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Gli interessi del “Sistema” sull'A3 e la tragedia del viadotto

Probabilmente non conoscevano neanche la faccia di Adrian Miholca. Venticinque anni, origini rumene, Adrian passava cinque giorni a settimana sui cantieri calabresi dell’A3. Era dipendente di una d…

Pubblicato il: 17/03/2015 – 14:19
Gli interessi del “Sistema” sull'A3 e la tragedia del viadotto

Probabilmente non conoscevano neanche la faccia di Adrian Miholca. Venticinque anni, origini rumene, Adrian passava cinque giorni a settimana sui cantieri calabresi dell’A3. Era dipendente di una ditta che lavorava in subappalto sul tratto cosentino della Salerno-Reggio e, lo scorso 2 marzo, mentre era a bordo di una piccola ruspa, a causa del crollo di un viadotto si è schiantato al suolo dopo un volo di 80 metri. Un incidente gravissimo destinato, passata l’indignazione del momento, a finire nel dimenticatoio assieme agli altri casi di morti bianche – circa 1000 nel 2014 – che si verificano ogni anno in Italia. Ma anche se non avevano idea di chi fosse Adrian, alcuni degli indagati coinvolti nell’inchiesta “Sistema” sulle tangenti per le Grandi opere – condotta ieri dalla Procura di Firenze e dal Ros – erano molto preoccupati del tragico incidente che ha causato la sua morte.
«La notizia – si legge nell’ordinanza vergata dal gip – suscita l’allarme sia di Stefano Perotti sia di Giulio Burchi. Il primo afferma espressamente, per telefono, che l’incidente è avvenuto in un cantiere in cui lui ha la direzione dei lavori e decide immediatamente di partire per la Calabria». Perotti è uno degli imprenditori arrestati ieri assieme all’ex supermanager Ercole Incalza, al suo collaboratore Sandro Pacella e a Franco Cavallo, presidente di Centostazioni spa (Gruppo Fs) che per i magistrati toscani aveva uno stretto legame con Maurizio Lupi, tanto da fare diversi favori al ministro e ai suoi familiari. E proprio a Cavallo, il giorno in cui Adrian muore, Perotti telefona preoccupato spiegando che sta partendo per la Calabria: «…eh non lo so guarda perché sto partendo adesso … tra l’altro mi si è rotta la macchina per cui sono pure in mezzo alla strada … è successo un incidente mortale sul nostro cantiere giù in Calabria per cui sto volando giù … è morto un operaio è venuto giù però un pezzo di viadotto mentre stavano lavorando sopra … un vecchio viadotto dove stavano facendo manutenzione … per cui … niente stasera devo volare là …».
La stessa sera Alessandro Frascari, presidente del Consiglio d’amministrazione della Siteco srl (società «riconducibile» a una ltro indagato, Giulio Burchi, che ha firmato un contratto di collaborazione con la SPM srl per la direzione lavori), avvisa Burchi del grave incidente. Ma secondo gli inquirenti, dalle telefonate in questione «sembra di intendere che a livello di collaborazione per la direzione lavori per cui è stato firmato il cointratto fra la società Siteco e la SPM Ingegneria srl, non sia stata effettuata alcuna reale attività» Burchi, infatti, chiede a Frascari di verificare nel dettaglio il contenuto del contratto stipulato con la Spm perché teme di essere coinvolto nelle responsabilità per l’infortunio mortale: «… c’è il contratto ma non è mai stata attivata nessuna attività di collaborazione…». E come funzionasse il “sistema” lo si intuisce facilmente da un’altra conversazione, datata 7 ottobre 2014, in cui Burchi, parlando con l’amico e collega Angelo Villa, racconta: «… io c’ho… perché io c’avevo… c’ho un lotto che ho preso insieme a quell’asino di Perotti… però fa sempre l’asino guarda… mai fare del bene a degli asini, sulla Salerno – Reggio Calabria però… lì c’era magari bisogno di un ingegnere però lui ci ha messo tutta la equipe che aveva su un altro lotto mi da un fee.. mi da praticamente un… una… una percentuale sui lavori che vengono fuori ma dice però che però la squadra ce l’ha già tutta completa, capirai che non c’ha mai un cazzo di nessuno… lui fa dei casini, non si riesce ad arrivare mai in fondo a nessuna parte… comunque vediamo come vanno ‘ste cose io forse ho degli sviluppi nella mia carriera…».
Che gli incarichi siano solo formali emerge anche da un’altra circostanza richiamata nelle carte dell’inchiesta. L’11 novembre 2014 Perotti dà disposizione di preparare il contratto di collaborazione con la società Siteco per un importo di 50mila euro annui («sì un incarico … che è quello di specialist structure in sostanza»). «Dalla conversazione traspare – scrive il gip Pezzuti – come la cifra sia arbitraria e non costituisca il corrispettivo di una precisa prestazione. Afferma, infatti, Stefano Perotti: “… io c’ho solo questo problema di fare questo contratto con SITECO per dargli … per avere il supporto … io pensavo di fargli un contratto di 50.000 euro l’anno .. sono 4 anni di attività e sono 200.000 euro … mi sembra che … questo viene a chiamata .. io gli darei 50.000 euro l’anno …“». E neanche una settimana dopo Burchi, con un messaggio, ringrazia Stefano Perotti, «facendo evidentemente riferimento all’offerta di collaborazione per l’appalto che quest’ultimo gli ha fatto pervenire (“Mi sembra ok , grazie…ci sentiam poi“)».
Secondo gli inquirenti Burchi e Perotti, sfruttando i rapporti tra quest’ultimo, Cavallo e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, si sarebbero fatti prima promettere e poi assegnare da Giandomenico Ghella e Giulio Grimaldi (che agivano per conto della spa “Ghella” e del consorzio “Italsarc”) la direzione dei lavori inerenti l’appalto Anas da 600 milioni di euro relativo al tratto compreso tra gli svincoli di Laino Borgo e Campotenese (dal km 153,400 al km 173,900) «come prezzo della mediazione illecita verso il ministro».

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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