Alla politica regionale serve più "high touch"
Nell’insediamento del nuovo consiglio regionale dello scorso 7 Gennaio, sembra che “l’accorduni”, almeno nelle forme più eclatanti, non si sia verificato. A voler essere ottimisti potremmo dire che e…
Nell’insediamento del nuovo consiglio regionale dello scorso 7 Gennaio, sembra che “l’accorduni”, almeno nelle forme più eclatanti, non si sia verificato. A voler essere ottimisti potremmo dire che esso sia stato “consumato” in maniera notevolmente ridotta, rispetto alle ipotesi della vigilia, e, anzi, che si sia realizzato in linea con quello che impone la gravità della situazione presente, che richiede senso di responsabilità e spirito collaborativo. Si può parlare di “inciuci” a fronte di una maggioranza compatta, che si è pure “allargata”, come sostiene il presidente Oliverio?
E se solo di “allargamento della maggioranza” si tratta, questo potenziamento della maggioranza potrà consentire, come si auspica anche sulla base delle dichiarazioni degli attori principali della nostra politica calabrese, che il “nuovo corso” possa partire e iniziare a dispiegare i suoi benefici effetti, tanto attesi dai cittadini calabresi? Una dose di ottimismo non guasta, nella speranza che la prova dei fatti non la smentisca, oltre le ipotesi da “soccorso rosso” per quanto concerne l’elezione delle nuove cariche dell’Ufficio di presidenza del consiglio regionale.
Le ragioni e le motivazioni, ufficiali e non, di quanto accaduto nel consiglio regionale del 7 gennaio, forse saranno più chiare solo nei prossimi mesi, quando dovranno essere operate e adottate, in netta discontinuità rispetto al passato, e con “l’allargamento della maggioranza”, scelte e determinazioni in direzione del cambiamento. È auspicabile, infatti, che “l’allargamento della maggioranza” significhi unione di forze e competenze, per una unità di intenti costruttiva finalizzata alla conoscenza dei problemi e al desiderio di risolverli, in modo da tentare di superare le difficoltà che incontrerà il prossimo itinerario politico-amministrativo, in cui gli scogli non mancano: accanto alle ben note carenze strutturali del contesto socio-economico calabrese, rese più acute dalla crisi generale vissuta dal sistema-paese, esistono anche la necessità e l’obbligo di ricreare un positivo rapporto tra territorio, comunità e istituzioni, mediato dalla Politica in direzione dell’effettivo sviluppo, così da porre rimedio a un profondo disagio caratterizzato da forti tensioni sociali che rischiano di esplodere soprattutto per quanto concerne l’emergenza occupazione.
Le pur apprezzabili indicazioni, unitamente alle dichiarazioni di volontà, emerse in questi giorni dovranno essere accompagnate e seguite da azioni coerentemente concrete sul piano operativo delle gestione quotidiana per prefigurare la qualità dello sviluppo, e bloccare così l’elemento della spolicitazzazione causata dalla sfiducia e iniziare, in maniera non velleitaria, una vera stagione di cambiamento con il superamento di visioni miopi che magari riguardano, com’è accaduto fino adesso, solo il piccolo o grande utile immediato. La Regione “solidale e inclusiva”, può e deve diventare realtà, per iniziare a praticare la “virtù dell’ascolto e del più sano confronto dialettico”, senza intolleranze e senza rancori superando il grigiore delle piccole abitudini e dei piccoli e grandi compromessi.
Una Regione dove la politica sia intesa non come strumento per consumare una contesa di potere, derubricata a mera gestione dell’esistente, ma come reale opportunità di crescita e di partecipazione, perché, in fondo, nella nuova politica regionale c’è bisogno, forse, di più “high touch”, ovvero, per come è stato detto, di “più ascolto, trasparenza, competenza, capacità di dialogo”, riducendo la burocratizzazione, e privilegiando il rapporto diretto con i cittadini.