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Boccassini: «Amicizia e rispetto con i colleghi di Reggio»

«La ‘ndrangheta comanda al nord. È una sentenza storica questa della Cassazione che conferma le condanne e tutto l’impianto accusatorio del processo Infinito. Quando ne parlai, in prima serata tv, ne…

Pubblicato il: 07/06/2014 – 22:00
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Boccassini: «Amicizia e rispetto con i colleghi di Reggio»

«La ‘ndrangheta comanda al nord. È una sentenza storica questa della Cassazione che conferma le condanne e tutto l’impianto accusatorio del processo Infinito. Quando ne parlai, in prima serata tv, nel novembre del 2010, su Raitre, le mie accuse generarono una reazione incredibile. Raccontare come la ‘ndrangheta comandasse nel nord Italia sembrò un’accusa insopportabile: ancor più, svelare che la criminalità interloquiva con tutti i poteri politici. Una bestemmia, per di più pronunciata all’ora di cena in tv, nella casa di ogni italiano»: lo scrive oggi Roberto Saviano sulla prima pagina di Repubblica. L’inchiesta, sottolinea l’autore di Gomorra, ha definitivamente dimostrato l’esistenza delle mafie nel Settentrione, e la sentenza dei giorni scorsi conferma che non si tratta più di un’invasione: la cultura e i meccanismi criminali – si legge nell’articolo “La ‘ndrangheta nata al Nord che nessuno voleva vedere” – si formano nel territorio, proprio come accade a Sud.

Dalle colonne del Corriere della Sera, invece, parla il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, secondo la quale «questa sentenza non è una vittoria della sola Procura, ma degli interi uffici giudiziari milanesi. Oltre gli inquirenti, anche il tribunale e la corte d’appello hanno dato prova di grandissima professionalità, che ci ha consentito di arrivare a questo storico risultato a meno di quattro anni dagli arresti. È stato premiato un lavoro di squadra – ha affermato la responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Milano nel suo colloquio col quotidiano di via Solferino – che è cominciato con il coordinamento delle due Procure interessate. Siamo riusciti a indagare coinvolgendo tre diverse forze investigative, polizia di Stato, carabinieri e Dia, evitando che sorgessero gelosie e superando i momenti di difficoltà, senza che lo spirito di competizione prevalesse sulla necessità di arrivare al risultato finale. Con i colleghi di Reggio c’era e c’è amicizia e rispetto reciproco, ma in generale abbiamo operato senza che nessuno prevaricasse l’altro, avendo la forza e la coscienza di fare un passo indietro quando è stato necessario, mettendo da parte i personalismi e le esigenze dei singoli, accantonando gelosie e asperità caratteriali. Oggi il mio pensiero va a tutte gli uomini delle diverse forze di polizia che hanno partecipato all’indagine. Li ringrazio tutti». Anche la Boccassini pone l’accento sull’importanza giudiziariamente “strategica” della sentenza milanese: «D’ora in avanti sarà più facile celebrare gli altri processi. L’organizzazione unitaria e non parcellizzata, anche nelle sue propaggini al Nord e nelle altre parti d’Italia, è un dato acquisito. E al di là dei risvolti giudiziari, rafforza l’idea della pericolosità raggiunta dalla ‘ndrangheta».

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