CATANZARO La revoca di Gianfranco Scarpelli, alla fine, è arrivata. Il decreto del commissario alla Sanità Luciano Pezzi è arrivato ieri, a poche ore dalla chiusura delle urne. Chissà quanto e in che modo l’ormai ex numero uno dell’Asp di Cosenza avrà contribuito al successo finale di “Alternativa popolare” e alla grande (ri)consacrazione elettorale del suo politico di riferimento, Pino Gentile. L’ex assessore ai Lavori pubblici ha incamerato una messe di voti (più di 10mila), decisivi per il raggiungimento del quorum da parte della coalizione guidata da Nico D’Ascola. Proprio una fortuna che Scarpelli sia rimasto al timone della più grande azienda sanitaria della regione in un momento così delicato per la Calabria (e per i suoi grandi sponsor politici). Impossibile dire se il manager abbia contribuito in maniera massiccia o meno alla rielezione di “Pinuzzu”, ma di certo ad aiutarlo a mantenere il comando dell’Asp nei giorni topici della campagna elettorale è stata una controversa decisione dello stesso Pezzi. L’intransigente Pezzi che, però, in relazione al caso Scarpelli ha dato seguito a un suo personalissimo modus operandi, sicuramente diverso da quello adottato negli ultimi due mesi.
Il generale della guardia di finanza – da quando il Consiglio dei ministri lo ha nominato sulla poltrona che fu dell’ex governatore Scopelliti – è stato implacabile nell’applicazione delle norme e in ossequio alla volontà di azzerare le nomine illegittime adottate dalla giunta regionale a trazione Stasi. L’esecutivo calabrese, in barba ai pareri di ministeri e Avvocatura dello Stato, avevano designato i nuovi commissari di 7 tra Asp e Ao regionali. Pezzi, una volta arrivato al comando della sanità, aveva cancellato tutto: decreti di revoca a go go; e i manager cari al centrodestra erano tornati a casa. Lo stesso era avvenuto per Scarpelli. Ma l’iter non si è concluso nei tempi stabiliti, e ciò ha permesso al grand commis caro ai Gentile di sedere ai piani alti dell’Azienda bruzia proprio quando i suoi “amici” ne avevano più bisogno.
LA STORIA DI SCARPELLI
Travagliata, la storia del manager cosentino. Dopo le europee dello scorso 25 maggio, che avevano lasciato fuori dal Parlamento comunitario proprio il candidato Scopelliti, la giunta regionale presieduta da Stasi lo aveva rimosso dall’incarico, guarda caso con voto contrario dell’assessore Gentile. Un putsch ordito dallo stesso ex governatore, che quel giorno sarebbe entrato a Palazzo Alemanni nonostante fosse già sospeso dalla presidenza in seguito alla condanna nel processo Fallara e avesse già rassegnato le dimissioni.
La revoca di Scarpelli era dovuta ufficialmente ai suoi problemi giudiziari: era stato rinviato a giudizio per il caso degli incarichi d’oro che sarebbero stati conferiti, in una sorta di regime di monopolio, all’avvocato Nicola Gaetano.
Scarpelli aveva però mantenuto l’incarico in quanto la nomina del suo sostituto, Alessandro Moretti, non era mai stata ratificata dal commissario ad acta alla Sanità, che in quel momento – a causa dei problemi di Scopelliti – non era ancora stato nominato dal governo Renzi.
Si arriva al 17 settembre, quando la giunta Stasi prende atto delle dimissioni di Moretti e Scarpelli torna anche formalmente a capo dell’Asp, in prosecuzione del contratto in scadenza il 28 novembre 2014.
IL RIGORE PERDUTO
Pezzi sembra aver chiaro in mente cosa fare. Un manager rinviato a giudizio, per di più per un presunto reato in danno alla stessa azienda, deve essere rimosso. Il 20 ottobre il commissario avvia il procedimento di revoca. Il decreto finale sarebbe dovuto arrivare un mese dopo, il 19 novembre, a quattro giorni dall’apertura delle urne. Pezzi, invece, non firma. Rigore e precisione subiscono un inedito colpo a vuoto. I mormorii si accavallano: qualcuno dice che il generale non voglia entrare a piedi uniti nella campagna elettorale, quindi in danno di una parte politica (Ncd); altri che abbia subito “pressioni” romane, e precisamente dal ministero alla Sanità, diretto dall’alfaniana Beatrice Lorenzin, una che aveva tutto l’interesse a che i Gentile dessero una nuova riprova della loro forza politica.
Pezzi dunque non agisce e non rimuove Scarpelli. Fino a ieri, a vittoria di Oliverio conclusa e a quorum gentiliano raggiunto.
La decadenza del dirigente è a decorrere dal 20 giugno scorso. Pezzi ha pure “risolto” il contratto proprio perché il presunto reato commessi contro l’Asp è un motivo bastevole per dare il benservito al manager. Un benservito a orologeria.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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