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La Calabria da primato (negativo)

LAMEZIA TERME È una Calabria divisa tra timidi segnali di ripresa e problematiche radicate quella che emerge dai dati Istat disponibili per l’anno corrente e da quelli dell’ultimo triennio. In grad…

Pubblicato il: 26/06/2014 – 14:36
La Calabria da primato (negativo)

LAMEZIA TERME È una Calabria divisa tra timidi segnali di ripresa e problematiche radicate quella che emerge dai dati Istat disponibili per l’anno corrente e da quelli dell’ultimo triennio. In grado di salire sul podio assieme al Molise per il più alto tasso di imprenditorialità (42,4 per cento), ma ferma per quanto riguarda produzione effettiva e occupazione. Dinamica, quando si tratta di andarsene (soprattutto per quei giovani tra i 18 e i 29 anni che inseguono il miraggio di un lavoro nelle terre d’oltralpe) ma statica per quelli che non sono spaventati dalle già scarse prospettive e interrompono prematuramente gli studi. Una Calabria ricca di contraddizioni, ma che non stride più di tanto con la media nazionale e nei raffronti tra regione e regione che danno un quadro d’insieme “a macchia di leopardo”, trasversale, anziché segnato, ad eccezione dei flussi migratori, dalla nota dicotomia Nord-Sud.

 

NON È UN PAESE PER GIOVANI

Certamente penalizzata dalla fuga di cervelli, la Calabria registra, nell’ultimo triennio, il 66,7 per cento di abitanti che hanno tra i 15 e 64 anni, il 19,2 con oltre 65 anni e appena il 14,1 che ne hanno fino a 14; le medie salgono di circa due punti percentuali se rapportate a quelle del 2002. A considerare l’indice di vecchiaia del 2013, la nostra regione ospita 139,3 anziani ogni 100 giovani mentre, a guardare quello di ricambio della popolazione attiva (che rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione e quella che si accinge ad entrare nel mondo del lavoro) i dati non sono certo incoraggianti. Con buona pace di chi esige ricambio generazionale nei vari settori produttivi, infatti, in Calabria l’indice di ricambio per il 2013 è pari a 111,4, laddove la popolazione attiva è da considerarsi giovane con un indice inferiore a 100. Si alzano invece leggermente le prospettive di vita, che rimangono superiori per le donne (84,7 anni) rispetto agli uomini (79,4 anni).

 

CARICHI E INCARICHI

La Calabria registra il triste primato di regione con il più alto tasso di disoccupazione nel 2012, con ben il 19,3 per cento rispetto a Trento che, per fare un raffronto, si attesta al 6,1 per cento. Dati preoccupanti se rapportati a quelli del 2009 (anno in cui il tasso di disoccupazione era fermo all’11,3 per cento) o alla media nazionale, per il 2012 ferma al valore, comunque non incoraggiante, del 10,7 per cento. Sta già meglio la vicina Basilicata (14,5 per cento), meno penalizzata dall’indice di dipendenza strutturale – che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva su quella attiva – che per il piede dello Stivale arriva (a guardare i dati noti e registrabili per il 2013) a 50,6 individui a carico ogni cento che lavorano. Primato in negativo per la disoccupazione giovanile (fascia d’età compresa tra i 15 e i 24 anni), che per la Calabria è pari al 53,4 per cento del totale e dove si riscontrano incrementi su base annua di oltre 13 punti percentuali, quindi tra i più elevati. Non va meglio se si guarda alle unità di lavoro irregolari, anche in questo caso superiori rispetto a quelle delle altre regioni; il 28,5 per cento del 2012 è, tuttavia, in sensibile calo rispetto al 30,9 dell’anno precedente. Allarmante è invece l’incidenza della povertà relativa: le situazioni più gravi si osservano infatti in Sicilia, Puglia e Calabria, dove possono dirsi povere ben il 27, 4 per cento delle famiglie residenti.

 

FUGA DALLA CITTÀ

È forse per questo che tornano a partire i calabresi, questa volta senza la valigia di cartone che ha unito i migranti degli inizi del ‘900, che si dirigono soprattutto verso le regioni del Nord. Il tasso migratorio si attesta, nel 2013, al 4,2 per mille, il più alto in Italia. È quanto emerge dal “Bilancio demografico nazionale” dell’Istat, che di contro registra una crescita dei cittadini stranieri regolari che al primo gennaio del 2013 per la Calabria sono pari al 3,8 per cento sul totale della popolazione. I dati vanno tuttavia contestualizzati nel quadro di insieme del Meridione che, fa sapere l’Istat, si attesta a ben 116mila migrazioni da Sud al centro-Nord per il solo 2013. Quelli che rimangono si sentono almeno sicuri e mediamente al riparo dalla criminalità, assieme ai cittadini di Valle d’Aosta, Bolzano e Molise e delle province di Trento (Rapporto Bes 2014).

 

POCA DIFFERENZIATA E ALLERTA SULLA QUALITÀ DELL’ARIA

Non è avvezza al riciclo e al riuso la Calabria, che smaltisce tramite le discariche ben 341,5 chili annui (valore del 2011) per abitante. Nella “classifica” delle regioni, si colloca tuttavia al settimo posto. È invece quasi fanalino di coda (ultima la Sicilia) per quanto riguarda la raccolta differenziata, ferma al 12, 6 per cento nell’ultimo triennio; Trento, regione più virtuosa, vanta invece il 62, 3 per cento. Sono invece il 20,9 per cento delle famiglie calabresi a dichiarare la presenza di inquinamento nell’aria, segnalando assieme a Campania e Puglia i valori più elevati. Nonostante questo la Calabria registra (almeno in linea teorica data l’assenza di registri sui tumori in molte province calabresi) il più basso grado di morti legate a patologie tumorali, con 21, 6 decessi ogni diecimila abitanti.

 

SANITÀ E SERVIZI
È, infine, in linea teorica inserita nelle medie nazionali l’offerta ospedaliera di una Calabria che ha a disposizione 3,2 posti letto ogni mille abitanti, ma che per spesa sanitaria pubblica è tra le ultime quattro assieme a Sicilia, Calabria e Veneto. Passando alle infrastrutture, né bene né male per i calabresi abituati a viaggiare sulla rete autostradale e su quella ferroviaria e molto meno – rispetto alle medie nazionali ed europee – in aereo, tanto che nel 2012 sono partiti meno di 3 milioni di calabresi contro i 42 milioni del Lazio. Ferma al 7,4 per cento, invece, la percentuale di occupati di 15 anni e più che si recano a lavoro con un mezzo pubblico. (0050)

 

Zaira Bartucca

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