VIBO VALENTIA Il Tribunale della libertà di Catanzaro, in accoglimento di un ricorso presentato dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, ha scarcerato Giovanni Mancuso, ritenuto dagli inquirenti uno dei principali boss del clan omonimo operante a Limbadi, ristretto in regime di alta sicurezza per associazione mafiosa, usura, estorsioni ed altro, con l’aggravante delle modalità mafiose. Il legale di fiducia di Mancuso ha evidenziato una serie di argomentazioni su tutte quelle relative all’età del suo cliente, che ha 73 anni, in relazione alla compatibilità con il regime carcerario citando anche una sentenza della Corte di Cassazione. Argomentazioni che il Tdl ha fatto sue, scarcerando dal penitenziario di Secondigliano il presunto boss, attualmente imputato nel maxiprocesso “Black Money” contro la potente consorteria mafiosa, e mandandolo agli arresti domiciliari a Limbadi. Ritenuto una delle figure apicali della cosca, Giovanni Mancuso, insieme ai fratelli Pantaleone detto “Vetrinetta” ed Antonio, è accusato di aver diretto un «organismo centrale gerarchicamente sovraordinato rispetto a più rami operativi autonomi» del clan. I tre fratelli sono accusati di essere gli «organizzatori, capi e promotori dell’intera organizzazione criminale». È il primo dei boss imputati in “Black Money” a lasciare il carcere.
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