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Gratteri: i narcos preferiscono le banconote da 500 euro

CATANZARO Affari internazionali e infiltrazioni della ‘ndrangheta negli apparati produttivi, politici e burocratici europei. Il nuovo libro di Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, “Oro bianco”, sembra…

Pubblicato il: 09/05/2015 – 19:49
Gratteri: i narcos preferiscono le banconote da 500 euro

CATANZARO Affari internazionali e infiltrazioni della ‘ndrangheta negli apparati produttivi, politici e burocratici europei. Il nuovo libro di Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, “Oro bianco”, sembra la didascalia perfetta alla fotografia scattata, proprio pochi giorni fa, dall’inchiesta “Columbus” con cui la Dda di Reggio Calabria ha fatto emergere il potere dell’organizzazione mafiosa nel traffico di cocaina dal Sudamerica.

I due autori, nel corso dell’incontro-dibattito tenutosi sabato a Catanzaro, hanno ripercorso il lavoro svolto negli ultimi anni con cui sono riusciti a ricostruire i passaggi che portano dalla coltivazione delle piante di coca in Bolivia, Colombia, Cile e Perù, fino ad arrivare allo smercio al dettaglio sui mercati europei, per poi arrivare ad analizzare il filone del riciclaggio dei soldi sporchi derivanti dal traffico di cocaina, soldi che finiscono nelle aziende del Nord Italia ma anche del resto d’Europa.

Un’analisi ampia e approfondita, dunque, grazie alla quale si comprendono meccanismi a cui spesso non si fa caso nella vita quotidiana. Come l’incidenza delle banconote da 500 euro nell’economia della ‘ndrangheta e dei narcos: grazie al suo taglio, la banconota è la preferita per gli scambi di denaro tra criminali perché è estremamente facile portarla con sé. Basti pensare, infatti, che 1 milione di euro in banconote da 500, pesa appena 2,2 kg, contro gli 11 kg che pesa 1 milione di dollari. Se a questo si aggiunge che, nonostante ben il 30% degli euro circolanti siano banconote di questo taglio, la loro diffusione è davvero limitata, allora è facile comprendere come la loro circolazione è prerogativa tipica di un mercato criminale ben specifico.

Tra i problemi che emergono dal lavoro di Nicaso e Gratteri, quello legato alla legislazione comunitaria in tema di lotta alla criminalità organizzata. Nonostante le evidenze date da casi eclatanti (come la strage di Duisburg, ad esempio), i Paesi europei rifiutano di riconoscere l’esistenza sui propri territori di ‘ndrangheta, mafia e camorra, ostacolando così l’adozione a livello comunitario di un codice penale che, sulla base di quello italiano che è «perfettibile ma il migliore al mondo» secondo Gratteri, possa consentire alle forze di polizia giudiziaria di sfruttare strumenti utili al contrasto delle mafie in tutta la Comunità Europea. Un esempio su tutti, la possibilità di effettuare arresti o sequestri ritardati, permettendo così di seguire un indagato fino a risalire all’organizzazione criminale anziché bloccarlo appena si ha contezza del reato che spesso è di piccola entità rispetto a ciò che nasconde. Amara la disamina di Gratteri su questo punto: «Se i politici europei dovessero dire come stanno le cose, sarebbero costretti ad ammettere che esiste la criminalità nei loro Paesi: questa è un’utopia».

Ma il libro si occupa anche dell’analisi sociale e del valore che oggi la cocaina ricopre nel mondo occidentale: «Oggi quasi si celebra la cocaina – spiega Nicaso – che è rappresentato come le “strisce” de “La Grande Bellezza” (il film di Sorrentino vincitore di un Oscar, ndr) che permettono l’accesso ad un mondo da vip, mentre non si fa menzione alcuna ai gravi danni che essa può provocare a chi la utilizza. E con i soldi della coca, la ‘ndrangheta s’infiltra nell’economia, corrompe i politici e i funzionari, fa breccia nella società. Ecco perché l’intero sistema è marcio».

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, il libro non è un diario pessimistico in cui viene descritto un futuro nero e irreversibile, ma al suo interno si tratteggiano le linee guida perché si possa arrivare a risultati ben più incoraggianti rispetto a quelli attuali. Un dato su tutti: le Procure italiane, in tema di sequestri di cocaina, riescono a bloccare solamente il 3-4% della produzione mondiale. Ebbene, questa percentuale potrebbe decisamente aumentare se si intervenisse direttamente sulla produzione e sulla normativa europea di contrasto ai fenomeni mafiosi.

Alessandro Tarantino

a.tarantino@corrierecal.it

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