LAMEZIA TERME Ufficialmente l’incontro doveva servire per accogliere nel migliore dei modi Cesa e D’Alia, in arrivo in Calabria nel prossimo week end. In realtà, il vertice lametino del gruppo Udc in consiglio regionale è servito per fare il punto sullo stato di salute dello Scudocrociato e sui prossimi appuntamenti elettorali. L’orizzonte è gravido di interrogativi per i centristi, soprattutto perché non è chiaro quale sarà il destino di un partito ormai da tempo in bilico tra diverse alleanze. Su tutte, quella con l’Ncd, già sperimentata alle ultime europee, con risultati in chiaroscuro. Perché se è vero che lo stesso Lorenzo Cesa è riuscito a conquistare un posto nel Parlamento di Bruxelles, lo stesso non può dirsi per Peppe Scopelliti, il principale azionista alfaniano in Calabria rimasto inopinatamente fuori dai giochi. Con tutto quello che ne è conseguito, in primis lo scontro/frattura con l’altra fazione di Ncd, incarnata dai fratelli Gentile. Che, ormai è evidente a tutti, hanno preferito supportare il candidato abruzzese Piccone voltando le spalle all’ex governatore, alla disperata ricerca di una istituzione-rifugio dopo la condanna nel processo Fallara e le successive dimissioni da presidente della giunta.
Intanto il dialogo romano tra Nuovo centrodestra e Udc prosegue. Sul piatto anche l’ipotesi di una fusione dei due gruppi parlamentari, soluzione che per il momento non ha trovato reale attuazione. E così i centristi calabresi rimangono alla finestra, in attesa degli eventi. Ma non del tutto privi di valide alternative. Non è un mistero per nessuno il dialogo instaurato con il Partito democratico, in vista di una futura “collaborazione” alle prossime regionali. La trattativa tra i due segretari, Ernesto Magorno e Gino Trematerra, nelle scorse settimana era decollata, per poi subire un brusco stop in seguito all’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Michele Trematerra, figlio del maggiorente Udc. La “via di fuga” tra le braccia democrat rimane comunque una possibilità che lo Scudocrociato non intende accantonare anzitempo. A far pendere la bilancia verso questa soluzione, anche la consapevolezza dei pochi risultati portati a casa durante i quattro anni di governo del centrodestra. I consiglieri dello Scudocrociato, però, non possono ragionevolmente addebitare ogni responsabilità all’ex Pdl poi spaccatosi in Ncd e Fi, dato che loro stessi hanno mantenuto una linea di fedeltà assoluta nei confronti degli alleati nel corso di tutta la legislatura. Se malcontento c’è, deve essere espresso con la dovuta cautela, pena un poco utile tafazzismo che rischia di far sentire il suo peso alle urne.
La riunione di Lamezia, più che a prendere decisioni definitive, è servita dunque a mettere sul tavolo tutte le questioni da dirimere nel minor tempo possibile. Ma senza l’assillo di dover per forza trovare una stampella alla quale aggrapparsi. L’assessore regionale Alfonso Dattolo lo dice senza mezzi termini: «Dobbiamo guardare al nostro interno, serrare le fila e pensare alle nostre candidature».
L’Udc è ancora decisivo per ogni maggioranza?
«Sicuramente il risultato ottenuto alle ultime europee ci premia. Cesa è stato eletto, lo stesso Trematerra è riuscito a difendersi portando a casa un risultato importante. Significa che il partito c’è».
E le alleanze?
«Quelle dipenderanno anche da ciò che succederà a Roma. Intanto noi dobbiamo ribadire la nostra azione politica. L’Udc è un “brand” ancora molto richiesto, siamo centrali nell’ottica politica calabrese. Però vorrei aggiungere una cosa».
Quale?
«Vogliamo essere protagonisti, non partner occasionali».
Certo, il quadro è piuttosto instabile…
«Se ci sarà rottura in Ncd, ci troveremo di fronte a scenari che non possiamo prevedere. Tutto è possibile. In questo momento è impossibile individuare una linea chiara. Quel che è certo è che la situazione oggi è cambiata, non c’è più l’uomo solo al comando ed è una situazione del tutto diversa rispetto a sei mesi fa, quando è nato questo governo nazionale. Quell’accordo tra noi e il Pdl aveva esaurito la sua fase storica. Dopo la scissione tra Fi e Ncd si è voltato pagina».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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