La madre denuncia la scomparsa, ma è a casa
REGGIO CALABRIA È viva, vegeta, comodamente installata a casa sua dopo un incontro avuto nel pomeriggio con il suo avvocato, la sorella di Madalina, la ventunenne ritrovata senza vita la notte del 21…

REGGIO CALABRIA È viva, vegeta, comodamente installata a casa sua dopo un incontro avuto nel pomeriggio con il suo avvocato, la sorella di Madalina, la ventunenne ritrovata senza vita la notte del 21 settembre di due anni fa. In giornata, la madre di Elena, Agafia Cutulencu, assistita dall’avvocato Giuseppina Iaria, ha presentato un esposto in Procura per denunciare la scomparsa della figlia. Nella denuncia, la Cutulencu afferma di non avere da tempo notizie né della figlia né dei suoi bambini. Circostanza appresa con stupore da Elena come dal suo avvocato, Demetrio Scarlata, non fosse altro perché i rapporti della donna con la madre sono da tempo più che raffreddati, non a caso hanno deciso di far curare i propri interessi di parte civile nel procedimento sulla morte di Madalina da due diversi legali. Superato lo stupore, tramite il suo legale la donna ha già informalmente comunicato al pm responsabile del procedimento sulla morte di Madalina – il sostituto procuratore Teodoro Catananti – la totale infondatezza della notizia diffusa dalla madre e domani andrà in Procura per valutare le azioni del caso. Nel frattempo, procedono gli approfondimenti sulla morte della ventunenne, ritrovata senza vita la notte del 21 settembre di due anni fa. Qualche settimana fa i tecnici del Ris sono tornati al civico 5f di via Bruno Buozzi, il palazzotto del centro di Reggio Calabria, da cui la ragazza si sarebbe lanciata nel vuoto, per nuovi accertamenti, di cui ancora si attende l’esito. Nonostante la morte della ragazza sia stata da subito classificata come suicidio, le indagini proseguono, anche su pressione della famiglia che non si è mai rassegnata a tale ipotesi. Madalina – hanno sempre sostenuto fra loro i familiari, in guerra fra loro ma unanimi nel respingere l’idea che la più piccola di casa avesse deciso di farla finita– non avrebbe mai scelto di suicidarsi, era una ragazza piena di vita, con programmi e progetti per il futuro che stava lavorando per realizzare, non era depressa né disperata. Per loro, dietro la morte della ventunenne ci sarebbe la mano di un assassino, che avrebbe ucciso la ragazza forse all’interno di uno degli appartamenti per poi simularne il suicidio. Un’ipotesi che adesso si tenterà di verificare anche grazie agli accertamenti tecnici degli uomini della scientifica, che da questa mattina hanno iniziato ad ispezionare anche gli appartamenti per verificare l’eventuale persistenza di tracce biologiche della ragazza, come di sangue, riscontrabile anche a distanza di anni, grazie a luci forensi e reagenti chimici come il luminol. Non è la prima volta che, su sollecitazione dei legali della famiglia, gli esperti tornano in via Bruno Buozzi. Circa un anno fa, dalla terrazza del palazzo erano stati prelevati dei campioni dello strato di coibentante che impermeabilizza il palazzo, per verificare l’eventuale presenza del materiale sotto le scarpe della ragazza. Stando alle prime ricostruzioni, proprio da lì Madalina avrebbe deciso di lanciarsi nel vuoto. Un’ipotesi che non ha mai convinto, né i familiari né i consulenti da loro contattati. Per lanciarsi di sotto, Madalina avrebbe dovuto infatti scavalcare o saltare il muretto che divide la terrazza dal largo corridoio senza ringhiere che si sporge fino a raggiungere il livello dei balconi, quindi fare ancora almeno un passo e lanciarsi nel vuoto. Dinamiche tuttora adesso al vaglio dei tecnici, che dovranno verificarne la compatibilità con le lesioni riportate dalla ragazza dopo quel misterioso, fatale volo. A oltre due anni di distanza, rimangono tuttavia ancora oscuri i legami che univano Madalina – che abitava e frequentava tutt’altra zona della città – a quel palazzo, con cui non aveva nulla a che fare, ma dal quale avrebbe inspiegabilmente scelto di porre fine alla sua vita. Allo steso modo, intatto rimane il mistero su come Madalina sia riuscita ad entrare. Addosso non le sono state trovate chiavi del portone, mentre su quelle che permettono di accedere alla terrazza esistono verbali contrastanti che raccontano realtà diverse. Secondo alcune carte, quella chiave sarebbe stata trovata al sesto piano di via Buozzi, secondo altre invece, sarebbe stata ritrovata sotto il corpo di Madalina. Un dettaglio che cambia radicalmente il quadro ancora oscuro di questa vicenda, anche perché la ventunenne non aveva alcun legame con quello stabile, dunque non si spiega come in quella sera di settembre sia riuscita ad entrare al civico 5f. Un palazzo “delicato”, incastrato nel cuore residenziale della Reggio bene, di cui però solo alcuni appartamenti sono abitati. Stando a quanto fino ad oggi dichiarato, nessuno degli inquilini – un noto ginecologo e due “funzionari dello Stato”, dicono fonti vicine alle famiglie – quella sera del 21 settembre, con l’estate alle porte solo sulla carta e le finestre presumibilmente aperte alla ricerca di impossibile refrigerio nel caldo torrido reggino, avrebbe visto o sentito nulla. Eppure,stando alle prime ricostruzioni degli inquirenti la ragazza sarebbe volata giù non più tardi delle venti e trenta. Un orario in cui si è svegli e vigili, seduti a tavola o davanti al tg della sera. Ma nessuno di quanti abitano in quel palazzo sembra essersi reso conto di quanto stesse accadendo, pochi o solo un piano più in su.
Alessia Candito