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L'autocritica di Gratteri: non pensiamo che tutta la Calabria è mafia

SCILLA «La colpa è anche di noi magistrati. Molte volte, forse per fretta, ci facciamo usare dalla stampa nazionale. Dobbiamo stare attenti, è capitato anche a me: occorre dire le cose ma non pensa…

Pubblicato il: 08/08/2014 – 14:03
L'autocritica di Gratteri: non pensiamo che tutta la Calabria è mafia

SCILLA «La colpa è anche di noi magistrati. Molte volte, forse per fretta, ci facciamo usare dalla stampa nazionale. Dobbiamo stare attenti, è capitato anche a me: occorre dire le cose ma non pensare che tutta la Calabria è ‘ndrangheta, altrimenti facciamo il loro gioco». Così Nicola Gratteri ha risposto alla domanda di Paola Bottero, giornalista e scrittrice, sul sensazionalismo di alcuni media che finisce per alimentare il pregiudizio sui calabresi. Gratteri ha partecipato alla prima di “Scilla in passerella”, l’evento organizzato dalla Filodrammatica Scillese con la direzione artistica di Ossi di Seppia e Sabbiarossa Edizioni. «Se fossi nato in un’altra abitazione – ha aggiunto – avrei potuto essere benissimo un capomafia: l’educazione è fondamentale. Sono stato fortunato perché la mia famiglia era di persone umili ma oneste, dai grandi valori, che mi hanno insegnato ad essere me stesso e a ricordare le mie origini. Anche nei paesi a più alta densità mafiosa, la mafia resta minoranza. Ma organizzata e ordinata, mentre noi viaggiamo in ordine sparso. Da qui l’importanza di una educazione alla cultura della cooperazione perché ci sono i margini per arginare il fenomeno mafioso. Ma occorre il coraggio e la volontà di cambiare le regole del gioco».

Il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria ha poi commentato che «occorre modificare la normativa parificando il 416 ter (voto di scambio) al 416 bis (associazione per delinquere di stampo mafioso), aumentando le pene cosicché non diventi più conveniente delinquere» e che allo stesso tempo è necessario «modificare il codice di procedura penale riguardo l’ordinario, trasformando i reati bagatellari in contravvenzioni, perché oggi il tribunale è un lavandino otturato, una strada piena di buche».

Poi un ritorno alla polemica dell’“inchino” a Oppdio: «Perché abolire le processioni? Non basterebbe regolamentare i portatori? Il sacerdote si assuma la responsabilità di un albo di persone perbene che possano portare il santo e programmino il percorso con i relativi momenti di sosta. La diamo vinta alla mafia – ha aggiunto – se non facciamo le processioni, che soprattutto nei decenni passati sono state gestite dalle famiglie mafiose del paese per esternare il proprio potere, con meccanismi che non c’entrano con il credo».

Gratteri ha infine ribadito di non essere interessato a correre per la carica di presidente della Regione Calabria pur essendo stato interpellato «da destra, da centro e da sinistra». (0070)

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