REGIONALI | Pd, Roma detta la linea
LAMEZIA TERME Tutto da rifare in casa del Pd calabrese. L’assemblea regionale, già rimandata una prima volta e convocata per venerdì 6, è stata nuovamente posticipata a data da destinarsi. Il pr…

LAMEZIA TERME Tutto da rifare in casa del Pd calabrese. L’assemblea regionale, già rimandata una prima volta e convocata per venerdì 6, è stata nuovamente posticipata a data da destinarsi. Il presidente del partito Peppino Vallone ha fatto partire stasera le email attraverso le quali viene comunicato il «differimento» della riunione molto attesa del parlamentino democrat. L’ordine di rinviare tutto sine die è arrivato oggi direttamente da Largo del Nazareno e porta la firma del vicesegretario Lorenzo Guerini. Cosa ci sia dietro l’ennessimo rinvio non è dato saperlo. Di certo c’è che il numero due del partito ha convocato i vertici calabresi a Roma per giovedì 12. All’ordine del giorno della riunione – a cui dovrebbero prendere parte i parlamentari, i componenti della direzione nazionale, il segretario regionale e il presidente del partito calabrese – dovrebbe esserci un esame approfondito della situazione politica regionale. Si inizierà a entrare nel vivo della discussione sulle strategie da mettere in campo in vista delle regionali, considerato che ieri a Palazzo Campanella si è formalmente chiusa la legislatura.
Sarà in quella sede che si misurerà con precisione la volontà o meno dei vertici nazionali di affidare alle primarie il compito di individuare il candidato alla presidenza della Regione. Renzi, ma anche Guerini e Lotti, non sono totalmente convinti che affidare la scelta alla base sia la soluzione migliore. «Vogliamo evitare – va ripetendo in queste ore Guerini a chi gli chiede conto – che le primarie, da straordinario strumento di democrazia, si trasformino in una lotta tra potentati». Ciò non significa che ci sia una chiusura a priori di fronte a tale ipotesi, ma che si vuole valutare bene per evitare gli errori commessi nel passato. Ogni riferimento a quanto successo nel 2010, quando la ricandidatura di Agazio Loiero arrivò dopo mesi di tensioni e lacerazioni interne è puramente voluto.
Certo, la linea immaginata al Nazareno rischia di scontrarsi con i progetti che hanno i testa i colonnelli calabresi. Un esempio? Mario Oliverio, che da settimane è ufficialmente in campagna elettorale e non aspetta altro che la fissazione della data delle primarie per intensificare le sue iniziative sul territorio calabrese. E lo stesso discorso vale per Demetrio Naccari Carlizzi, che vuole dimostrare il suo peso all’interno del centrosinistra in consultazioni libere che diano spazio e voce ai militanti. Senza contare poi Mario Maiolo, altro potenziale candidato a governatore, desideroso di capitalizzare il buon risultato ottenuto alle europee.
In questa partita ci sarebbe pure il vendoliano Gianni Speranza, che è disposto al passo indietro solo davanti a una «figura autorevole» attorno alla quale sia possibile trovare un’ampia convergenza. C’è quanto basta, insomma, per rendere l’appuntamento di giovedì prossimo fondamentale per le sorti del centrosinistra. Ernesto Magorno ostenta tranquillità: «Le primarie? Le abbiamo già fatte il 25 maggio». Fosse per lui il problema sarebbe già risolto. Il fatto è che la maggioranza nel Pd calabrese non sembra pensarla allo stesso modo.
Antonio Ricchio