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Reggio, chiusa la campagna elettorale

REGGIO CALABRIA Se Gonzalo non sembra aver provocato grossi danni a Reggio e provincia, di certo ha generato il caos negli appuntamenti finali di campagna elettorale, saltati, slittati o organizzati…

Pubblicato il: 24/10/2014 – 22:13
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Reggio, chiusa la campagna elettorale

REGGIO CALABRIA Se Gonzalo non sembra aver provocato grossi danni a Reggio e provincia, di certo ha generato il caos negli appuntamenti finali di campagna elettorale, saltati, slittati o organizzati in fretta e furia, in posti diversi da quelli in cui originariamente erano stati pensati. Ha scelto ieri la linea della prudenza il Pd, spostando tutta al cineteatro Odeon, riempito per l’occasione di palloncini che promettono una “svolta con Falcomatà sindaco”.
LA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA INVADE L’ODEON
Scenario quasi da convention democratica, pubblico delle grandi occasioni, il giovane candidato del centrosinistra strappa applausi alla sala piena a scoppiare, che scatta in piedi quando ascolta «da quanto tempo non ci trovavamo a pochi minuti dalla chiusura della campagna elettorale ad assaporare il sapore della vittoria?». Parla già da vincitore Falacomatà, reduce per sua stessa ammissione da una campagna elettorale «durata un anno» e che ha avuto una svolta decisiva nelle primarie che lo hanno ufficialmente incoronato come candidato della coalizione di centrosinistra, ma che soprattutto – dice – hanno segnato «la ricostruzione del rapporto sentimentale con i cittadini nell’anno zero della politica». Un rapporto rinato a detta di Falcomatà «a partire dagli ultimi, dai dimenticati, dalle periferie, perché una città non si governa da dietro una scrivania, ma allacciandosi le scarpe e consumando le suole». Per il giovane candidato sindaco del centrosinistra l’ipotesi di governare la città è concreta, vicina, visibile e al riguardo sembra avere le idee chiare « non vogliamo – afferma – semplicemente sostituire una classe dirigente con un’altra, ma importare la speranza in politica». Si dice pronto per farlo Giuseppe Falcomatà che a chi gli rimprovera la giovane età risponde «noi siamo orgogliosi del nostro futuro e sogniamo una città che in futuro non si vergogni dei propri rappresentanti». Ed è facendo appello alla Reggio «silenziosa, che si ribella, che ha voglia di mettersi in gioco e assumere su dii sé l’onere del cambiamento» che il candidato sindaco del centrosinistra chiede per l’ultima volta supporto «per scrivere una pagina nuova in una città che ancora sanguina per gli squarci aperti da chi ha gestito la cosa pubblica come fatto privato». Promette programmazione e rispetto delle regole, si impegna per un’educazione alla bellezza che emancipi i reggini al “brutto ” cui sono stati abituati e per una Reggio che sia degna di essere «capitale del Mediterraneo». Le risorse ci sono e già si sa dove possono essere individuate dice serio Falcomatà, che ha anche intenzione di ribaltare il rapporto con le istituzioni nazionali «andremo lì non per chiedere favori, ma presentandoci con un’idea di città, la città che vogliamo. Torneremo a Palazzo San Giorgio senza mai dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Domenica ognuno di noi avrà la possibilità di cambiare la storia di questa città, siate protagonisti di questa scelta». Una città che dice no «alle lobbies affaristiche e criminali che l’hanno sporcata, che da noi devono stare lontane, perché non abbiamo firmato cambiali in bianco con nessuno ».
PIAZZA CAMAGNA FRA VECCHI CAMERATI E SINISTRA RADICALE
Decisamente più improvvisata e molto meno affollata la chiusura del centrodestra, inizialmente programmata per la giornata di giovedì a piazza Duomo, ma sfrattata da Gonzalo, la tempesta che ha riversato sulla città la sua furia e pioggia a secchiate. Lucio Dattola, si deve dunque accontentare di un palco rimediato in tarda serata a piazza Camagna, appena lasciata libera da Stefano Morabito, il giovane candidato di Per un’altra Reggio, la lista della sinistra radicale che a sorpresa sembra stia rosicchiando parecchi consensi fra i delusi di Falcomatà. E proprio contro il centrosinistra Morabito ci va giù duro «non siamo noi a sottarci all’accordo con Falcomatà, ma Falcomatà che ha preferito imbarcare pezzi del centrodestra scopellitiano, voltando le spalle a