LAMEZIA TERME Il problema, in questo caso, non riguarda la scelta in perfetto stile “cencelliano” e nemmeno l’opportunità di una nomina così rilevante in prossimità delle elezioni regionali. O meglio, non riguarda solo questo. La decisione della giunta regionale di piazzare Luca Mannarino, tesoriere di Forza Italia, a capo di Fincalabra, potrebbe aprire un fronte che va oltre quello della dialettica politica. Mannarino, infatti, secondo i rilievi dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, non sarebbe in possesso dei requisiti per ricoprire l’incarico di presidente della finanziaria regionale. Prima di arrivare ad occupare la poltrona che fino a poco tempo fa era di Umberto De Rose – uno dei protagonisti del cosiddetto “Oragate” – il commercialista paolano ha dovuto inviare il suo nutrito curriculum agli uffici di palazzo Campanella preposti al controllo dei requisiti dei candidati. La nomina da effettuare riguardava cinque membri del Cda di Fincalabra Spa, tra cui appunto il presidente, di cui tre appannaggio del capo della giunta regionale e due del Consiglio. Ma scorrendo l’elenco, allegato alla deliberazione 39 del 28 maggio 2014 dell’Ufficio di presidenza di palazzo Campanella, salta agli occhi come accanto al nome di Mannarino siano stati apposti anche due “No” riguardanti, appunto, il possesso dei requisiti e l’esperienza adeguata. E ancora, leggendo le note a lato, si evince come non siano stati rilevati i 5 anni di attività professionale riconducibile all’incarico. Un candidato che per gli uffici del consiglio regionale non è in possesso dei requisiti, dunque, viene poi nominato presidente di Fincalabra dalla giunta regionale. Una svista, un altro caso di schizofrenia istituzionale o una forzatura, l’ennesima, per soddisfare l’appetito dei partiti in vista delle prossime scadenze elettorali?
s.pel.
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