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Aterp, il passo indietro della Regione

CATANZARO Fermi tutti: abbiamo scherzato. La storia degli ex fondi Gescal (Gestione delle case per i lavoratori) sembrava aver già raggiunto il culmine del paradosso nel momento in cui la Regione ha…

Pubblicato il: 27/12/2014 – 7:20
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Aterp, il passo indietro della Regione

CATANZARO Fermi tutti: abbiamo scherzato. La storia degli ex fondi Gescal (Gestione delle case per i lavoratori) sembrava aver già raggiunto il culmine del paradosso nel momento in cui la Regione ha destinato alle 5 Aterp provinciali circa 150 milioni di euro provenienti da quel fondo che, per decenni, era stato alimentato con le trattenute sulle buste paga dei lavoratori dipendenti. L’obiettivo della tassa di scopo era la realizzazione di alloggi per famiglie svantaggiate, o la ristrutturazione di edifici già esistenti, o al massimo l’esproprio dei terreni su cui costruire nuove case popolari. Solo a questo dovevano servire i soldi provenienti dal fondo ex Gescal.Invece, come raccontato dal Corriere della Calabria (numero 175), le Aterp calabresi hanno affrontato con questi finanziamenti una serie di spese che nulla hanno a che vedere con gli scopi cui erano destinate. A Vibo, per fare un esempio, sono stati utilizzati per acquistare la sede in cui l’Aterp era in affitto, ma anche per comprare 6 pc e, ovviamente, assumere un bel po’ di gente (44 unità) con contratti a progetto. Ovviamente, anche gli altri enti territoriali non si sono fatti mancare nulla: short list, incarichi, assunzioni, consulenze, premi. I soldi dei lavoratori, destinati a dare un tetto a chi non ce l’ha, sono stati spesi con modalità quantomeno anomale, a ridosso della campagna elettorale e quasi sempre con metodi clientelari. Ma tutto ciò non rappresentava, come detto, il punto più basso della vicenda.La Regione Calabria, infatti, con la delibera 452 del 30 ottobre scorso ha annullato alcuni atti che avevano disciplinato il «programma operativo nel settore politiche della casa» attraverso cui quei 150 milioni di euro venivano ripartiti tra le Aterp. La giunta guidata da Antonella Stasi, però, evita accuratamente di spiegare il motivo per cui le delibere precedenti sono state annullate, e richiama solo «alcune criticità» non meglio specificate. Ma non è tutto: con il nuovo atto l’esecutivo di fatto ha rimodulato il programma operativo accorgendosi, tutto d’un tratto, che le risorse disponibili non erano più 150 milioni bensì 126, a cui ne vanno sottratti 4 utilizzati per fare fronte agli interventi precedentemente avviati «regolarmente rientranti nei termini e tempi previsti». Così, se in un primo momento gli uffici regionali avevano valutato che per effettuare la «ricognizione, la regolarizzazione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare» delle stesse Aterp servivano addirittura 25 milioni di euro, poco tempo dopo gli stessi uffici (nello specifico il dipartimento ai Lavori pubblici) ci hanno ripensato: per riuscire a capire quanti edifici possiede ogni azienda bastano 10 milioni di euro. Anzi, per la precisione 9.113.693,67, perché la differenza, ovvero poco meno di 900mila euro, era stata già erogata.Nel frattempo, tra l’altro, la Regione ha pensato bene di dare seguito, con un ritardo di circa un anno e mezzo, alla legge regionale 24/2013 che dispone l’unificazione delle 5 Aterp provinciali in un’unica azienda regionale. A guidarla sarà un commissario unico, che nel frattempo è stato nominato, motivo per cui «si ritiene necessario – si legge nell’allegato alla delibera dello scorso 30 ottobre – razionalizzare e centralizzare il progetto stesso». Il dipartimento regionale, dunque, non solo ha ridotto le somme per la ricognizione del patrimonio immobiliare da 25 a 10 milioni di euro, ma anche disposto l’accentramento del progetto che adesso sarà gestito dall’azienda regionale unica. C’è però un piccolo dettaglio che lascia aperti diversi interrogativi: al netto delle somme già spese (886.306 euro), nel nuovo atto non si fa riferimento ai 2,3 milioni di euro che l’Aterp di Vibo ha già speso per acquistare la sua sede – utilizzando i fondi ex Gescal – nel giugno scorso.Ma, tralasciando ogni considerazione sull’utilità dell’acquisto nel momento in cui le aziende saranno unificate, c’è di più: l’ente vibonese, dieci giorni dopo che la Regione ha accentrato tutto il progetto, nonostante sia stato avviato l’iter per unificare le Aterp in un’unica azienda, ha prodotto una nuova delibera per chiedere un finanziamento integrativo di oltre 500mila euro, somma che corrisponde all’Iva sull’importo pagato che prima, evidentemente, non era stata considerata. Un paradosso nel paradosso, dunque, di cui qualcuno – prima o poi – potrebbe essere chiamato a rispondere. Anche perché diverse situazioni simili di palese illegittimità esistenti nelle Aterp calabresi sono state già denunciate agli organi competenti da dipendenti la cui integrità morale, evidentemente, non è stata piegata da premi e prebende.


Sergio Pelaia

s.pelaia@corrierecal.it

 

(Questo servizio è stato pubblicato sul numero 178 del Corriere della Calabria, in edicola dal 28 novembre al 4 dicembre)

 

 

 

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