Le mani dei clan sugli appalti di San Luca, 11 arresti
SAN LUCA Avevano creato un vero e proprio “cartello” di imprese che, grazie ai rapporti con elementi di spicco delle cosche più influenti operanti a San Luca, si accaparrava, direttamente o indiretta…

SAN LUCA Avevano creato un vero e proprio “cartello” di imprese che, grazie ai rapporti con elementi di spicco delle cosche più influenti operanti a San Luca, si accaparrava, direttamente o indirettamente, lavori pubblici fatti nella cittadina della Locride. E` quanto è emerso dall`indagine “Italia che lavora” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e conclusa stamani dai carabinieri che eseguito 11 ordinanze di custodia cautelare, nove in carcere e due ai domiciliari, emesse dal gip di Reggio, nei confronti di altrettante persone, sei delle quali già detenute per altro, tra le quali 3 imprenditori edili. Gli 11 sono indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, illecita concorrenza volta al condizionamento degli appalti pubblici, frode nelle pubbliche forniture e furto di inerti, con l`aggravante delle modalità mafiose. In particolare, dal monitoraggio di nove appalti pubblici banditi dal Comune di San Luca, dalla Provincia di Reggio Calabria e dalla Regione Calabria per opere da eseguirsi a San Luca per un ammontare complessivo di 5,5 milioni di euro, secondo l`accusa è emerso l`accaparramento grazie ad atti di concorrenza sleale volti al controllo o comunque al condizionamento dell`aggiudicazione e della successiva esecuzione dei lavori.
Gli indagati, per gli investigatori, grazie alla loro caratura criminale, avevano stretto un accordo collusivo che mirava, attraverso la predisposizione fraudolenta di offerte e/o attraverso rapporti di sub-appalto lecito o illecito dei lavori, all`imposizione esterna della scelta delle ditte destinate ad aggiudicarsi gli appalti o comunque a eseguire, di fatto, i lavori sulla base di una logica spartitoria dettata dagli equilibri mafiosi esistenti nel territorio di San Luca tra il 2005 ed il 2009. L`operazione, condotta dai carabinieri del Gruppo di Locri con il supporto dello squadrone eliportato Cacciatori “Calabria” di Vibo Valentia, trae origine da un`indagine avviata nel 2005 dai carabinieri di San Luca in cui sono poi confluite le risultanze di altre indagini dell`Arma (“Crimine”, “Reale”, “Saggezza”, “Metano a San Luca”), che ha consentito di accertare l`appartenenza alla “locale” di San Luca dei 3 imprenditori edili del luogo. I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono Francesco Mammoliti, di 65 anni, già detenuto nel carcere di Lanciano (Chieti); Antonio Cosmo (40); Domenico Cosmo (53); Giuseppe Cosmo (37); Domenico Costanzo (41); Antonio Cosmo (67), sottoposto ai domiciliari; Francesco Cosmo (55), sottoposto ai domiciliari; Antonio Nirta (58), detenuto nel carcere di Vibo Valentia. Mammoliti è indicato come il capo dell`omonima cosca alias “ischiante”. Gli altri provvedimenti hanno interessato Domenico Pelle (39), detenuto nel carcere di Vibo Valentia; gli imprenditori, padre e figlio, Francesco e Antonio Stipo (65 e 31), ritenuti contigui alla cosca Romeo alias “Staccu”. (0030)