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La linea di “casa Tegano” e quel boom inaspettato di preferenze

REGGIO CALABRIA Contro di lui non ci sono – allo stato – contestazioni formali, nessuna accusa è stata finora mossa a carico dell’ex consigliere regionale Nino De Gaetano, ma il quadro che emerge dal…

Pubblicato il: 10/12/2014 – 10:10
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La linea di “casa Tegano” e quel boom inaspettato di preferenze

REGGIO CALABRIA Contro di lui non ci sono – allo stato – contestazioni formali, nessuna accusa è stata finora mossa a carico dell’ex consigliere regionale Nino De Gaetano, ma il quadro che emerge dal decreto di fermo con cui la Dda di Reggio Calabria ha ordinato alla Squadra mobile di stringere le manette ai polsi di 25 esponenti e fiancheggiatori del clan Tegano è a dir poco inquietante. Per la procura, si tratta di una vicenda «particolare ed incresciosa, che squarcia in modo violento alcuni retroscena legati alle discutibili metodologie di appoggio e promozione politico-elettorale adottate in questo capoluogo da esponenti delle cosche mafiose». Cosche importanti e storiche come i Tegano, che per i pm Giuseppe Lombardo e Stefano Ammendola nel 2010 si erano attivate «nel far propaganda elettorale a favore dell’esponente di “sinistra” De Gaetano, attraverso in particolare l’attiva mediazione dei fratelli Pellicano, Giovanni e Francesco, associati apicali della predetta associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetista ed in contatto con le altre famiglie ‘ndranghetiste calabre». È proprio monitorando i Pellicano che gli inquirenti sono arrivati a scoprire il quasi insospettabile appoggio per il politico, che nei panni di consigliere comunale di Reggio Calabria aveva addirittura ricoperto il ruolo di presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria. A soli 23 anni assessore al Commercio della giunta Falcomatà, De Gaetano – sintetizzano gli inquirenti – forte di un numero importante di preferenze, cambia partito, transitando dalla Federazione della sinistra al Partito democratico, ma non manca un’elezione. E proprio sull’ultima, che lo ha visto eletto in consiglio regionale con il Prc con oltre 8mila preferenze, oggi si addensano i sospetti degli investigatori. A contribuire in maniera decisiva alla sua campagna elettorale – emerge dal fermo eseguito questa notte – sono stati elementi di vertice del clan Tegano come i fratelli Pellicano, che assieme al suocero del politico – Giuseppe Suraci, storico medico di famiglia degli arcoti – si sarebbero spesi per raccogliere preferenze per De Gaetano. Una posizione non facile quella dell’anziano dottore. Cognato dell’ex segretario questore Giovanni Nucera, in passato sempre sostenuto, nel 2010 sembra sentirsi obbligato ad assecondare le ambizioni politiche del futuro genero, Nino De Gaetano. E non solo fra pazienti, assistiti o persone comuni. Grazie alla mediazione di Pellicano infatti, a fine marzo 2010 il dottore Suraci si spingerà fino a Grotteria per incontrare Sebastiano Giorgi, esponente di spicco dell’omonimo clan di San Luca, cui proprio l’uomo dei Tegano strappava la promessa di concedere appoggio politico alla persona indicata dal medico, quindi Carmelo Muià. Un impegno chiesto da Pellicano non a titolo personale – si legge nelle carte – ma a nome dell’intero clan Tegano.
Non a caso – sottolineano gli inquirenti – il 28 aprile dello stesso anno, nel corso delle perquisizioni nel covo che per mesi aveva ospitato il boss latitante Giovanni Tegano saranno rinvenuti «numerosi biglietti da visita del politico locale De Gaetano Nino, segretario regionale del partito della Rifondazione comunista ed ex consigliere ed assessore regionale al Lavoro ed alle Politiche sociali della giunta regionale uscente». Troppi – hanno considerato all’epoca gli investigatori – perché si trattasse solo di una casualità, ma in numero sufficiente da far pensare che «potessero essere utili anche ad una campagna promozionale in favore del politico». Sin da allora – si legge nel fermo – appariva «in maniera assai chiara la sussistenza di un piano di condizionamento del libero svolgimento delle turnazioni elettorali del mese di marzo 2010 e con esso il palesamento di un appoggio politico elettorale posto in essere dalla cosca Tegano in favore di un determinato candidato del momento, anche facendo ricorso all’aiuto trasversale di soggetti apparentemente terzi». Per i pm infatti, «quanto ipotizzato in ordine al sostegno offerto da Muià Carmelo, Pellicano Giovanni e Francesco, Giorgi Sebastiano e Suraci Giuseppe è dimostrato anche dal dato fattuale che il candidato De Gaetano Antonino, detto “Nino”, è stato poi eletto alle amministative del 2010 con una cascata impressionante ed inaspettata di preferenze, a fronte di una militanza politica in uno schieramento partitico storicamente insolito per il panorama reggino». Elementi che per gli inquirenti conducono a una conclusione: «La linea di condotta, per come decisa dal vertice di “casa Tegano”, è univoca, chiara ed inscindibile, motivo per cui non può che promanare solo e soltanto dal massimo rappresentante della cosca egemone, anche per tramite di “stimati” ed insospettabili professionisti (Pellicano Francesco e Suraci Giuseppe), così come da parte di autorevoli esponenti del panorama criminale locale (Muià Carmelo, Pellicano Giovanni e Giorgi Sebastiano), che si prestano ed adoperano per eseguire la volontà decisionale del vecchio Tegano».

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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