Se chiudono i Tar
Per comprendere adeguatamente “la capacità dei legislatori” è sufficiente richiamare il raffinato concetto espresso con euclidea precisione dal professor Guido Astuti anche con riferimento agli artef…
Per comprendere adeguatamente “la capacità dei legislatori” è sufficiente richiamare il raffinato concetto espresso con euclidea precisione dal professor Guido Astuti anche con riferimento agli artefici della unificazione amministrativa del Regno d’Italia, ritenuti «piuttosto modesti, limitati, inadeguati alle esigenze di una moderna democrazia liberale, popolare, progressiva nonché inidonei a governare gli sviluppi ulteriori dello Stato italiano». Così, infatti, Arturo Diaconale a pagina 52 dell’ apprezzato saggio “Per L’Italia”. Detta realtà, purtroppo appare ancora oggi drammaticamente attuale e ciò anche a voler considerare superficialmente l’animus rerum mutatio cavalcato dal premier Renzi sempre più ghiotto di utopie tant’è che la perseguita rerum (pubblicarum) conversio appare non già proiettata in un prossimo futuro ma addirittura incastonata in una ottica “piemontese” già introduttiva dell’Unità d’Italia. Nel cui contesto il furore islamico riformista, nobilitato dalle innegabili difficoltà finanziarie esalta la politica anti sprechi eliminando (per decreto) – in primis – i vertici della magistratura ordinaria rei di disporre di un cervello ben funzionante anche all’età di 75 anni al contrario di quello di tantissimi politici quarantenni abbondantemente decerebrati. In secundis, si rivitalizzano strategie neo centraliste immaginando sorprendentemente che il pianeta Giustizia sia la fonte primaria del dissesto finanziario, ragion per cui non solo si cacciano le apicalità della magistratura ordinaria (non alleggerendo ma caso mai appesantendo l’erario visto ché ai licenziandi si dovrà corrispondere comunque la pensione e anche la congrua liquidazione oltre allo stipendio rimodulato ai subentranti) ma sul versante di quella amministrativa la si innova restituendola a una “moderna” visione ottocentesca sopprimendo le sezioni decentrate (appena otto in tutta Italia di cui ben quattro operanti nel profondo sud) dei Tar regionali. Mentre ovviamente, per l’evasione fiscale, il mercato del lavoro, le multinazionali che scappano dall’Italia, manager pubblici che al di là degli slogan continuano a percepire stipendi fiabeschi, liquidazioni dorate, finanziamenti ai partiti ecc. ecc…, imperversa il motto secondo cui: «De minimis non curat praetor».
In questo contesto, caratterizzato da un sorprendente furore islamico anti giustizia, si dimentica (?) che la sezione decentrata del Tar di Catania, pur essendo tale, smaltisce una mole di lavoro impressionante collocandosi al sesto posto in Italia e quindi precedendo abbondantemente tantissimi tribunali regionali, per cui ben può comprendersi la dimensione dell’irrazionale quanto contradditoria rivoluzione culturale che si pone in palese contrasto con le blaterazioni inneggianti al decentramento che hanno caratterizzato la politica degli ultimi vent’anni. E così l’ansia di rinnovamento produce insanabili conflitti fra gli interessi autentici della base popolare e quelli di un miope programma politico fonte genetica di incoerenti conseguenze illogicamente distorsive rispetto al pur irrinunciabile intento di contenimento della spesa pubblica per la cui realizzazione il presidente del Consiglio (o chi per lui) ricorre alla sconcertante mutilazione dei Tar nonostante l’assoluta inesistenza del benché minimo risparmio sui costi di funzionamento della sopprimenda sezione reggina. Ospitata in un bene demaniale a zero euro e dotata di un archivio autonomo.
Ma, poiché trattasi di peculiare argomento sembra surreale che in un mare magnum di sprechi e in una cornice che scandisce una alquanto ridotta capacità politica di programmare e realizzare al meglio le risorse e gli interventi infrastrutturali, Renzi abbia – sic et simpliciter – immaginato di risparmiare (?) proprio sui Tar decentrati. Il sospetto è che il biasimo e l’avversione agli stessi possa essere alimentato da qualche magistrato della giustizia amministrativa magari in forza allo staff governativo che per “il gusto sadico” di togliersi qualche sassolino dalle scarpe (quale potrebbe essere quello di eliminare qualche collega scomodo in carica in una delle otto sezioni sopprimende) abbia con astuzia volpina ponderato di risolvere il problema suggerendo una opportuna e risolutiva “soppressione di massa” umiliando contestualmente il più ispirato Richelieu.
