Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 15:33
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 2 minuti
Cambia colore:
 

"El Dorado", regge parzialmente l'accusa

REGGIO CALABRIA Regge solo per dieci dei diciassette imputati a giudizio nel troncone abbreviato l’impianto accusatorio costruito dal pm Antonio De Bernardo, coordinatore dell’inchiesta “El Dorado”…

Pubblicato il: 21/10/2014 – 18:00
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
"El Dorado", regge parzialmente l'accusa

REGGIO CALABRIA Regge solo per dieci dei diciassette imputati a giudizio nel troncone abbreviato l’impianto accusatorio costruito dal pm Antonio De Bernardo, coordinatore dell’inchiesta “El Dorado”, che l’anno scorso ha portato alla luce l’esistenza di un locale di ‘ndrangheta a Gallicianò, piccola frazione di Condofuri, nella zona jonica reggina. Oltre a Domenico Vitale, di cui lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione, per decisione del gup di Reggio, Adriana Trapani, escono dal processo assolti da tutte le accuse a loro carico Girolamo Zindato, Domenico Foti, Concetto Manti, Roberto Raso e Pietro Rodà. La pena più alta va inveca a Giuseppe Nucera, condannato a dieci anni di carcere, mentre dovrà scontare nove anni Antonio Nucera (cl.55). È invece di sette anni e quattro mesi la pena comminata al più anziano omonimo coimputato, Antonio Nucera (classe 1941) come a Domenico Nucera, mentre è con sei anni e otto mesi di reclusione che viene punito Antonio Casili. Infine, incassano tutti un a condanna a sei anni Carmelo Nucera (classe 50) sei anni, Diego Nucera, Francesco Nucera, Raffaele Nucera (classe 63), Raffaele Nucera (cl.73).
Stando a quanto emerso nel corso delle indagini, anche nella piccola frazione di Gallicianò, a Condofuri, dove le inchieste della Dda reggina hanno già in passato individuato due distinti locali, i clan – ha svelato l’inchiesta – avrebbero messo radici: lì sarebbe stato il cuore del rodato sistema di riciclaggio di denaro sporco, che gli uomini delle ‘ndrine avrebbero ripultito attraverso ditte del Viterbese, per poi riportarlo in Calabria. In combutta con Alberto Corso, i fratelli Nucera avrebbero infatti investito oltre 600mila euro nelle ditte “Nucera Trasporti”, “Vitercalabra” e “Ortofrutta Ciminà”, da cui mensilmente sarebbe stata fatta arrivare a Gallicianò una quota di 7.500 euro, più 50mila euro di una tantum, che periodicamente dal Lazio sarebbe stata inviata ad Antonio Nucera, incaricato di redistribuirli fra chi in principio aveva finanziato l’operazione.
Un meccanismo che sarebbe stato svelato dalle minuziose indagini della Dda, e che sarebbe stato avvalorato anche dalla viva voce dei protagonisti, che nel corso delle migliaia di conversazioni intercettate e messe agli atti del procedimento, non solo avrebbero discusso di affari, ma anche di regole, riti, affiliazioni e cariche. A guidare il locale sarebbero stati – stando alle risultanze investigative – Giuseppe e Antonio Nucera, presunti responsabili non solo della gestione interna del clan, ma anche dei rapporti con le altre ‘ndrine del territorio.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

x

x