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COLUMBUS | Fazio, l'ambasciatore dei narcos in Calabria

REGGIO CALABRIA «Tu devi dare conto di tante cose». Sta tutto in questa frase, pesantemente allusiva anche se pronunciata in tempi non sospetti, il rapporto fra Gregorio Gigliotti, mente e regista de…

Pubblicato il: 07/05/2015 – 11:14
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COLUMBUS | Fazio, l'ambasciatore dei narcos in Calabria

REGGIO CALABRIA «Tu devi dare conto di tante cose». Sta tutto in questa frase, pesantemente allusiva anche se pronunciata in tempi non sospetti, il rapporto fra Gregorio Gigliotti, mente e regista del traffico di droga che dagli Stati Uniti arrivava in Italia, e Franco Fazio, suo principale ambasciatore in Calabria, nonché uomo di fiducia nella gestione delle trattative, tanto con i narcos costaricensi, come con gli acquirenti calabresi. A lui, il narco-ristoratore delega i rapporti con i suoi principali clienti e “compari” calabresi, Francesco e Carmine Violi, espressione del potente clan Alvaro di Sinopoli, anche quando da gestire c’è un crescente debito relativo a forniture non pagate.

IL DEBITO DEI VIOLI
Un ginepraio in cui Fazio si districa, facendo da tramite tra Francesco Violi che prende tempo e un Gigliotti sempre più inferocito, che pretende il pagamento della droga fornita. Anche perché – apprende il narco-ristoratore da Fazio che per lui gestisce la piazza calabrese – i potenziali “clienti” aumentano, di pari passo con l’aumento delle difficoltà nell’approntare nuove spedizioni. «Ce li ha? – ringhia Gigliotti, imbestialito al telefono – Digli di cacciare gli altri! Che le persone non vanno a rischiare per…». Formalmente, si parla di olio. Ma in realtà gli investigatori sanno che il reale argomento di conversazione è la cocaina. Da New York, il narco-ristoratore fa pressioni, pretende che i Violi, cui è legato da rapporto di comparato, paghino prontamente il debito e si organizza per presentare personalmente il conto ai fratelli. «Ci vado io – assicura a Fazio – il 23 arrivo, mi affitto una macchina e da Sant’Eufemia vado io direttamente, glielo puoi dire».

«ROMPIAMO IL SANGIOVANNI» CON IL CLAN
Un atteggiamento risoluto quello di Gigliotti, che nonostante sappia perfettamente di avere a che fare con uomini del clan non ha paura di avanzare pretese o fare minacce. «Va a finire che il sangiovanni (rapporto di comparato, ndr) lo rompiamo con questo qua! Che quello i soldi glieli ha dati..lui coglioneggia la viola.. se si pensa che è ‘ndranghetista (inc)..che cazzo di tipi che sono cazzo, e io che mi ci metto». Un passaggio importante per gli inquirenti italiani, perché svela non solo la caratura criminale del narco-ristoratore, ma anche i problemi che i mancati introiti stavano generando con i narcos centroamericani. Poco dopo gli investigatori lo sentiranno dire infatti: «Mi hanno sparato sulla casa, lo sai tu? Lo hai saputo questo fatto? Li hanno mandati da là (dal Costa rica, ndr) che gli devo 100mila dollari. E io la sto tirando, tira e molla. Mi hanno bombardato e lui coglioneggia».

IL PASTICCIO DI CATANZARO
Ma il pessimo pagatore Francesco Violi non sarà l’unico a “deludere” Gigliotti. Lontano dall’occhio del padrone, anche il fedele soldato Fazio inizia a fare di testa sua. Sottrae una parte del carico per venderlo in proprio, ma quando il suo cliente, Domenico Berlingeri, ha difficoltà a pagare la fornitura di 640 grammi di cocaina acquistata, per Fazio cominciano i guai. Di suo non ha come coprire il buco e ha pochissimo tempo per recuperare l’ammanco perché Gigliotti sta per arrivare in Italia, proprio per verificare cosa stia succedendo nella rete calabrese.

LE IRE DELLA FAMIGLIA
Come ampiamente paventato – e registrato dagli investigatori nelle frequenti conversazioni telefoniche con un’amica – Fazio non ce la fa a recuperare il debito, che per Gigliotti è in tutto e per tutto un tradimento. Il narco-ristoratore ne parla con la moglie Eleonora, suo vero e proprio braccio destro, e con il figlio Angelo, che addirittura si offre di trasferirsi in Calabria per prendere il posto di Fazio, il quale per onorare il debito verrà obbligato a fermarsi per mesi a New York, da dove viaggerà regolarmente per il Costa Rica con il compito di pagare i narcos. Prima però, deve recuperare i 20mila euro sottratti in droga, per questo fa pressione su Belingeri, mentre a Crotone entra in contatto con una rete di pusher per tentare di recuperare qualcosa dallo smercio al dettaglio.

LE MINACCE DI GIGLIOTTI
Ma Gigliotti dubita seriamente che ci riesca. In realtà, dubita che quell’ammanco sia relativo a investimenti sbagliati. «Ma io ti giuro, speriamo che raccoglie sti venti… ma io dopo che chiudo lo strumento gli chiedo se è vero (…) se mi dice “li ho presi io” bum bum bum lo scarico a terra, lo pisturio, lo stiracchio, lo lascio in mezzo alla strada, alla piazza». Nel frattempo lo sottopone a mille angherie, lo minaccia, lo obbliga a fargli da autista, gli delega le pratiche per l’acquisto di una casa. E anche quando Fazio riesce a restituire parte del debito, mette una serie di condizioni per chiudere l’incidente: dovrà andare a New York e da lì due volte in Costa Rica con i soldi per i narcos, quindi «ti prepari cinque chili e li porti qua».

I SEQUESTRI METTONO FUORI GIOCO LA RETE
Ma anche in Centro America – dove obbediente Fazio si reca – non tutto fila liscio. I narcos lamentano precedenti spedizioni non pagate, minacciano di dimezzare il carico, e per Gigliotti è la goccia che fa traboccare il vaso. Alla moglie dice: «A questo io l’ho fatto un segno.. lui e il fratello sono fatti. Mi deve dare 35mila euro il compare, gli dico “tieniteli” ma devono sparire questi due (..) e poi vediamo, bruciati dentro l’acido». In cambio dell’omicidio dei due fratelli Fazio, il narco-ristoratore sarebbe stato disponibile a soprassedere sul debito. Nel frattempo, però, tutto va a rotoli perché arrivano i primi sequestri, Fazio è costretto a un nuovo viaggio lampo in Costa Rica, mentre i narcos si innervosiscono non poco. Si individuano nuovi canali di spedizione e una nuova partita di droga, ma un nuovo sequestro mette seriamente nei guai l’organizzazione.

LA RIVINCITA DI FAZIO
È allora che Fazio cerca la sua rivincita. Sfruttando i contatti costaricensi, progetta di avviare in proprio il business dell’importazione di coca dal Centro America. Per questo concepisce un meccanismo commerciale di copertura analogo a quello utilizzato negli Stati Uniti dalla famiglia Gigliotti per importare direttamente in Calabria grosse partite di stupefacente, occultate all’interno di confezioni di frutta e tuberi tropicali. Nel marzo scorso, l’arresto del suo ex capo lo induce a uno stop nei preparativi della spedizione che già era al lavoro per organizzare, in attesa di tempi più tranquilli che per lui però non arriveranno mai. Nel giro di un paio di mesi, per lui scatteranno le manette.

a. c.

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