BOLOGNA Un gruppo di pachistani si occupava di portare in Italia grosse partite di eroina bianca, ma anche di cocaina e di hascisc. Poi la droga veniva ceduta a una rete di “pusher” nordafricani, incaricati dello spaccio di strada. È la doppia organizzazione scoperta a Bologna dalla polizia di Stato che, al termine di un’indagine della Procura (pm Massimiliano Rossi), ha eseguito sei provvedimenti di custodia cautelare in carcere per detenzione di stupefacenti a scopo di spaccio. In manette sono finiti due pachistani di 22 e 32 anni, tre tunisini di 30, 36 e 42 anni, e un italiano, un 30enne di Reggio Calabria già sottoposto a obbligo di firma nella sua città. Altre tre persone (due pachistani e un tunisino) sono ricercati, mentre gli indagati sono complessivamente 22. L’indagine della quarta sezione della squadra mobile è cominciata nel 2013, a seguito di alcune morti per overdose. Quell’anno ci fu infatti un aumento di decessi per droga a Bologna (una ventina), con il sospetto dell’arrivo in città di partite di eroina bianca, più pericolosa e allora definita “un flagello” dal procuratore aggiunto Valter Giovannini. Nei mesi successivi, gli investigatori hanno ricostruito l’esistenza di un “sodalizio” fra pachistani e tunisini: i primi portavano a Bologna lo stupefacente utilizzando corrieri “ovulatori” (che ingeriscono o nascondono nell’intestino la droga), i secondi gestivano lo spaccio al dettaglio fra la zona universitaria e i quartieri San Donato e Navile. Nel corso dell’indagine la polizia ha arrestato 13 pusher e sequestrato, in varie fasi, oltre un chilo di eroina bianca, 55 grammi di coca e 60 grammi di hascisc. Sono state accertate 63 cessioni di droga dai pachistani ai tunisini e circa 600 episodi di spaccio al dettaglio.
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