Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

Annullata la confisca dei beni a Zappalà

REGGIO CALABRIA È con una decisione shock che la I sezione della Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza emessa in primo e in secondo grado dai giudici reggini a carico dell’ex consigliere regio…

Pubblicato il: 26/06/2014 – 17:49
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Annullata la confisca dei beni a Zappalà

REGGIO CALABRIA È con una decisione shock che la I sezione della Corte di Cassazione ha ribaltato la sentenza emessa in primo e in secondo grado dai giudici reggini a carico dell’ex consigliere regionale e sindaco di Bagnara, Santi Zappalà, sorpreso a chiedere appoggio «per una straordinaria affermazione elettorale» al boss Peppe Pelle e per questo nei primi gradi di giudizio riconosciuto colpevole di corruzione elettorale aggravata dalle modalità mafiose. Un’aggravante che non è passata dalle forche caudine della Cassazione, che sulla questione ha disposto il rinvio a un nuovo processo d’appello, riducendo contestualmente la condanna a carico del politico, difeso dagli avvocati Domenico Alvaro e Francesco Albanese, con il supporto del collegio difensivo costituito dai legali Andrea Alvaro e Antonio Saffioti. Definitivamente annullata è invece la confisca di beni mobili e immobili decisa dal Tribunale reggino, che in precedenza, proprio in relazione alla «pericolosità sociale» del politico legata all’aggravante mafiosa, aveva disposto che passassero nella disponibilità dello Stato beni mobili e immobili del valore di oltre 16 milioni di euro.
Tra i beni prima sequestrati, quindi confiscati a Zappalà, 21 tra conti correnti e titoli, con un saldo attivo di 7,5 milioni di euro, quattro immobili corrispondenti alla dependance del castello Ruffo di Bagnara, un’imbarcazione da diporto di 15 metri e tre automobili. Ma le misure di prevenzione disposte dal Tribunale di Reggio Calabria avevano interessato anche la “Fisiokinesiterapia bagnarese srl”.
A condannare Zappalà nei precedenti gradi di giudizio era stata l’intercettazione registrata dagli investigatori a casa del boss Peppe Pelle nei mesi infuocati della campagna elettorale per le regionali del 2010. Grazie alla cimice piazzata a casa del mammasantissima di Bovalino, gli investigatori avevano ascoltato l’allora aspirante consigliere regionale proporre al boss: «Vediamo se possiamo trovare un accordo, se ci sono le condizioni… io faccio una… una straordinaria, come si dice… affermazione… elettorale, no? Per arrivare sicuramente nei primi tre, e non dico… non dico questo… però…». Parole inequivocabili per inquirenti e investigatori, come inequivocabile era stata la risposta di Pelle: «Ma da parte nostra, dottore, ci sarà il massimo impegno!». Tutti elementi che i giudici della Corte di Cassazione non ha ritenuto sufficienti, ma che già in mattinata sembravano non aver convinto neppure il procuratore generale Iacoviello che per questo aveva chiesto un annullamento con rinvio per l’aggravante e un annullamento senza rinvio per la confisca dei beni. Ma il pg si è spinto oltre, chiedendo ai giudici anche di sottomettere alle Sezioni Riunite la questione riguardante l’utilizzabilità delle intercettazioni, in accoglimento delle eccezioni presentate dalle difese di diversi imputati del procedimento “Reale”. Per gli avvocati infatti, il materiale probatorio sarebbe stato raccolto in diversi procedimenti aperti in progressione – anche per dribblare i naturali tempi di conclusioni delle indagini – riuniti a conclusione dell’inchiesta. Una questione a più riprese sottoposta all’attenzione della Cassazione che in merito si è espressa in maniera contrastante, ma che la prima sezione non ha inteso accogliere.

Ma Santi Zappalà non è l’unico imputato del processo “Reale” a vedere ribaltata la condanna in precedenza rimediata. Dalla Cassazione arriva un’assoluzione piena per Filippo Iaria, mentre incassa un annullamento con rinvio a un nuovo giudizio di secondo grado Francesco Iaria, difeso dagli avvocati Tonino Curatola e Aldo Labate, come pure dovranno affrontare un nuovo processo d’appello relativamente ad alcuni capi di imputazione Pasquale Carbone, Domenico Pelle, Sebastiano Pelle, Antonino Latella, Rocco Morabito, Giovanni Ficara, Antonino Latella, Giuseppe Mesiani Mazzacuva e Antonio Pelle (classe ’87), per il quale è stata messa in discussione anche la contestazione di associazione mafiosa. (0050)

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

x

x