del 2002 inaugura la prima sala Bingo di Lamezia, la più grande del Meridione. Insomma, l`avvocato Ciriaco sta diventando importante, si sta inserendo nei progetti più rilevanti della zona e soprattutto negli appalti pubblici.
Le indagini, nell`immediatezza condotte dalla Procura di Lamezia, appaiono da subito imboccare una direzione precisa. Una pista che porta in riva allo Stretto. La macchina utilizzata dai sicari risulta, infatti, rubata a Reggio Calabria un mese prima. Non solo, fra i primi atti dell`inchiesta finisce anche un`intercettazione telefonica captata nell`ambito di un altro procedimento. A parlare sono due pregiudicati siciliani che commentano: «Visto cosa abbiamo fatto a Lamezia?».
Accade qualcosa di ancor più strano. Tre mesi dopo il delitto la moglie di Ciriaco, l`avvocato Giulia Serrao, mettendo ordine tra i messaggi di condoglianze trova una lettera giunta il giorno dopo l`omicidio e inviata dalla Capitale da un noto avvocato. Nella breve missiva il professionista romano rassicura Ciriaco di aver «provveduto a quanto richiestomi» ma raccomandava «massima cautela». Insospettita la vedova porta la lettera alla Dda di Catanzaro, già titolare del fascicolo. Viene convocato l`avvocato romano che, tra l`altro, è in quel periodo coinvolto nell`indagine su Telekom Serbia. Davanti ai magistrati catanzaresi, però, il legale oppone il segreto professionale. Anche l`esposto presentato dall`avvocato Serrao all`ordine forense di Roma non sortirà alcun effetto. Nel 2010 il professionista capitolino è morto per cause naturali, portandosi dietro il segreto nascosto in quel breve e inquietante messaggio.
Le indagini comunque non si fermano e sembrano collegare il delitto con gli interessi di Torquato Ciriaco negli appalti pubblici: soprattutto Salerno-Reggio e autostrada jonica. Tanto è vero che nel 2004, come persona informata sui fatti, viene sentito in Procura l`ex assessore regionale ai Lavori pubblici Aurelio Misiti. Nonostante gli sforzi le indagini non raggiungono alcun risultato. L`omicidio eccellente sparisce dalle pagine dei giornali. Dell`avvocato si tornerà a parlare quando la moglie, Giulia Serrao, candidata alle regionali, è vittima di un`allarmante escalation di intimidazioni.
I duri colpi inferti negli ultimi mesi dalla Dda di Catanzaro ai clan lametini hanno portato gli affiliati e perfino il reggente Giuseppe Giampà a diventare collaboratori di giustizia. Le loro dichiarazioni oltre a ricostruire gli affari illeciti della `ndrangheta hanno consentito di svelare le parti ancora oscure della storia criminale di Lamezia, come l`omicidio eccellente dell`avvocato Ciriaco. (0080)