Caro Paolo,
ho letto con un certo ritardo – confesso di essermene accorto solo ora – il tuo pezzo. In tutta franchezza trovo l’accostamento tra me e Scopelliti ardito, a partire da una foto d’archivio che ci ritrae insieme (non ne faccio una questione personale, parlo di gestione politica, di compagni di strada, di qualità della giunta…).
Mi si rimprovera di non aver risposto ad una provocazione fatta da Scopelliti in una trasmissione televisiva dove sarò presente nei prossimi giorni: pensavo che quello fosse il luogo giusto per dare una risposta.
Tengo a precisare che io non ho mai dato in maniera assoluta finanziamenti al tuo e ad altri giornali. Se Scopelliti l’ha detto si sbaglia.
È vero che io sono sempre stato puntiglioso nel rispondere in tutti questi anni, mai in genere quando le sue affermazioni erano il frutto di quell’incontinenza che lo caratterizza quando è nell’angolo (e Dio solo sa se oggi lo è), caratteristica che del resto ho sempre segnalato ai calabresi.
Tuttavia, rispetto a quanto è stato scritto e alle comparazioni tra le due gestioni politiche che mi sono sempre state fatte a voce, mi chiedo come si fa oggi ad accostare, seppur in forma provocatoria, la mia stagione con quella di Scopelliti. Mi è stato sempre fatto osservare, a mano a mano che passava il tempo e si potevano fare più agevolmente dei raffronti, che una distanza siderale le separa.
Che cosa è capitato di tanto grave se oggi invece si confondono le due cose?
*ex governatore della Calabria
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Capisco che la provocazione, riuscita, di un accostamento politico/gestionale a Scopelliti faccia indignare Agazio Loiero. Avrei la stessa reazione se qualcuno accostasse la mia professionalità a quella di uno dei tanti giornalisti al servizio del potere… Ciò riconosciuto, non ho difficoltà ad ammettere anche che Loiero, con la stampa, tutta la stampa, ha sempre mantenuto un atteggiamento responsabile e tollerante, senza in ogni caso mai ricorrere all’arroganza del potere che spudoratamente ha invece esercitato il suo successore. Al punto da impazzire perché inchiodato alle sue responsabilità politiche, ma non solo politiche.
Paolo Pollichieni
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