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BLITZ ANTIDROGA | «L'eroina continua a uccidere»

REGGIO CALABRIA Ventitré persone in carcere, cinque ai domiciliari, uno attivamente ricercato su tutto il territorio nazionale mentre in dieci vengono indagati a piede libero. Sono questi i numeri …

Pubblicato il: 10/02/2015 – 13:04
BLITZ ANTIDROGA | «L'eroina continua a uccidere»

REGGIO CALABRIA Ventitré persone in carcere, cinque ai domiciliari, uno attivamente ricercato su tutto il territorio nazionale mentre in dieci vengono indagati a piede libero. Sono questi i numeri dell’operazione messa a segno questa notte dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di Condofuri, coadiuvati dagli uomini della Mobile di Piacenza e Milano, che ha sgominato una rodata rete di traffico e spaccio di eroina e cocaina. «Si tratta di un’operazione importante – ha voluto sottolineare il questore Guido Longo, ormai al suo ultimo incontro con la stampa prima del trasferimento a Palermo – perché dimostra che l’eroina è ancora in circolazione e continua a mietere vittime. Tutte le droghe sono estremamente pericolose, ma l’eroina è deleteria per la gioventù anche perché la rende un enorme bacino di utenza per la ‘ndrangheta. Chi ha bisogno di eroina, si presta a qualsiasi cosa». E proprio su questo bisogno divenuto fisiologico per i tossicodipendenti – ha svelato l’indagine diretta dal pm Antonio De Bernardo con il coordinamento del procuratore Federico Cafiero De Raho – puntava la rete gestita da Rocco Mandalari, Amarildo Canaj, Caterina Ierardo e Leonardo Marino. Erano loro a gestire la folta rete di pusher – Giuseppe Giorgio Iaria, Liliana Barbuto, Domenico Falleti, Pina Alampi, Domenico Giuffrè, Vittoria Sharon Beier, Spinelli, Luigi Pitarelli, Alessandro Ferraro, Demetrio Missineo e Francesco Mario Altomonte – che era in grado di smerciare eroina e cocaina che il gruppo riusciva a procurarsi ad Africo, da Melito fino a Villa San Giovanni. Insieme a loro sono finiti in carcere perché sospettati di far parte a vario titolo dell’organizzazione Vincenzo Luciano Alberti, Francesco Spinelli e Francesco Stilo, mentre ai domiciliari per ordine del gip vanno Pasquale Barresi, Paolo Calabrò, Daniela Caffarata, Carmelo Santo Rogolino e Domenico Tavani. «Si tratta di una rete ampia e consolidata – ha sottolineato il procuratore capo della Dda, Federico Cafiero De Raho – in grado di gestire una florida attività di spaccio e con numerosissimi clienti». Una rete di “venditori di morte” ha sottolineato il procuratore che – stando a quanto emerso dalle indagini- avrebbero causato il decesso di almeno uno dei loro clienti, Mario Negro, morto per overdose subito dopo aver comprato una dose da Mandalari e Marino. «Per questo – ha aggiunto Cafiero De Raho – nonostante non sia stato possibile raccogliere gli elementi necessari per contestare l’omicidio, i due devono rispondere anche di morte come conseguenza di altro reato». Ma potenzialmente le vittime della rete potrebbero essere decine. Quella gestita da Mandalari, Canj, Ierardo e Marino era infatti una rete ampia e che progressivamente aveva iniziato ad espandersi dalla jonica alla città, fino alle prime propaggini della tirrenica. «Nell’arco di una giornata abbiamo registrato anche quindici/ venti cessioni di dosi che arrivavano fino a trenta grammi. Il prezzo di mercato per un singolo grammo di eroina va dai venticinque ai trenta euro», ha spiegato il dirigente del commissariato di Condofuri, Enrico Palermo, chiarendo i numeri di un business estremamente remunerativo e mortale, oggi fatto saltare dall’inchiesta della Dda, che «pur non essendo riuscita a individuare i fornitori» ha sottolineato Cafiero De Raho, ha fatto pressoché tabula rasa dell’ampia rete di distribuzione. A mettere in moto la macchina delle indagini è stato l’arresto di due degli elementi apicali del gruppo, Mandalari e Marino, finiti in manette nel maggio 2009 perché trovati in possesso di 40 grammi di eroina, occultata all’interno del circolo ricreativo Aics Arcipesca Fisa di Melito Porto Salvo, di cui i due erano soci e gestori di fatto). Un particolare che ha imposto una serie di approfondimenti sulle persone che ruotavano attorno ai due, a partire dalla moglie di Marino, Caterina Ierardo, e da Amarildo Canaj, incaricato di procacciare, trasportare e distribuire la sostanza stupefacente. E se l’unico elemento di collegamento con i fornitori individuato è un minore, arrestato nel corso delle indagini perché ritenuto elemento di collegamento con i fornitori di Africo, l’indagine è riuscita ad individuare e bloccare il gruppo che da Melito era stato in grado di inondare di droga la provincia. Attorno a loro – hanno scoperto gli investigatori in lunghi mesi di pedinamenti e intercettazioni – si muoveva una rete composita di pusher e clienti, in grado di comunicare con un linguaggio criptico e codificato. «I nostri investigatori – ha detto il dirigente della Mobile Francesco Rattà – sono stati in grado di comprendere il codice estremamente ciptico usato da spacciatori e clienti». Non si tratta semplicemente di espressioni allusive come “stasera ci vediamo a cena”. A volte bastava un semplice squillo telefonico. «Gli spacciatori stabilivano – ha continuato Rattà – preventivamente con gli acquirenti luoghi d’incontro e i quantitativi delle cessioni di sostanza stupefacente. Anche uno squillo era sufficiente per far capire all’interlocutore cosa fare e dove andare. In caso di variazioni del programma, bastava un messaggio e gli accordi venivano subito rettificati». Precauzioni che tuttavia non sono servite al gruppo per evitare l’arresto.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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