Incalza e l'emendamento (bocciato) di Bruno Bossio
I magistrati della Procura di Firenze ne sono convinti: la capacità di Ercole Incalza di condizionare le scelte della politica e delle istituzioni emerge anche nel momento in cui viene deciso il rinn…

I magistrati della Procura di Firenze ne sono convinti: la capacità di Ercole Incalza di condizionare le scelte della politica e delle istituzioni emerge anche nel momento in cui viene deciso il rinnovo della sua carica. Il potente dirigente pubblico, finito in manette nell’ambito dell’operazione sulle “Grandi opere”, il 17 febbraio 2014 viene infatti rinominato, a seguito di un concorso, Capo della Struttura di missione del ministero delle Infrastrutture. Lo stesso Incalza in quei giorni parla compiaciuto con sua figlia del fatto che il Corriere della Sera lo annovera tra i sei uomini più importanti del Paese, ma è altrettanto infastidito da un’intervista di Francesco Boccia al Fatto Quotidiano in cui l’esponente del Pd faceva riferimento a «una certa alta burocrazia ministeriale» che, mantenendo per troppi anni postazioni apicali, si oppone, a suo parere, ad ogni progetto di riforma. Il superdirigente attiva subito i suoi contatti, tanto da arrivare a dire a una persona a lui vicina «chiamiamo… avvisiamo D’Alema…».Ma ancora più delle esternazioni di Boccia alla stampa, a preoccupare Incalza è una nuova norma che non consente di rimanere nella pubblica amministrazione al superamento del limite d’età per la pensione e che, quindi, gli imporrebbe di lasciare l’incarico a fine dicembre 2014. Tra i contatti che il manager finito in manette attiva per trovare una soluzione alla questione c’è anche il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, a cui il 20 ottobre 2014 segnala che non è stato presentato – si legge nell’ordinanza del gip di Firenze – un emendamento che riguarda la Struttura Tecnica di Missione: «… invece ci siamo guardati la cosa… la commissione.. non hanno messo l’emendamento della struttura Tecnica di Missione.. ti ricordi?». E Del Basso assicura che provvederà subito a far presentare dalla deputata cosentina Enza Bruno Bossio un emendamento che gli consentirebbe di mantenere il suo incarico fino al termine del 2015: «… lo dobbiamo far presentare ora … quello era decaduto come sai … proposto .. quindi noi lo dobbiamo far mettere per l’Aula entro l’una ..ora me l’ha detto Giusy ora chiamo subito Enza Bruno Bossio”». Poco dopo, il sottosegretario con un messaggio rassicura Incalza dicendo che Bruno Bossio ha depositato l’emendamento. Sarà però la sua collaboratrice Ida Tramonti, il giorno successivo, a comunicargli che l’emendamento è stato bocciato, anche se la donna gli garantisce che sarà riproposto nella legge di stabilità presentata direttamente dal governo «avendo – scrive il gip – Umberto Del Basso De Caro già parlato con il ministro Lupi». Dopo appena due giorni, il 23 ottobre 2014, è invece Del Basso De Caro a chiedere aiuto proprio ad Ercole Incalza perché un emendamento relativo ad un’opera di suo interesse non è passato: «… Mi affido, come sempre, al tuo senso di responsabilità ed alla tua esperienza della quale ho assoluto bisogno per realizzare l’opera …».
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it