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AEMILIA | Il boss e il calciatore

REGGIO CALABRIA Dimenticati i fiumi di inchiostro dedicati ai suoi successi sul campo da gioco, l’ex calciatore della Juventus Vincenzo Iaquinta potrebbe riconquistare le prime pagine per altre que…

Pubblicato il: 04/02/2015 – 18:25
AEMILIA | Il boss e il calciatore

REGGIO CALABRIA Dimenticati i fiumi di inchiostro dedicati ai suoi successi sul campo da gioco, l’ex calciatore della Juventus Vincenzo Iaquinta potrebbe riconquistare le prime pagine per altre questioni. A distanza di quasi nove anni dalla gloria dei Mondiali di Berlino 2006, l’ex bomber finisce nelle carte dell’inchiesta della Dda di Bologna che ha visto finire in manette il padre, considerato elemento di rango della cellula emiliana del clan Grande Aracri.

 

LE ARMI IN CASA DEL PADRE
Nella casa del padre del calciatore, in una cassaforte, sono state trovate due pistole, di sua proprietà e regolarmente detenute. A Giuseppe Iaquinta era però vietata la detenzione e per questo l’uomo dovrà rispondere anche di detenzione abusiva di armi e munizioni. Nelle ultime ore gli investigatori hanno passato a pettine fitto la casa del calciatore di Quattro Castella, comune del Reggiano, ma al vaglio degli investigatori ci sono anche altri elementi emersi nel corso della lunga e complessa indagine che una settimana fa ha portato all’arresto di oltre centosessanta persone fra l’Emilia, la Calabria e il Mantovano. Stando a quanto emerso dalle indagini, nel 2011 il calciatore avrebbe partecipato infatti a diversi incontri e riunioni non solo con uomini della cellula emiliana del clan, ma anche con il boss Nicolino Grande Aracri in persona.

 

IL PAPÀ GIUSEPPE, UOMO DI RANGO DEL CLAN
Del resto, il padre – annotano gli investigatori – non è semplicemente un imprenditore a disposizione del clan, ma un «soggetto di peso all’interno della consorteria» che proprio in tale veste partecipa, ad esempio, al cosiddetto “affare blindo”, procurando 800mila dollari necessari per cambiare la somma di 1,4 milioni di euro provenienti da una rapina a un furgone blindato, ma viene anche invitato a quelle riunioni con esponenti politici come Giuseppe Pagliani, destinate ad affinare la strategia di infiltrazione del clan nella pubblica amministrazione.

 

«VIENE ANCHE GABRIEL GARKO»
«Ma a testimoniare plasticamente il suo ruolo di rango all’interno del clan è anche la partecipazione al matrimonio di Elisabetta Grande Aracri, figlia del boss “Manuzza”». In quell’occasione, uno degli uomini del clan in Emilia – di rango non sufficientemente elevato da essere invitato all’evento – chiederà chi possa chiamare per potersi congratulare quanto meno per telefono con il boss, ricevendo come indicazione proprio Iaquinta, il che – si legge nell’informativa – fa «presupporre una posizione di maggiore vicinanza dell’uomo al capo bastone di Cutro». Una circostanza implicitamente confermata dal padre del noto calciatore, che al telefono con Paolini dimostrerà di conoscere tutti i dettagli dell’evento, confidandogli di aver saputo dal boss e dal fratello Domenico che «alla cerimonia avrebbe dovuto partecipare anche l’attore Gabriel Garko quale omaggio alla sposa».

 

A PRANZO CON IL BOSS
A quel sontuoso matrimonio – gli investigatori registrano la presenza di oltre mille invitati – Vincenzo Iaquinta non è presente, ma almeno una volta – emerge dall’informativa – il noto bomber si sarebbe seduto a tavola con Nicolino “Manuzza” Grande Aracri. Da una serie di conversazioni intercettate gli investigatori scoprono infatti che il 20 agosto Vincenzo Iaquinta, il padre Giuseppe, nonché una serie di uomini di rango del clan come Antonio Gualtieri, sono stati tutti ospiti al residence Porto Kaleo, a Marinella di Cutro, presso il villaggio turistico Porto Kaleo dove – si legge nelle carte – Nicolino e il fratello hanno casa. Il giorno precedente invece, Iaquinta era proprio a casa di Paolini, definito dagli investigatori «sorta di pr della cellula emiliana», responsabile degli abboccamenti con le forze di polizia.

 

IAQUINTA, GATTUSO E QUELLE CHIAMATE A MARCHISIO
Con Vincenzo Iaquinta, Paolini è in confidenza, con lui – sottolineano gli investigatori – «intrattiene continui rapporti telefonici», così come con il suo procuratore, Cataldo Ceravolo, e con Francesco Gattuso, padre dello storico giocatore del Milan Rino, mentre sono solo tentativi di chiamata quelli registrati sull’utenza del centrocampista Claudio Marchisio, che «il pr dei clan» cercherà per reperire i biglietti di una partita della Juve. «Tali rapporti – sottolineano gli investigatori – permettono a Alfonso Paolini di incrementare ulteriori contatti con soggetti appartenenti alla sfera politica e alle forze di polizia della provincia reggiana, sfruttando, quale merce di scambio, biglietti per partite di calcio, magliette, autografi ed altro materiale correlabile al mondo del calcio professionistico».

 

STRATEGIE ECONOMICHE DISCUSSE A TAVOLA
Proprio una di queste telefonate permetterà agli investigatori di riscontrare la presenza di Vincenzo Iaquinta a un’altra cena del clan. Questa volta – è il 5 luglio del 2011 – si svolge in Emilia, nel ristorante di uno degli indagati, Gaetano Brescia, e vede sedere al tavolo uomini di peso del clan. In discussione c’è infatti la proposta del responsabile economico degli affari del clan in Emilia, Antonio Gualtieri, di creare «un consorzio o una cooperativa edile» nella provincia di Reggio Emilia che possa anche operare nel comune di Cutro per «lavori grossi». Ma questa non è l’unica occasione in cui gli uomini del Ros abbiano registrato la presenza del calciatore a riunioni operative del clan.

 

SUMMIT E RIUNIONI
Al vaglio di investigatori e inquirenti, che non è escluso che in futuro ne chiedano conto proprio a Iaquinta, ci sono due summit a cui il calciatore avrebbe partecipato. Il primo si svolge il 19 giugno del 2011 in Emilia, alla presenza della consulente finanziaria cui il clan si appoggia, Roberta Tattini, che in quel periodo si occupa di assicurare copertura paralegale all’affare Blindo. Al termine di una concitata giornata di riunioni, sarà proprio lei a rivelare prima a Gaetano Massa, fratello di Ezio, uno dei finanziatori coinvolti nell’affare, quindi al marito, Fulvio Stefanelli «io so chi ho di fronte, c’è Vincenzo Iaquinta qui». Un dato che diventa significativo per i magistrati perché nella medesima conversazione la donna rivela di aver visto e fotografato un «cartone pieno di dollari», che stando a quanto emerso dall’inchiesta proprio il padre del bomber aveva procurato. Ma a interessare ancor di più gli investigatori è un secondo summit, avvenuto a casa del boss Nicolino Grande Aracri. Ascoltando le telefonate di Gualtieri infatti, stando a quanto annotano gli investigatori «si ha la certezza della presenza al summit di Iaquinta Giuseppe e del figlio Vincenzo». Una circostanza che probabilmente a breve il calciatore sarà chiamato a spiegare.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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