Il killer del mare è ancora una volta la mancata depurazione che riguarda un italiano su tre. Dopo due sentenze di condanna, la prima nel 2012 e la seconda nell’aprile 2014, la Commissione europea ha avviato quest’anno la terza procedura d’infrazione, la 2014/2059 per il mancato rispetto della direttiva sulla depurazione degli scarichi civili. Il procedimento riguarda 880 agglomerati urbani in tutta Italia, il 28% del totale, per l’inadeguato trattamento degli scarichi fognari. Tra le regioni maggiormente coinvolte Campania, con il 76% degli agglomerati sul totale regionale in procedura, Calabria (53%), Sicilia (52%) e Marche (50%).
In termini di carico non trattato, a riversare il maggior apporto inquinante nei fiumi e nei mari italiani sono la Campania (con 2,4 milioni di abitanti serviti da inadeguati sistemi depurativi), il Lazio (1,8 milioni di abitanti), la Lombardia (1,6 milioni) e la Puglia (1,5 milioni). E anche quest’anno Legambiente denuncia il bluff del Portale delle Acque del Ministero della Salute. «I tanti punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi e denunciati ormai da diversi anni, meritano una volta per tutte un vero approfondimento da parte degli enti competenti – spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente -. In questi anni Goletta Verde ha monitorato costantemente lo stato di salute delle acque e denunciato più volte il problema di una mancata depurazione dei reflui civili. Lo stesso Governo ricorda che attualmente solo il 64% degli italiani è servito da impianti di depurazione e il ritardo rispetto agli obiettivi imposti dall’Europa ci potrebbe costare mezzo miliardo di euro a carico della collettività. Il governo Renzi sblocchi opere utili come quelle a tutela del mare invece di ricorrere al solito lungo elenco di opere stradali e autostradali».
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