Processo Solare 2, oltre due secoli di carcere per la holding della coca
REGGIO CALABRIA Si salvano solo in sette dal pesantissimo impianto accusatorio costruito dal pm Paolo Sirleo per gli imputati del processo Crimine 3- Solare 2, il procedimento che ha incastrato la ho…

REGGIO CALABRIA Si salvano solo in sette dal pesantissimo impianto accusatorio costruito dal pm Paolo Sirleo per gli imputati del processo Crimine 3- Solare 2, il procedimento che ha incastrato la holding del narcotraffico in grado di far arrivare in Europa tonnellate e tonnellate di cocaina. Un cartello – hanno scoperto gli inquirenti con la seconda tranche investigativa del fortunato filone Solare coordinato dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri – che univa clan del mandamento jonico, come i Jerinò di Gioiosa Ionica, gli Aquino di Marina di Gioiosa Ionica, i Bruzzese di Grotteria, i Commisso di Siderno, come del mandamento tirrenico, i Pesce di Rosarno, ma coinvolgeva anche soggetti risultati in contatto con la mafia siciliana, tutti uniti nel comune business dell’importazione della “bianca”. Un fiume di droga che dall’America Latina arrivava in Europa, prima nei porti europei di Olanda e Spagna – dove l’organizzazione aveva subito nel corso delle indagini una serie di sequestri – quindi dirottato sul “più sicuro” porto di Gioia Tauro. Un business costato agli imputati le pesantissime condanne inflitte oggi dai giudici del Tribunale di Locri, presieduto da Alfredo Sicuro. La pena più alta va a Vincenzo Pesce, condannato a 30 anni di reclusione, mentre è di 20 anni 6 mesi e 14 mila euro di multa la pena inflitta a Herman Velez Balcazar. Circa due anni in meno dovrà scontare invece Giulio Loccisano, punito con una condanna a 18 anni e 6 mesi, più 120mila euro di multa, mentre è di 17 anni e 6 mesi la pena stabilita dai giudici per Edmundo Josè Salazar. Dovrà scontare 15 anni di reclusione e pagare 80mila euro di multa Michele Oppedisano, mentre è di 14 anni e 4 mesi di carcere, più 80mila euro di multa la pena inflitta a Rocco Sigilli. Rimedia invece 13 anni dietro le sbarre e 70mila euro di multa Christian Giovanbattista Sigilli, mentre si chiude con una condanna a 13 anni il processo per Edmond Como. Infine i giudici hanno condannato a 12 anni e 6 mesi e 65mila euro di sanzione pecuniaria Mario Martino, medesima multa inflitta a Fernando Luminati Tonelli, che dovrà pero scontare “solo” 11 anni, mentre è di 9 anni la condanna inflitta a Francesco Tonio Riillo e di 8 anni e 40 mila euro di multa quella decisa per Michele Oppedisano classe 1969. Escono invece assolti da ogni accusa imputati per i quali il pm Paolo Sirleo aveva chiesto pene pesantissime come Domenico Oppedisano, per il quale era stata invocata una condanna a 30 anni di reclusione, Luigi Agostino, Rinaldo Gangeri, Carlo Luciano Macrì e Giuseppe Andrea Grasso, per i quali erano stati chiesti 25 anni di carcere, più Emilio Andrianò e Vincenzo Commisso, per i quali erano state invocate pene minori.
Assoluzioni che tuttavia non inficiano l’impianto complessivo dell’inchiesta che ha smantellato il cartello voluto dal il boss Vincenzo Roccisano, zio del broker della droga Giulio Schirripa, già arrestato dalle forze di polizia internazionali nel corso dell’operazione “Progetto Reckoning”, dal quale “erediterà” i contatti con il temibile cartello della droga messicano dei Los Zetas, fondamentali per continuare a gestire il traffico di cocaina proveniente dalla Colombia e dal Venezuela e diretta a New York . È proprio negli Stati Uniti che Roccisano stringe alleanze con i fratelli Luis Ernesto, Luis Leander, e Luis Mario Lara Alvarez, il narcos venezuelano Edmundo Salazar e l’olandese Wierdjanandsing Gopal. Tutti uomini che avranno un ruolo non di poco conto nella gestione delle nuove rotte che sfruttando la società “Diamante Fruit”, serviranno per far entrare tonnellate di cocaina in Europa. Stando a quanto emerso dalle indagini, la droga viaggiava suddivisa in più lotti, stipati in diverse navi, dirette per lo più a Gioia Tauro, per poi essere smistata nei magazzini riconducibili ai Pesce, che in cambio dell’appoggio trattenevano per sè una parte della coca in arrivo. Quando le navi attraccavano invece in Spagna o nei Paesi bassi, gli uomini delle ndrine si occupavano di farla arrivare via terra in Italia e negli altri Paesi Europei. Un sistema congegnato secondo meccanismi rodati, cui sono state ammesse a partecipare grazie alla mediazione di Giuseppe Spatola, anche alcuni clan di Cosa nostra. Al riguardo, il procuratore aggiunto Gratteri aveva commentato: «L’attuale rapporto tra Cosa nostra e la ‘ndrangheta è invertito rispetto a venti anni fa. Mentre negli anni 90 la mafia siciliana era la potenza egemone nel traffico di eroina transatlantica, oggi la mafia calabrese detiene l’egemonia nel traffico di cocaina, e Cosa Nostra fornisce solo il supporto e l’aiuto nella distribuzione».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it