CATANZARO Dipartimento Salute. Catanzaro. Superata la prima rampa di scale, si arriva negli uffici della direzione generale. Il carisma del generale viaggia già sulla bocca dei suoi collaboratori, nel modo in cui ne parlano, in una specie di devozione che non è effetto dell’autorità, quanto forse di una stima e di una fiducia incondizionata nell’uomo che oggi si trova a guidare la sanità calabrese. Ecco la grande scrivania: la mano del generale Luciano Pezzi si chiude in una stretta decisa, mentre gli occhi scrutano l’interlocutore con curiosità viva. Pochi minuti, i convenevoli di rito ma non ovvi; e poi la consapevolezza di uno schema mentale poco aderente alla realtà. In quattro anni di commissariamento, complice l’interessata propaganda scopellitiana, l’immagine prevalente di Pezzi è stata quella del militare integerrimo, rigido, forse anche del rompiscatole, del burocrate glaciale che con i suoi veti ragionieristici bloccava il nuovo corso della sanità regionale. Invece, dopo pochi minuti a chiacchierare allo stesso tavolo (dove campeggia il grande mazzo di fiori con cui il suo staff si congratula per la nuova nomina), il “commissario ad acta” disvela la sua vera natura: bonomia pura, condita dal gusto irrefrenabile e tutto romano per la battuta di spirito, a cui si alternano citazioni letterarie e racconti di vita privata.
Immagini un piglio marziale e ti ritrovi invece il pathos di chi conosce limiti e slanci del Sud, della Calabria; la volontà di fare il proprio dovere, quello sì, nel settore per il quale è stato chiesto il tuo impegno e la tua competenza. Con rigore assoluto ma a braccetto con qualcosa di raro e di più umano. «Nella vita privata sono anche disposto a fare un passo indietro, a sopportare qualcosa. Ma sui principi non ammetto deroghe».
Il generale accetta di buon grado le celie degli amici («Mi prendono in giro perché sarei stato degradato, visto che il ruolo di “commissario” nell’esercito equivale a quello di capitano»); è invece poco o niente propenso ai giochini sporchi della politica. Il blitz della giunta – che ha nominato i commissari delle Aziende sanitarie malgrado viva in regime di prorogatio e nonostante i divieti ministeriali – proprio non poteva essere accettato. E Pezzi, subito dopo la sua, di nomina, ha avviato le procedure per annullare gli atti dell’esecutivo calabrese. I commissari? «Per quel che mi riguarda le Aziende li hanno già dal 24 settembre, data in cui ho inviato specifica comunicazione, basata sui poteri conferitimi dal governo nonché sulla concertazione con i ministeri dell’Economia e della Salute, in aderenza al parere espresso dall’Avvocatura dello Stato. Sono direttori generali facenti funzioni delle Aziende i direttori più anziani tra il direttore sanitario e il direttore amministrativo».
Ma, se non poteva, perché la Giunta ha deciso comunque di procedere con le nomine?
«Bella domanda. La risposta può fornirgliela solo la giunta».
Lei, comunque, si è attivato da subito per annullare tutto.
«In coerenza alla diffida già inviata, con cui ho chiesto la revoca delle delibere di nomina, ho avviato, ai sensi della legge 241/90, il procedimento teso alla rimozione delle delibere di nomina».
È davvero così forte il “ritorno” elettorale per chi controlla la sanità?
«In un sistema normale non dovrebbe essere così».
Ecco. Ma, a suo parere, l’ex governatore Scopelliti è stato un buon commissario?
«Moltissimi provvedimenti li abbiamo decisi insieme, anche se poi non tutti i decreti commissariali sono stati applicati dai direttori generali delle Aziende, creando ritardi nell’attuazione complessiva del Piano di rientro. Ad esempio ben poco è stato fatto per la mobilità».
Non è stata troppo privilegiata la questione economica a scapito del diritto alla salute dei calabresi?
«È un falso problema. Infatti lo scopo del commissariamento della Sanità non è certamente quello di tagliare i costi in modo indiscriminato ma di razionalizzare il sistema, riorganizzando le strutture sanitarie ed eliminando gli sprechi. Peraltro occorre tenere presente che la riorganizzazione del sistema sanitario non si può ragionevolmente attuare in tempi brevi e che per rendere più efficiente il sistema occorre la disponibilità di molti, soprattutto in un momento in cui le risorse sono limitate e il Paese è in difficoltà. E questa collaborazione non sempre è stata garantita in passato».
Ma quali sono stati i rapporti umani e professionali con l’ex governatore?
«Guardi, sotto il profilo umano non ho nulla da rilevare. Sotto il profilo professionale è certamente difficile fare coesistere la figura del commissario per l’attuazione del Piano di rientro con la figura del presidente della Regione. Di tale problema ha preso atto anche la Conferenza Stato-Regioni, tanto che nel nuovo Patto per la salute ha previsto, per i nuovi commissariamenti, la separazione tra incarico politico istituzionale e la figura del commissario ad acta».
Ora il commissario è lei. Come ha intenzione di interpretare il ruolo?
«Come ho sempre interpretato il ruolo di sub-commissario e, se mi permette, come ho sempre interpretato tutta la mia vita personale e professionale al servizio della guardia di finanza: con grande onestà intellettuale e totale rispetto delle leggi e, soprattutto, a tutela esclusivamente dell’interesse dei cittadini».
Nuova stretta di mano. Abbraccio. E l’asimmetria tra schemi mentali e realtà.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
x
x