ipotesi di reale cambiamento in città». E mentre Morabito tuona che «non ci candidiamo a rappresentare tutta la città, ma come il sindaco Musolino, noi non rappresenteremo mai quella parte di città composta dalla politica che vive di incarichi e prebende, dall’impresa rapace che ha beneficiato di un rapporto perverso con l’ex amministrazione e con la ‘ndrangheta che lì ha messo radici» la piazza si riempie di quelli che – pur non rivendicandolo pubblicamente- con la vecchia amministrazione sono in linea di continuità, quanto meno politica. L’avvicendamento avviene senza screzi né problemi, ma sotto al palco di Dattola non si assiepa nessuna folla. In cento, forse centocinquanta sfidano il freddo, ma al candidato sindaco del centrodestra sembra importare poco, per lui comunque «questa piazza è bellissima, siamo tantissimi». Ai temerari che a suo dire «hanno sfidato il vento e il freddo per essere in piazza» giura che la sua candidatura non è dettata da ambizioni politiche, ma solo dalla« voglia di mettersi per cinque anni al servizio della città». Per questo chiede a chi sta in piazza non solo il sostegno nell’urna ma anche uno sforzo per convincere «i riottosi, i disfattisti, quelli che non hanno voglia» a sostenere il centrodestra in quella che definisce «la battaglia della politica contro l’antipolitica, delle persone per bene contro i mascalzoni». Più applausi strappa il senatore missino Renato Meduri, che tuona «oggi, come nel 1970, Reggio è stata aggredita, maltrattata e offesa, dobbiamo andare alle urne per difenderla». Ma il centrodestra – l’anziano politico se lo lascia sfuggire – i peggiori nemici sembra averli più in casa che all’esterno, se è vero che è costretto a sottolineare «contro il tradimento abbiamo sempre lottato, per questo vi dico: se qualcuno della coalizione viene a chiedere il voto per sé e come sindaco indica qualcuno che non sia Lucio Dattola, cacciatelo fuori di casa».
GRILLINI IN PIZZERIA, CHIZZONITI A PELLARO
Anche i pentastellati sembrano aver infine ceduto all’isteria da maltempo, o forse non solo. Ma più che i possibili rovesci meterologici, a spaventare la lista guidata da Vincenzo Giordano sembra essere stata la tempesta tutta interna ai Cinque stelle fra l’area “molinariana” e l’area “morriana”. Le due correnti del Movimento si erano presentate divise all’appuntamento con l’ultimo giorno di campagna elettorale. Se l’area più vicina al senatore Francesco Molinari, che ha steso la sua ala protettrice sulla lista dei pentastellati alle comunali aveva organizzato nel tardo pomeriggio un comizio di chiusura in centro città, il gruppo che si riconosce nel senatore Nicola Morra, nelle stesse ore si era dato appuntamento a Saline Joniche per un incontro a sostegno della battaglia contro la centrale a carbone. O almeno tutto così era programmato fino alle 16, quando con un messaggio sul suo profilo facebook il candidato pentastellato Giordano ha annunciato la cancellazione dell’evento previsto in piazza a Reggio – ufficialmente per permettere a tutti di partecipare all’incontro organizzato a Saline – dirottando sostenitori e simpatizzanti su una serata in una sconosciuta pizzeria nella zona sud della città.
Era programmata ed è rimasta a Pellaro la manifestazione di chiusura della campagna elettorale della lista Reggio nel Cuore del presidente della commissione regionale di vigilanza Aurelio Chizzoniti, che dai locali dell’impresa del testimone di giustizia Caminiti, da lui scelto come capolista, ha tuonato « si governa con l’ingegno, l’esperienza, il coraggio, la determinazione, la competenza che rappresentano i requisiti essenziali che scandiscono l’idoneità attitudinale alla carica di Sindaco in una città polveriera quale è Reggio Calabria». Per il noto legale, la gravissima realtà reggina «è incompatibile con qualsivoglia imbottigliatore di nuvole che con discutibile talento narrativo si prospetta quale luce riflessa di un passato i cui effetti parentelari non ba stano per affrontare adeguatamente un panorama politico alquanto peculiare diviso negli interessi e paralizzato nell’azione innovatrice da forze non sempre occulte». Un accenno per nulla velato a Falcomatà, alla cui giovane età e corta esperienza, Chizzoniti ha voluto contrapporre la sua larga esperienza e le battaglie condotte dentro e fuori dalle istituzioni.

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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