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Nomine alla sanità, cui prodest?

Mancava, nell’attività della Regione, una vicenda come quella che vede protagonista la giunta con le nomine ai vertici di sei enti sanitari. Ora che anche questo episodio può essere annoverato tra le…

Pubblicato il: 22/09/2014 – 9:45
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Mancava, nell’attività della Regione, una vicenda come quella che vede protagonista la giunta con le nomine ai vertici di sei enti sanitari. Ora che anche questo episodio può essere annoverato tra le “opere” compiute, ora che questo evento porta la Calabria saldamente ai primi posti della classifica delle pessime figure, possiamo gongolare di essere iscritti, con pieno titolo, nel Guinness dei primati di cui sicuramente avremmo fatto meglio a restarne fuori.
Inquieta il fatto che nonostante gli avvisi fossero stati fatti, e tutti autorevoli e concordi, dall’Avvocatura dello Stato, e i ministeri della Salute e dell’Economia avessero per ben due volte ammonito a soprassedere dall’idea di procedere alle nomine dei commissari, si è voluto andare avanti con testardaggine. Evidentemente l’occasione è stata considerata ghiotta per “sistemare” in posti chiave persone di cui ci si poteva fidare. Probabilmente nessuno aveva previsto che anche la Procura della Repubblica potesse aprire un fascicolo ma che, passata la sbornia, tutto finisse secondo tradizione a tarallucci e vino.
Non sono state neppure calcolate le conseguenze che quell’atto deliberativo ha determinato sulla stessa tenuta dell’esecutivo. Poiché è pensabile che prima di procedere con i voti ci sia stata una discussione tra gli assessori e si sia appalesato il pensiero di ciascuno dei partecipanti, c’è da pensare che fossero ritenute talmente giuste le proprie ragioni, da avere offuscato le capacità reattive e portare avanti, fino alle estreme conseguenze, le nomine. Il risultato è stato una vera e propria frantumazione del Ncd: un consigliere regionale, Orsomarso e l’assessore Salerno, considerati tra i più fedeli all’ex governatore Scopelliti, autosospesi; si è acuito lo scontro politico con i fratelli Gentile che, nolenti o dolenti, hanno la rappresentanza del partito di Alfano in Calabria e due assessori, Mancini (Bilancio e programmazione) e Tallini (Personale) entrambi di FI che hanno votato contro la delibera, anche se con un distinguo per Tallini che ha ritenuto di dare il suo voto favorevole per uno dei commissari. Tutto ciò, secondo gli osservatori, potrebbe preludere ad uno scontro frontale nel gruppo di maggioranza quando mancano circa due mesi alle elezioni regionali. Ma anche a Roma le reazioni non sono da sottovalutare se si considera che uno dei due ministeri (quello della Salute) che avevano intimato alla Giunta regionale di evitare le nomine perché in condizioni di prorogatio non aveva la capacità giuridica di farle, è retto da Beatrice Lorenzin che è una alfaniana di ferro.
Come si possono leggere questi fatti? Solo come conseguenza di una visione non collimante tra quanti detengono le sorti politiche della Regione, oppure è il preludio di qualcosa di diverso? Sono semplicemente gli effetti collaterali di una decisione controversa, oppure si sono spezzati equilibri interni al governo della regione?
Salerno e Orsomarso, tolto il bavaglio, parlano di una attività del Ncd «non edificante», di una «impostazione verticistica» e di «percorsi che poco o nulla hanno a che fare con i destini della Calabria».
Tra gli osservatori delle cose politiche, invece, si sussurra che sia iniziata la grande manovra che sottintende ad una presa di distanze di Scopelliti dal suo partito e al suo riavvicinamento a Forza Italia.
Al di là delle diatribe interne ai partiti e alle probabili riaperture di credito, rimane il fatto che il braccio di ferro tra governo centrale e giunta regionale può significare l’avvio di un nuovo fronte che può determinare riflessi poco positivi sulla Calabria e sui calabresi. Cui prodest? La “discussione” che si è aperta in regione probabilmente va oltre la semplice difesa di posizioni e può, invece, rivelarsi importante per gli scenari politici del prossimo futuro. Finora c’era stato un sostegno incondizionato alla Giunta anche dopo le dimissioni forzate di Scopelliti; sembrava che l’idillio potesse durare fino alle prossime elezioni. E, invece, come spesso accade in questa nostra martoriata terra, agli appetiti personali si sono aggiunti interessi di area, posizionamenti di correnti interne, fino all’ingerenza più o meno palese di vecchi, se non deleteri, campanilismi per la scelta del presidente. Con un terreno sì fatto, su cui si deve lavorare, anche le migliori intese rischiano di andare in frantumi, e non è escluso che si sia già aperta una voragine che può preludere ad una stagione di un muro contro muro che non lascia prevedere soluzioni indolori.
Che Scopelliti – il quale, è inutile negarlo, continua a detenere voti e amicizie – sia arrabbiato con il suo partito del quale è stato cofondatore, non è una novità. L’ex governatore continua a puntare l’indice sui Gentile e sull’altra mezza Calabria attribuendo loro le responsabilità della sua deblacle elettorale alle Europee. E dice, senza peli sulla lingua, di considerarsi tradito rispetto alle previsioni che gli erano state rappresentate e ai suffragi che gli erano stati promessi sia in provincia di Cosenza che a Catanzaro. Questo, peraltro, continua ad essere un capitolo ancora tutto da chiarire così come sarà interessante sapere chi ha detto cosa. E non è solo uno spettro, un funesto presagio, che possa riguardare solo la politica regionale. C’è da considerare che la Calabria è una delle due regioni in cui, in autunno, si andrà al voto ed è facile prevedere non solo probabili tensioni trasversali a tutti gli schieramenti in virtù del fatto che è stato diminuito a trenta unità il numero dei consiglieri da eleggere, senza più vice assessori e sottosegretari, ma anche in relazione al radicamento dei partiti nel tessuto sociale: la Calabria è considerata tra le regioni più prolifiche per il Nuovo centro destra; ecco perché in passato è stato fatto anche l’impossibile per evitare qualsiasi frizione che potesse demarcare discussioni. Ma ora che il dissenso si è trasferito dalle persone alle idee (o viceversa), ora che i concetti vengono esposti con chiarezza, il passo successivo potrebbe essere il malessere con tutto ciò che ne deriva.
L’impresa per un buon lavoro di ristrutturazione non è facile da trovare. Ci sarà da superare aspirazioni personali, iniziative, scelte e richieste dell’ultimo momento. Tutte situazioni che possono appalesarsi quando il confronto avviene, come nel caso delle nomine nella Sanità, risentendo dell’influenza della convenienza di parte, perdendo di vista gli interessi della Calabria.

 

*Giornalista

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