È soltanto una riflessione frigido pacatoque animo anche utile ad approfondire la inconsistenza del reale risparmio conseguente all’accentramento in atto avviato all’insegna di una opzione imperiale della politica senza neanche avvertire la sensibilità di consultare chicchessia, ignorando comunque le realtà territoriali interessate, le organizzazioni sindacali, esponenti istituzionali, ordini professionali ecc… ecc…
Ne deriva che la città di Reggio sarebbe l’unica città metropolitana senza Tar, a meno che non si intenda revocare anche tale status faticosamente conquistato. Sul punto appare quanto mai pertinente uno dei tanti aforismi ispirati dal mitico Schopenhauer: «Così come sono assai diffuse le persone che scrivono, altrettanto rare sono quelle che pensano». Infatti, la cultura che rifiuta l’analisi dei problemi, che procede per investitura teocratica con la verità in tasca rifuggendo da razionali confronti è fatalmente destinata a percorrere insidiose vie di fuga che hanno sempre costituito le precondizioni di tanti rovinosi pseudo cambiamenti. Mussolini, con il permesso del Re e del regio esercito, conquistò agevolmente l’Italia novant’anni fa opponendo alla democrazia “formale” quella “sostanziale” intercettando gli orientamenti popolari e, se si vuole, farciti anche da nazionalismo plebeo somministrato in dosi appropriate. Analogamente, oggi, si nega la realtà e con gelida reticenza e perfida ipocrisia si liquida Grillo e il movimento che lo sostiene quale sintesi della cosi detta antipolitica dimenticando che la drammatica situazione in cui versa l’Italia è riconducibile caso mai alla politica “anti” popolare. Ragion per cui se Grillo esprime i bisogni della gente dando voce a chi voce non ha, ponendosi diverso, distinto e distante rispetto alla deludente politica bisognerebbe avere l’amabilità di riconoscere che i cinquestellati nascono dal fallimento di chi li ha preceduti. Non a caso continuano a riempire le piazze. Rebus sic stantibus, appare quanto mai opportuna l’assunzione di una forte e coralmente convergente azione politica per far comprendere al premier Renzi (o a chi per lui) l’errore di partenza invitandolo a non affrontare la realtà attuale con il capo rivolto sempre al passato pensando che tutto sia stato sbagliato. Caso mai riflettendo sulla graduale, astratta perfettibilità dell’universo senza dimenticare che “chi è venuto al mondo per ammaestrarlo seriamente e nelle cose più importanti può dirsi fortunato se salva la pelle”. Schopenhauer, sempre lui, dixit! Infatti, le rivoluzioni non si fanno annichilendo i giudici over settanta (quasi cinquecento) ed i Tribunali che funzionano inseguendo progetti nichilisti che Renzi ha il diritto di perseguire ma non quello di imporli agli altri vestendo i panni del grande sacerdote rivoltoso che scelto per riparare le ingiustizie rischia paradossalmente di essere lui stesso una ingiustizia. Non è tollerabile infatti che i soli Enti esentati dalla stretta finanziaria siano i partiti i cui esponenti indulgono nell’acquisto di ville, barche, diamanti, fuoristrada, crociere, crociate… ecc…ecc…. Anche perché bisognerebbe capire se in un proscenio politico tenebroso ed opaco c’è qualcuno disponibile ad assumersi la seria responsabilità di escludere che il progetto demolitorio disegnato a mano libera oltre alle già coinvolte e travolte Agenzia dei beni confiscati, sezione periferica del Tar possa cinicamente estendersi anche alla sede reggina della Commissione tributaria regionale e perché no, visto che ci siamo, alla Corte di appello. E, per quel che riguarda la Provincia di Cosenza, alla Sezione del Tri bunale di Sorveglianza preceduta dall’ avvilente e mortificante già consumata abolizione del Tribunale di Rossano ed a Reggio di quelli di Melito e Cinquefrondi.
*Presidente della Commissione di vigilanza