Il sorriso ai giovani

Chi sente parlare con la frequenza di un tempo, della Madonna dello Scoglio, che si trova a Placanica? Non molti a dire il vero. Quando esplose – è il caso di dirlo – la vicenda di Fratel Cosimo, non c’era giorno che sui giornali non ci fosse una notizia, un servizio, un reportage, per via della massa di fedeli – giovani e meno giovani – che raggiungevano la Locride. Anche adesso è così. Solo che è difficile, a parte qualche quotidiano locale, pur importante, leggere quel che accade a Placanica. Abbastanza recentemente, una fiumana di ragazzi allegri e festosi ha invaso quella comunità per partecipare al meeting nazionale dei giovani. Nulla ha fermato quelli, che ormai tutti chiamano «ambasciatori di pace», dall’esser presenti davanti alla Ma- donna dello Scoglio: anche questo, evidentemente un modo di “far Chiesa”, al cospetto di fratel Cosimo, davanti al quale, tutti si inginocchiano, pregano, affidano le loro ansie, le loro preghiere, le sofferenze non solo personali. E con tanti giovani, anche personalità pubbliche: tra queste un assessore regionale siciliano, amministra- tori locali, non solo della Jonica, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto. Fratel Cosimo, per quel che dice, per quel che fa, è, evidentemente diventato, una calamita: attira, grandi e piccoli, da vicino e da lontano, perché possano sentire quel che ha da dire. E muti e silenziosi, a costo di sacrifici, si presentano a Placanica – che non è poi dietro l’angolo – per ascoltare e pregare, per le loro riflessioni, specie in questo momento di crisi generalizzata, che riguarda tutte le famiglie, non solo calabresi. E Fratel Cosimo, consapevole dell’intimo significato di quelle presenze, non si è sottratto dal dire: «Abbiate il coraggio di testimoniare la vostra fede in Gesù Cristo, unica risposta al vuoto interiore di oggi e alla solitudine che impera in un mondo in cui sono implicati a dismisura i mezzi di comuni- cazione». E giù applausi, lacrime, genuflessioni. Quel che conta altrettanto è che, alla cerimonia del meeting, ha partecipato il vescovo della diocesi, monsignor Franco Oliva, che, al pari di Eugenio Scalfari, che, com’è noto, ha frequenza di rapporti diretti e indiretti con Papa Francesco, si è soffermato sul messaggio del Papa venuto da lontano per la prossima giornata mondiale della gioventù. Monsignor Oliva ha approfittato della numerosa presenza di giovani per rivolgere un invito a investire sulla fraternità e sulla direzione di comportamenti ispirati all’amore. E al pari della lectio magistralis che il magistrato Nicola Gratteri tiene nelle scuole, nelle università, nei circoli culturali, non solo calabresi, monsignor Oliva non ha esitato ad affermare come «la logica del Vangelo imponga di non far finta di non vedere quando un tuo fratello opera scelte negative».
E questo ha lasciato intendere il nuovo presule: non per assurge a giudice dell’altro, quanto per indicare la strada da percorrere. Non maestri, ma esempi di vita. E poi, da parte del vescovo della diocesi di Locri-Gerace non è mancato l’assunto che ognuno dovrebbe far proprio: «Anche chi sbaglia, perfino chi ha commesso il più grave delitto, merita rispetto. Attenzione a facili giudizi perché Dio attende il ravvedimento fino alla fine». Anche se avesse potuto non metterlo in evidenza – perché il suo era ed è un concetto che vale nella quotidianità – il vescovo ha voluto ricordare ai tanti giovani presenti in questa circostanza che i facili giudizi non possono albergare nell’essere giovani calabresi: l’aver partecipato e il partecipare al richiamo di fratel Cosimo deve essere occasione di rinnovamento e consequenziale comportamento quotidiano in questa difficile realtà dalla quale non abbiamo voluto allontanarci. Certo, ci sarebbero state e ci sono le condizioni per raggiungere altre mete, al Nord o fuori dell’Italia, ma la scelta della Calabria per continuare a vivere, pur tra estreme difficoltà, non può non spingere i giovani verso il cambiamento. Anche e non solo nella fede.
E per restare nella Locride, non si può non pensare al fondatore di Repubblica che, in un suo recente editoriale, ha scritto – tra gli altri – anche a Papa Francesco del “caso Locri” per l’assenteismo dei dipendenti comunali che hanno costretto il sindaco a rivolgersi alle autorità della terra, ma pure a quelle divine. Non sapendo più che a Santo votarsi, il sindaco calabrese, ha scritto finanche a Cristo Gesù. Non sa più come far funzionare la macchina comunale di uno dei più importanti centri italiani, del quale si è interessato, dal punto di vista archeologico, il ministro Franceschini per valorizzare quel sito, tra i più noti d’Italia. E che valorizzi, quando aspetti che sia sempre l’altro a intervenire e tu non solo non fai il tuo dovere, ma impedisci anche all’altro di farlo? Ecco che, ha ricordato Scalfari, è intervenuto un comitato di cittadini perché contrario a illeciti e soprusi della pubblica amministrazione.
Malgrado la ‘ndrangheta, ha rilevato Scalfari, anche alcuni calabresi sono bravi ragazzi e testardi per natura. Sicché «nessuno li può fermare». La volontà, dimostrata dai giovani di fratel Cosimo e della Madonna dello Scoglio, l’attenzione che si presta alle cose di casa nostra sono indice di un impegno nuovo e diverso per il riscatto di una terra che merita di uscire dalle secche in cui è stata abbandonata e assurgere a vita nuova. E questo perché il Paese non cresce se non insieme. Il Nord non può ingrassare a danno del Sud che smagrisce ogni giorno di più. La cabina di regia e lo “sblocca Italia” non possono non fare la loro parte, anche per restituire il sorriso ai giovani (e ai meno giovani).

*giornalista