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I nodi irrisolti dell'Ncd

REGGIO CALABRIA Non è certo nel momento più semplice della sua – pur breve – vita politica che il Nuovo centrodestra si dà appuntamento a Reggio Calabria a una settimana dall’appuntamento con le urne…

Pubblicato il: 19/10/2014 – 12:41
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I nodi irrisolti dell'Ncd

REGGIO CALABRIA Non è certo nel momento più semplice della sua – pur breve – vita politica che il Nuovo centrodestra si dà appuntamento a Reggio Calabria a una settimana dall’appuntamento con le urne per le Comunali. Alle prese con la fronda interna dei circoli vicini all’ex governatore Scopelliti, oggi in minoranza nel suo stesso partito e tentato da collocazioni ulteriori, che proprio sulla riva calabrese dello Stretto hanno la propria roccaforte, rimasto con il cerino in mano alle Regionali, il partito di Alfano chiama il suo coordinatore nazionale, il senatore Gaetano Quagliarello a mettere ordine e dare la linea. Ma la linea non c’è, almeno per quanto riguarda le regionali. Per adesso – una settimana per Quagliarello, «oggi o domani» per Gentile –  Ncd sembra preferire prendere tempo, ributtando la palla nel campo di Forza Italia, sulle cui spalle scarica la responsabilità dell’esclusione dalla coalizione che il 23 Novembre si contenderà lo scranno più alto di Palazzo Alemanni e la maggioranza in consiglio regionale.

«Ci concentriamo su Reggio perché vogliamo evitare qualsiasi confusione i fra i livelli – afferma il coordinatore nazionale del partito -. Abbiamo dimostrato che quando il centrodestra vuole vincere Ncd c’è e per questo a Reggio noi ci siamo, ma non mi pare che questo stia succedendo a livello regionale dove si sta sbarrando la strada con veti assurdi». E nel rispondere al – forse improvvido – appello all’unità per le Regionali, lanciato dal candidato sindaco del centrodestra per Reggio, il senatore rivolgendosi al «caro Lucio (Dattola ndr)» sottolinea «è un invito che avresti dovuto rivolgere al tuo partito. Era stato convocato un tavolo al quale ci stavamo recando, ma prima ancora di iniziare ci è stata sbattuta la porta in faccia. Per questo motivo prendiamo tempo fino a quando sarà possibile, aspetteremo la prossima settimana, quindi ci assumeremo le nostre responsabilità». Un’operazione  – sembra voler sottolineare il senatore – probabilmente non indolore anche per i registi del divorzio regionale fra le due storiche anime del centrodestra «Se c’è chi fa le politiche delle porte aperte – dice Quagliarello, alludendo allo shopping di colonnelli che Forza Italia sta facendo all’interno di Ncd – noi faremo della politica della trasparenza», lasciando cadere velatamente la promessa – o minaccia – di spiattellare pubblicamente le grandi manovre in atto nelle retrovie dei due partiti.

I maggiorenti del centrodestra locale e regionale – il coordinatore regionale Tonino Gentile, i senatori Nico D’Ascola e Giovanni Bilardi – ascoltano e annuiscono, ma tutti sono consapevoli che il compito che si presenta loro di fronte è gravoso. Sulle loro spalle ricade l’onore e l’onere della valanga di consensi che ha fatto della Calabria una delle regioni in cui il Ncd è andato ben oltre la media nazionale del 4%, come la responsabilità di un eventuale flop, ma anche la necessità di dimostrare – forse più all’interno che all’esterno – che il partito ce la può fare a prescindere dalla collaborazione o meno dell’ex enfant prodige Giuseppe Scopelliti, ieri leader osannato, oggi personalità troppo ingombrante, compromessa e chiacchierata, anche solo per essere nominata. Al di là della «battaglia per l’autonomia che è un valore per la Calabria» evocata dal coordinatore regionale Gentile, che conferma «insieme all’Udc stiamo stabilendo in queste ore cosa fare», la parola d’ordine è «rinnovamento», nelle liste «formate in larga parte, per trenta trentaduesimi – ci tiene a evidenziare Bilardi –  da persone alla prima esperienza politica in senso stretto, rappresentativi di tutti i territori», come nel pretendere un impegno dei vertici nazionali per Reggio Calabria e per il Sud, che tocca a D’Ascola velatamente sottolineare.

«Impegno su temi concreti come il porto di Gioia Tauro», dice – grato di poter glissare sulle burrascose relazioni fra i due partiti – un imbarazzato presidente della Provincia, nonché uomo forte di Forza Italia a Reggio, Giuseppe Raffa, apparso per un breve saluto in qualità di padrone di casa – l’incontro di Ncd è stato ospitato nei saloni del “suo” Ente – e sparito nel giro di dieci minuti. Forse un involontario assist per Quagliarello che così può più agevolmente annunciare l’impegno – «concreto» ribadisce – dei ministri Ncd Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi per Reggio e la Calabria. E se alla responsabile del ministero della Salute toccherà presiedere «un momento di confronto con gli operatori sanitari della città e della regione» anche per invertire la rotta sulla sanità regionale – «le nomine della sanità servono per i cittadini, per gli ammalati, non si fanno a pochi giorni dalle elezioni » chiosa – toccherà invece al ministro Lupi presentarsi al più presto a Villa San Giovanni per «dare scadenze chiare sulla Salerno Reggio Calabria, ma anche parlare di Ponte sullo Stretto».

Un impegno che Quagliarello spiega affermando che «solo se cresce il Sud, l’Italia sperimenterà una vera ripresa». Un’istanza di cui il partito «rinnovato» si vuole fare portatore – se non presentarsi come unico interprete reale – nell’ottica della battaglia, tutta interna al centrodestra, che oggi vede il gotha degli alfaniani impegnato su un imperativo categorico nazionale: costruire un’immagine di Ncd come «partito della gente di buon senso», alternativa a quella da «spalla di Renzi» che il partito di Berlusconi tenta di cucirgli addosso. «Siamo nati nel mezzo di una crisi, senza una lira di finanziamento pubblico, in un momento in cui i partiti non andavano di moda. Ma soprattutto, siamo nati mentre a sinistra era in atto un processo di rinnovamento poi culminato in Renzi, mentre nel centrodestra tutto rimaneva immobile, con il rischio che i moderati rimanessero senza rappresentanza», afferma il coordinatore di Ncd, che per marcare la differenza non esita ad affondare sull’apertura  – tutta nuova – di Forza Italia al matrimonio gay. Non a caso Quagliarello tuona velenoso «Ma com’è possibile che chi ha fatto le battaglie per la famiglia adesso dimentichi tutto? Se non c’è chi tenga fermi i principi, magari rischiamo di perdere i valori in un selfie con Luxuria».  

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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