"Mattatoio degli orrori", sospeso dirigente dell'Asp di Cosenza
FUSCALDO Palesi omissioni, manchevolezze e inosservanze nel controllo del mattatoio della cittadina del Tirreno cosentino. Una struttura nella quale, secondo le indagini della Procura di Paola, sareb…

FUSCALDO Palesi omissioni, manchevolezze e inosservanze nel controllo del mattatoio della cittadina del Tirreno cosentino. Una struttura nella quale, secondo le indagini della Procura di Paola, sarebbero stati rinvenuti carni in decomposizione, resti animali accumulati nel tempo e celle frigorifere piene di pezzi di carni ormai andati a male. Per questa ragione il gip di Paola, Carmine De Rose, su specifica richiesta del procuratore capo Bruno Giordano, ha disposto la sospensione del dirigente veterinario dell’Asp di Cosenza in servizio a Paola, Giuseppe Bruno. In 13 pagine il giudice delle indagini preliminari ricostruisce nel dettaglio le tante «omissioni» che sarebbero emerse nel corso dell’indagini riferite a più di un anno addietro. Un’inchiesta partita a seguito di due sopralluoghi effettuati nel marzo del 2013 quando gli uomini del Nucleo antisofisticazione dei carabinieri di Cosenza, gli ispettori dell’unità di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Azienda sanitaria provinciale bruzia, il personale della Guardia costiera di Paola e del nucleo Ambiente della Procura di Paola avrebbero rinvenuto di tutto. Anche carni fresche, pronte per essere immesse sul mercato locale, accanto a resti animali in stato di decomposizione. Inoltre le attività di macellazione, secondo quanto accertato dagli inquirenti, sarebbero avvenute contemporaneamente ai lavori di ristrutturazione edile dei locali. Stessa area, stessi manufatti. Così le carni in quel periodo sarebbero finite per essere “insaporite” dalle polveri dei lavori di manutenzione. In un’ambiente che sarebbe stato privo delle più elementari regole di igiene, sicurezza alimentare e tutela per i dipendenti impegnati nelle attività di macellazione. E ancora, nell’elenco delle accuse contestate dalla Procura di Paola: un impianto elettrico fatiscente, una pavimentazione costituita per lo più da mattonelle rotte o inesistenti e personale privo della formazione necessaria. Presunte mancanze che non sarebbero state rilevate dai veterinari dell’Asp era regolare. Da qui le denunce scattate nei confronti di Giuseppe Bruno, Ercole Morelli e Gianfranco Pascale – tre veterinari dell’Azienda sanitaria di Cosenza – per omissione di atti d’ufficio, omessa denuncia di reato nonché omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul luogo di lavoro e carenza igienico-sanitarie della struttura. A finire nel registro degli indagati anche Peppino Pastura titolare del mattatoio di Fuscaldo, teatro degli eventi delittuosi riscontrati all’epoca dei fatti dagli inquirenti.
I NUMERI DELL’ORRORE Dalle indagini, partite all’inizio del 2013 da un’informativa del nucleo Ambiente della Procura di Paola, sarebbe emerso che i capi macellati nel mattatoio di Fuscaldo sarebbero stati diversi centinaia all’anno. Passando a setaccio le bolle di smaltimento delle carcasse degli animali, infatti, la media annua calcolata dagli inquirenti supererebbe i 700 capi. A finire nel mattatoio di località Maddalena, dopo la chiusura di gran parte degli altri macelli dell’area, il bestiame – soprattutto bovino – che sarebbe provenuto da un’ampia fascia di territorio. Da quanto sarebbe emerso delle indagini, infatti, decine di aziende zootecniche del Tirreno cosentino avrebbero preferito recarsi in quella struttura piuttosto che imbarcarsi in lunghe e, quindi, costose traversate per macellare i propri capi. Carni che, puntualmente, sarebbero finite dunque sui banconi alimentari soprattutto della zona. Ma gli inquirenti non escludono che i prodotti possano aver raggiunto altre aree della Calabria.
LE CONTESTAZIONI Nel corso dei due blitz gli inquirenti «riscontravano – si legge nell’ordinanza del gip – una situazione altamente deficitaria sotto il profilo della sicurezza sui luoghi di lavoro e della igienicità e salubrità dei prodotti di macellazione animale ottenuti dall’azienda, evidenziando inoltre palesi omissioni, manchevolezze e inottemperanze pregresse a doveri ispettivo-istituzionali, da parte dei tre coindagati Morelli, Pascale e Bruno. Veterinari in servizio presso la stessa Asp che da tempo avevano relazionato ed erano a vario titolo intervenuti nelle vicende di gestione del mattatoio, già sottoposto a chiusura coattiva per le medesime problematiche di gestione e lavorazione carni nel maggio del 2006». Ma le circostanze aggravanti che sarebbero emerse riguarderebbero soprattutto il dirigente del servizio Veterinario, Giuseppe Bruno. Stando a quanto sarebbe stato accertato dai Nas e dai carabinieri della stazione di Praia a Mare, il dirigente avrebbe prodotto anche un «atto materialmente ed ideologicamente falso» «all’evidente scopo di mascherare le sue responsabilità omissive per i mancati interventi di sua stretta competenza, riguardo le condizioni fatiscenti e inappropriate del mattatoio di Fuscaldo». Da qui la decisione del gip di Paola di ordinare la temporanea sospensione dal servizio del dirigente sanitario per tre mesi.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it