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Reppucci a Radio 24: «Ho pensato di suicidarmi»

  «Ho pensato di suicidarmi, contro di me macelleria e killeraggio». L’ex prefetto di Perugia, Antonio Reppucci, si sfoga su Radio 24 con Giuseppe Cruciani e David Parenzo, conduttori della Za…

Pubblicato il: 26/06/2014 – 15:14
Reppucci a Radio 24: «Ho pensato di suicidarmi»

 

«Ho pensato di suicidarmi, contro di me macelleria e killeraggio». L’ex prefetto di Perugia, Antonio Reppucci, si sfoga su Radio 24 con Giuseppe Cruciani e David Parenzo, conduttori della Zanzara.
Reppucci, nei giorni scorsi, è stato rimosso dalla carica di prefetto dopo alcune frasi pronunciate sulle madri dei tossicodipendenti. Le sue frasi shock hanno stupito anche Parenzo e Cruciani. «I giornalisti – ribadisce l’ex prefetto, in passato in servizio anche a Catanzaro – mi hanno messo in queste condizioni. Nessuno che abbia il coraggio di andare a vedere chi è questa persona. Non so, un mostro, uno che ha sbagliato ripetutamente, uno che ha rubato, uno che ha ammazzato qualcuno. Si può fare giornalismo in questo modo?». Il suo attacco alla stampa si fa sempre più duro: «Si può fare giornalismo estrapolando una frase da un discorso di oltre un’ora? La penna fa più male di una fucilata, mi hanno dipinto come un mostro. Non ho mai fatto male a nessuno, nessuno ha guardato al mio curriculum, a quello che ho fatto nella vita. Sto come uno che sta andando al patibolo, sono diventato una larva umana. Mi sono chiuso nella stanza da letto, non reggevo. Pensavo a me stesso e a rendere conto al Padreterno. Se non c’è giustizia ma solo ricerca dello scoop, se il prefetto di Perugia è diventato il “caso Italia” con tutti i problemi che ci sono. Posso avere avuto una caduta di stile, chiedo scusa se ho offeso qualcuno. Chiedo scusa a quelli che non hanno capito il mio messaggio». E sulla presa di posizione di Alfano aggiunge: «Sono abituato ad accettare sempre le decisioni dei miei superiori. Capisco e comprendo. Obbedisco, un servitore dello Stato deve obbedire. Ma ho la coscienza tranquilla di fronte al Padreterno perché volevo lanciare un messaggio di risveglio, un inno alla vita invece che al suicidio: mamme state attenti ai figli, questo volevo dire. Sono amareggiato e meravigliato con i giornalisti, nei miei confronti c’è stata macelleria e killeraggio. Volevo dire suicidatevi alle madri secondo voi? Volevo dire tutto il contrario».
«Renzi? Chissà come gli è stata rappresentata questa storia – dice Reppucci –. Chi ha visto integralmente il mio intervento sa che volevo difendere Perugia, l’onorabilità della città che è rappresentata come capitale della droga e non è vero. E poi dire: care mamme se c’è tanto spaccio e consumo stiamo attenti guardiamo i nostri figli in fondo agli occhi, un discorso di carattere sociologico». Una madre si «può sentire offesa. Ma volevo dire: preveniamo, evitiamo che i ragazzi si droghino. Anche io sono genitore e poteva capitare questa calamità e non accorgermene. Ma era in termini di risveglio, spronavo a stare vicini ai nostri figli». E precisa perché ha usato il termine “suicidio”: «A Napoli diciamo accirit quando è un fallimento, un intercalare. Questo è stato il mio errore e poi diciamo “tagliare la testa” come uno scappellotto educativo, lo schiaffo educativo, un ceffone benevolo». (0050)

 

 

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