GENOVA Quando il Gico l’ha arrestato a Imperia, il leader del Blocco Catacumbo colombiano Domenico Antonio Mancuso Hoyos, 49 anni, aveva in tasca la carta d’identità italiana. Il boss di una delle fazioni delle Autodefensas Unidas de Colombia infatti, accusato di narcotraffico e di oltre 130 omicidi, ha la doppia cittadinanza, italiana e colombiana. Hoyos, che stamani si è presentato davanti al giudice monocratico della corte d’appello di Genova incaricato di decidere sull’estradizione richiesta dalla Colombia, ha opposto il diniego all’estradizione dicendosi, appunto, cittadino italiano. Mancuso Hoyos, ricercato dall’Interpol su ordine di cattura internazionale emesso dal tribunale di Bogota’, è iscritto dal ’92 al registro dei residenti all’estero nel piccolo comune di Casal Velino (Salerno) e da due anni è residente in un altrettanto piccolo comune della costa imperiese, una manciata di chilometri dal confine con la Francia, anche in questo caso un luogo dove non e’ estranea l’attivita’ della ‘ndrangheta. Domenico Antonio Mancuso Hoyos, cugino dell’ex capo paramilitare Salvatore Mancuso, considerato a sua volta vicino alle famiglie ‘ndranghetiste di Colombia, e’ a capo del Blocco Catatumbo una delle fazioni dell’Auc. Esattamente come Carmine Mancuso, colombiano di origini italiane che e’ stato uno dei leader dell’Auc e che, attraverso questa organizzazione paramilitare considerata terrorista da Usa e Europa, ha consentito alla ‘ndrangheta di esportare enormi quantità di cocaina cosi’ come si legge nelle carte del processo ‘Decollo’ istruito dalla Dda di Reggio Calabria. Oggi Carmine Mancuso e’ collaboratore di giustizia. Gli investigatori italiani, che hanno saputo della presenza di Mancuso Hoyos a Imperia e l’hanno arrestato nel giro di poco meno di 48 ore, stanno cercando di capire perche’ il leader del Blocque Catatumbo abbia deciso di stabilirsi nell’imperiese e di investire in questa zona. Da quanto appreso infatti sembra che Mancuso Hoyos avesse deciso di realizzare un grande albergo proprio sulla costa imperiese. Quindi, secondo gli investigatori, sara’ necessario stabilire se “il rapporto consolidato tra l’Auc, braccio armato dei narcos colombiani, e la ‘ndrangheta calabrese” abbia costituito, con Hoyos, una testa di ponte anche nel Ponente ligure. (
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