Stefano Bonaccini lo spiega senza sorrisi, ma senza tradire neanche un filo di nervosismo: «L’anno prossimo si vota in nove regioni, anzi probabilmente in otto perché io credo, e lo dico al Pd calabrese, che ottobre si voti in Calabria. Noi pretendiamo che ciò avvenga». Così, testualmente, il responsabile Enti locali dei democrat sceglie il palco dell’Ergife di Roma, teatro dell’assemblea nazionale del partito, per lanciare un aut aut – apprezzato da Matteo Renzi che applaude dopo l’ascolto del messaggio – ai dirigenti calabresi: da questo momento non sono più ammessi infingimenti o meline sul ritorno al voto per il rinnovo del consiglio regionale. Bonaccini non entra nel dibattito sulle primarie su cui sono concentrate tutte le attenzioni dei colonnelli calabresi ma su un punto è chiarissimo: «Noi dobbiamo far sì che Scopelliti – che si è dimesso dall’incarico di governatore lo scorso 29 aprile ndr – venga ricordato come un pessimo amministratore e presidente di quella Regione». Dunque, non ci sono più alibi per Magorno e gli altri. Al Nazareno non hanno più intenzione di tergiversare. Renzi con i suoi non si stanca di ripeterlo: «Dobbiamo accelerare con la nostra azione per portare i territori che sono rimasti indietro, e tra questi c’è la Calabria, al passo con le realtà dove stiamo non solo governando ma anche ottenendo ottimi risultati».
È evidente che il grosso del compito toccherà adesso al segretario regionale e agli altri big del partito calabrese. Che da Lorenzo Guerini, giovedì scorso, sono riusciti a strappare la promessa che il Pd nazionale «non interferirà» nelle vicende calabresi. Tradotto: dovrebbero essere le primarie lo strumento attraverso il quale arrivare a individuare il candidato a governatore. Il condizionale usato non è casuale perché ci sono ancora diversi nodi da sciogliere sul tappeto. E anche tra i più fedeli sostenitori di Mario Oliverio – uno degli aspiranti governatori che non vede l’ora di misurarsi alle primarie – aleggia qualche sospetto sulla tempistica. L’assemblea regionale – a cui dovrebbe prendere parte pure il vicesegretario nazionale – è in programma per il 30 giugno. In quella sede dovrebbe essere stabilita la data delle primarie. «È improbabile – è il commento più ascoltato in queste ore – che possano essere celebrate a luglio perché il 6 di quel mese sono in programma a Reggio Calabria per la scelta del candidato a sindaco». C’è agosto, certo. Ma chi ha la forza di portare militanti e simpatizzanti in coda ai gazebo sotto gli implacabili 40 gradi di quel periodo? Si arriva al mese di settembre. Ma se, come dice Bonaccini, il Pd deve spingere per tornare al voto a ottobre ci sarebbe il tempo per fare una serena e producente campagna elettorale dopo primarie che si annunciano roventi? Questo è il quadro. A meno che Renzi non decida di giocare nuovamente d’anticipo, sorprendendo ancora una volta tutti e confermando che nel Pd i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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