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Suicidio Giusti, aperta un'inchiesta

CATANZARO La Procura della Repubblica di Catanzaro ha aperto un’inchiesta sulla morte dell’ex giudice Giancarlo Giusti, trovato impiccato nella sua casa di Montepaone Lido, sulla costa ionica catanza…

Pubblicato il: 16/03/2015 – 15:39
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Suicidio Giusti, aperta un'inchiesta

CATANZARO La Procura della Repubblica di Catanzaro ha aperto un’inchiesta sulla morte dell’ex giudice Giancarlo Giusti, trovato impiccato nella sua casa di Montepaone Lido, sulla costa ionica catanzarese, dove viveva sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma alla polizia giudiziaria a seguito dei procedimenti giudiziari a suo carico nei quali è stato accusato di corruzione aggravata. Il sostituto procuratore, Fabiana Rapino, che coordina le indagini dei carabinieri, disporrà oggi stesso l’autopsia sul cadavere dell’uomo, e già nelle prossime ore inizierà ad ascoltare i familiari di Giusti. Gli investigatori, secondo quanto appreso, non nutrono molti dubbi sull’ipotesi da subito più accreditata che sia stato lo stesso magistrato a togliersi la vita, ma ogni possibilità deve comunque essere approfonditamente vagliata prima di poter essere esclusa, e comunque è necessario fare maggiore chiarezza possibile su quanto avvenuto.

In passato, e precisamente nell’ottobre del 2012, il giudice Giusti fu protagonista di un tentativo di suicidio avvenuto nel carcere milanese di Opera, all’indomani della condanna a 4 anni di reclusione inflittagli quel settembre per corruzione aggravata dalla finalita’ mafiosa, per presunti rapporti con la ‘ndrangheta, contestatagli nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Milano che nel marzo precedente aveva portato all’arresto di Giusti ed alla conseguente sospensione del magistrato da parte del Consiglio superiore della magistratura. Tempo dopo, il 14 febbraio del 2014, Giusti fu coinvolto in una nuova inchiesta, questa volta della Dda di Reggio Calabria, sfociata nell’operazione denominata “Abbraccio” su presunti favori al clan Bellocco di Rosarno. Quell’ordinanza cautelare fu notificata a giudice Giusti presso il suo domicilio, dove l’uomo all’epoca si trovava agli arresti per la precedente condanna. A seguito di quel procedimento Giusti fu rinviato a giudizio e la nuova udienza del processo dibattimentale a suo carico è fissata per il prossimo 14 maggio davanti al tribunale collegiale del capoluogo calabrese, che a questo punto potrà solo prendere atto della sua morte. Per i suoi coimputati che scelsero il rito abbreviato, invece, si tornerà davanti al giudice distrettuale dell’udienza preliminare, nell’aula bunker di Catanzaro, il 14 aprile.

 

IL LEGALE: GLI DISSI CHE PER ME ERA INNOCENTE 

“A Giusti – ricorda il legale – di ritorno dalla Cassazione dissi: tu puoi avere tutti i rapporti, anche che io non conosco, con Lampada; puoi avere concordato di fare tutto quello che ti pare per chissà quanti milioni, ma da queste carte tu per me sei assolutamente innocente. Non c’è una corrispondenza con quanto tu hai fatto, che certamente è censurabile dal punto di vista strettamente deontologico. Ma da qui ad arrivare al reato ne passa’”. “Sulla base della decisione della Cassazione – ha proseguito l’avvocato Femia – stiamo parlando di 1.700 euro spesi da Lampada in favore di Giusti per avere in cambio, secondo l’impostazione accusatoria ritenuta anche dalla Cassazione, la nomina, peraltro fatta da un collegio, della cugina quale custode di beni sequestrati alla famiglia Pelle. Beni che poi sono stati confiscati. Oltre a questo ci sono due incarichi di monocratico, piccole cose, e una causa riguardante la moglie di Lampada che Giusti non si è mai fatta assegnare e che è stata gestita da altri magistrati, che hanno dichiarato di non essere mai stati contattati da Giusti”.

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