LAMEZIA TERME I consiglieri regionali Emilio De Masi, Mimmo Talarico e Giuseppe Giordano replicano a muso duro alle dichiarazioni del segretario di Idv, Ignazio Messina, e al rappresentante del partito in Calabria, Mario Caligiuri, che nei giorni scorsi li hanno accusati di rimanere nel gruppo di Italia dei valori a Palazzo Campanella solo per usufruire dei relativi fondi. «Da circa due anni – spiegano De Masi, Talarico e Giordano – i fondi assegnati ai gruppi consiliari della Regione Calabria sono stati abrogati. Ci scusiamo per la precisazione, che non è rivolta ai calabresi che ne sono informati, ma al segretario regionale di Idv Mario Caligiuri, che inopinatamente lo ignora o, peggio fa finta di ignorarlo. Avevamo già in passato chiarito le ragioni, tutte tecniche, che ci avevano sconsigliato di cambiare la denominazione del nostro gruppo in seno al Consiglio. E in quelle stesse circostanze avevamo già informato dell’avvenuta abrogazione dei fondi il signor Caligiuri. La sua insinuazione dunque è allo stesso tempo malevola e patetica, e questo è l’atteggiamento tipico di chi svolge ruolo politico senza adeguata conoscenza della realtà, equilibrio e responsabilità».
«Il piglio moralistico che ancora una volta contraddistingue le sortite di Caligiuri – continuano i consiglieri regionali – è il miglior contributo all’allontanamento da Idv delle poche persone che ancora vi dovessero credere. Consiglieremmo all’estensore reale delle note che portano la firma di Caligiuri di riflettere un po’ di più prima di indulgere a menzogne tanto clamorose da risultare nocive per il loro autore ufficiale. Il dubbio infatti che non sia stato lo stesso Caligiuri a scrivere il comunicato pubblicato diffuso ieri nasce, più che dalla scarsa inclinazione alla scrittura da parte del nostro, dalla sua recentissima richiesta, rivolta esattamente al nostro gruppo, di potervi collaborare, avendo smesso le funzioni di assessore provinciale, in modo da evitare di tornare al proprio lavoro. Se la rabbiosa presa di posizione nasce dal mancato riscontro di detta richiesta, siamo ancora di più certi di avere scongiurato all’attività del nostro gruppo un contributo che avrebbe finito solo per portarvi nocumento». L’attacco di Caligiuri è stato replicato, con toni se possibili ancora più accesi, dal segretario Messina, che ha paragonato i tre consiglieri ai parlamentari Razzi e Scilipoti. «Messina – dicono De Masi, Talarico e Giordano – dovrebbe spiegare agli italiani le ragioni per cui tiene in vita un partito dello 0,6% e nonostante i noti scandali che lo hanno investito. Sarà forse perché devono ancora spendere i circa 20 milioni di finanziamento pubblico che il suo predecessore, Antonio Di Pietro, aveva dichiarato di restituire allo stato?»
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