Matacena: «Pronto a svelare i conti delle tangenti Telekom Serbia»
REGGIO CALABRIA Non è dato sapere quale reazione sperasse di provocare l’ex parlamentare di Forza Italia, da tempo latitante, Amedeo Matacena, ma di certo i suo familiari – e la moglie Chiara Rizzo i…

REGGIO CALABRIA Non è dato sapere quale reazione sperasse di provocare l’ex parlamentare di Forza Italia, da tempo latitante, Amedeo Matacena, ma di certo i suo familiari – e la moglie Chiara Rizzo in primis – non sembrano avere per nulla gradito le sue clamorose dichiarazioni. Mentre Italia ed Emirati lavorano ad un accordo che permetta al più presto la sua estradizione in Italia – dove lo attende una condanna in via definitiva per un mafia e un’ordinanza di custodia cautelare per un nuovo procedimento – Matacena fa sapere che «se dovesse succedere qualcosa a me o ai miei familiari, verrebbero consegnati e pubblicati in Italia i numeri dei conti correnti svizzeri sui quali sono state depositate le somme delle tangenti dell’affare Telekom Serbia», che a detta del politico latitante sarebbero state portate «con un aereo privato dalla Serbia in Svizzera. Un broker che conosco mise i soldi su tre conti correnti di tre importanti esponenti della sinistra italiana e mi consegnò quei numeri, che non sono l’unico a sapere».
Perché sia a conoscenza di queste presunte transazioni, che ruolo abbia avuto e per quale motivo sia stato coinvolto nel presunto affare, Matacena non lo dice, ma di certo sembra voler mandare un messaggio molto chiaro, soprattutto all’indirizzo del deputato dem, Davide Mattiello, esponente delle commissioni Antimafia e Giustizia, il quale non ha risparmiato parole dure all’indirizzo dell’ex collega oggi latitante. «Non so per chi fa il ventriloquo il collega deputato del Pd Davide Mattiello – afferma Matacena da Dubai –. Io credo, però, che loro sappiano che se dovesse accadere qualcosa alla mia incolumità o a quella dei miei familiari, verrebbero subito resi noti questi conti correnti».
Una minaccia poco velata rivolta verso soggetti – «loro» dice Matacena – che l’ex politico latitante non si preoccupa di specificare, ma che fa saltare sulla sedia i legali della moglie, gli avvocati Bonaventura Candido e Carlo Biondi, che probabilmente temono che i magistrati di Reggio Calabria o altre Procure chiedano conto alla propria cliente delle clamorose affermazioni di Matacena. E forse proprio per questo si sono affrettati a correre ai ripari. «La mia cliente prende le distanze dalle dichiarazioni di Amedeo Matacena che riguardano questioni delle quali Chiara Rizzo non sa assolutamente nulla – ha fatto sapere l’avvocato Candido –. Non ci sono ragioni perché lei e i suoi figli possano avere timori di sorta. La mia assistita intende solo occuparsi della propria difesa con l’uso degli strumenti processuali e nei limiti dei fatti oggetto di contestazione».
Parole chiare, che cercano di mettere la maggior distanza possibile fra la Rizzo e il marito, ancora a Dubai e assolutamente determinato a rimanerci fin quando la pena cui è stato condannato non sarà più eseguibile. «Se l’Italia non riesce a far scontare una condanna entro il doppio degli anni della pena – spiega – quella condanna decade. Io sono qui da un anno ed essendo stato condannato a tre anni, devo rimanerne a Dubai altri 5». Parole che non sembrano essere piaciute ai legali della Rizzo, chiamata non solo ad affrontare il processo che il marito sta dribblando, ma le ricadute – anche legali – dei suoi exploit.
«Sarebbe utile che Matacena, libero ovviamente di dichiarare ciò che crede – dice in proposito l’avvocato Candido – evitasse di includere Chiara Rizzo nelle sue sortite mediatiche». Sortite che hanno a che fare non solo con le infuocate dichiarazioni di Mattiello, che più volte ha chiesto al politico latitante di consegnarsi, ma probabilmente anche con reazioni avvenute in settimana lontane dai riflettori. Assolutamente poco casuali sembrano infatti le parole al vetriolo che Matacena ha riservato ai suoi ex colleghi del centrodestra. «A Palermo – ricorda – testimoniai per due volte a favore di Marcello dell’Utri, la seconda anche se non ero stato ricandidato. A Caltanissetta, citato come teste da Berlusconi, testimoniai contro l’ex magistrato Caselli. Ma Fi mi ha usato come uno straccio vecchio. Sono stato sacrificato dal partito per dare in pasto alla stampa la notizia che il partito faceva pulizia nelle liste».
Proprio Dell’Utri e Berlusconi sono stati citati come testi a discarico tanto da Rizzo come dallo storico braccio destro del politico, Martino Politi, il che – mormorano fonti vicine alle indagini – fa apparire una troppo curiosa coincidenza che Matacena si sia premurato di ricordare di essersi speso in tribunale per entrambi. Il sospetto è che qualcuno non abbia per nulla gradito la convocazione e si sia preoccupato di farlo sapere al politico latitante, che sembrerebbe non averla presa bene, presentando il conto di quanto fatto in passato. Ipotesi – stando a indiscrezioni in queste ore al vaglio degli investigatori –, sulle quali è probabile che già il 25 marzo, in occasione della prossima udienza, possano chiedere lumi. Allo stesso modo, è molto probabile che già in queste ore gli inquirenti si stiano attivando per comprendere quali siano i misteriosi “business” che occupano le ore e i pensieri di Matacena, che da Dubai si lamenta: «Ho una stanza in affitto in una casa e sto cercando di fare qualche business. Tutto il mio patrimonio è stato sequestrato. Ho lavorato come maitre per un periodo in un noto ristorante, ma poi la notizia uscì sui giornali e mi fu chiesto di lasciare quel lavoro. Ora mi sto interessando a una compravendita di prodotti petroliferi e di metalli: ho tante cose aperte, prima o poi qualcosa arriverà».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it