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Matacena e Dell'Utri protetti da Speziali

REGGIO CALABRIA «Il convincimento dell’ufficio di procura è che Speziali sia al centro di una rete di collegamenti e di interessi fortemente orientati a garantire l’impunità a soggetti funzionali a…

Pubblicato il: 10/05/2015 – 7:51
Matacena e Dell'Utri protetti da Speziali

REGGIO CALABRIA «Il convincimento dell’ufficio di procura è che Speziali sia al centro di una rete di collegamenti e di interessi fortemente orientati a garantire l’impunità a soggetti funzionali ad un vasto sistema economico criminale, condirette finalità di agevolazione e conservazione del relativo assetto illecito. Invero, i due personaggi al centro di polemiche, discussioni, trasferimenti. attuati e/o programmati , altro non sono che Amedeo Matacena e Marcello Dell’Utri, già politici di primo piano nello medesimo schieramento e pacificamente vicini ad associazioni mafiose rispettivamente calabresi e siciliane». È lapidario il gip Olga Tarzia nel sintetizzare le condotte addebitate all’imprenditore Vincenzo Speziali, oggi attivamente ricercato dalla Dda di Reggio Calabria perché accusato di aver  aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena a sottrarsi a una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma dall’ordinanza che ne determina la cattura emerge con chiarezza che il medesimo sistema che Speziali avrebbe messo in moto, su sollecitazione di Scajola, per assicurare libertà e operatività a Matacena, in precedenza era già stato attivato per Marcello dell’Utri.

 

SPEZIALI HA PROTETTO DELL’UTRI
Una circostanza – emerge dalle conversazioni riportate nelle carte – di cui era perfettamente a conoscenza anche l’ex ministro dell’Interno, se è vero che, proprio chiacchierando con Speziali dei piani per spostare Matacena, Scajola non fa una piega né ha bisogno di spiegazioni quando l’imprenditore esclama: «Ho fatto una cosa più difficile, quella per Sergio, figura ti questa!». Il riferimento è all’ex presidente di Confindustria Sergio Billè, già inciampato in un paio di processi per corruzione, il cui nome più volte è emerso nell’inchiesta Breakfast  in relazione alla latitanza di Dell’Utri. «Nei rapporti tra Speziali e Scajola – valuta al riguardo il gip, valorizzando le conclusioni del pm Lombardo – si coglie l’esistenza di un patto illecito vissuto in modo del tutto normale fino al momento della vicenda Dell’utri, anzi si può ben rilevare come vi sia uno sbilanciamento del primo verso prospettive di favore per il Matacena ritenuto una figura e un personaggio meno ingombrante dell’altro politico ( Dell’Utri ndr), pure arrivato nel paese dei cedri in un momento di particolare criticità. L’idea è che l’idea dell’accoglienza fosse nelle corde dello Speziali  e che tanto poteva avvenire perché intorno a lui c’era tutto un apparato idoneo a recepire e preparare situazioni come quelle auspicate dallo Scajola».

 

L’EX MINISTRO SCAJOLA SAPEVA
Del resto,  a fugare ogni dubbio sul fatto che Scajola fosse a conoscenza dei buoni uffici di Speziali nella gestione della latitanza di dell’Utri, lo rivela un’altra conversazione registrata dagli investigatori qualche settimana dopo. Scajola chiede «Senti. la vicenda del “ciccione” (nomignolo di Billè) com’è?», per sentirsi rispondere da Speziali «Stiamo lavorando. Stiamo lavorando, stiamo lavorando[ … ] ma sai, non è facile, non per il “ciccione”. La parte tecnica va bene – spiega sollecito l’imprenditore  –  ma la parte reputazionale è una cosa che non si può rimuovere, sai, quando ti inchini». Dunque, sintetizza Scajola, la trattativa è in corso, ma «l’esito non è scontato», per sentirsi confermare da Speziali «Non è che non è scontato … da un punto di vista tecnico sono interessatissimi, l’hanno pure detto  (..)L’esito non è scontato … diciamo così, che l’esito non è scontato ma sono relativamente fiducioso, che poi, alla fine, la parte tecnica (..)siccome è interessante  può prevalere sull’aspetto reputazionale». Quale sia questa «parte tecnica» nella conversazione non viene esplicitato, come pure vengono censurati tutti i riferimenti troppo espliciti alle manovre in corso, quindi l’argomento viene fatto cadere.

 

LE INEFFICIENZE DI SPEZIALI CHE FANNO IMBESTIALIRE SCAJOLA
Nonostante sia informato, a Scajola della sorte di Dell’Utri non sembra importare poi molto, tanto la Dia lo ascolta dire alla Rizzo «di aver visto una persona con cui è stato duro  anche perché la vicenda del ciccione, ovvero Sergio Billè, non va bene e Chiara dice che è  contenta che non è andata bene in quanto si sarebbero bruciati». La Rizzo «è contenta – annotano gli investigatori  – anche perché tralasciando questo impegno si potranno dedicare più alla soluzione del suo problema e domanda se con quella lettera la cosa si può fare o no». Il riferimento è alla lettera autografa che l’ex presidente del Libano, nonché leader delle Falangi cristiano – maronite ha fatto avere a Scajola, tramite Speziali, per assicurargli il suo impegno nella risoluzione dell’affaire Matacena.  Un documento importante, ma che all’ex ministro non basta, tanto che continua a far pressioni sull’imprenditore calabrese perché acceleri le procedure per il trasferimento di Speziali in Libano. Durissimo, gli dice – si legge nella sintesi della Dia -«“se ci sono novità per la vicenda Matacena e che ha perso le speranze». Speziali abbozza, riferisce a breve sarà a cena da Gemayel, ma l’ex ministro dell’Interno sbotta e  aggredisce Speziali dicendo che con lui  «c’è solo il contorno e sulla pietanza non c’è niente». L’imprenditore cerca di calmarlo, spiegando che al telefono non può essere più specifico e rimandando ogni chiarimento a un incontro a Roma.

 

L’ARRESTO DI DELL’UTRI FA SALTARE I PIANI
Ma nel frattempo la situazione precipita. Dell’Utri viene individuato e arrestato a Beirut, la Rizzo e Scajola, preoccupati, iniziano a progettare un “piano b”, mentre Speziali per dieci giorni non si fa più sentire. In troppi – si rende conto – lo vincolano immediatamente alla latitanza di Dell’Utri e sa di essere in una posizione rischiosa. Per questo – spiega il gip – si applica con dedizione a spiegare, forse sperando di essere ascoltato,  a più persone possibile  – dalla moglie Joumana Rizk all’ex ministro Claudio Scajola, dal vicequestore aggiunto Valerio Aquila, di stanza a Beirut, a Sergio Billé, da Emo Danesi a un misterioso e non identificato Pucci – che lui con quella storia non ha nulla a che fare, anzi odia Dell’Utri ed è contento che sia finito in manette perché gli avrebbe negato la candidatura negli anni passati.  Nonostante le raccomandazioni  del padre Giuseppe Speziali, che lo invita più volte al silenzio e alla sobrietà, ma senza esito. «Vincenzo – annota la Dia – dice di stare male e che non vuole avere una trombosi per loro. Il padre dice che se si sente male non è per lui ma per le cose che fa e ripete che non vuole parlare al telefono con lui e riattacca di nuovo il telefono se continua a parlare di questa cosa».  Parole al vento.

 

INUTILI TATTICHE DIVERSIVE
In quei giorni Speziali jr fa di tutto per mostrare un’assoluta estraneità che gli inquirenti sanno assolutamente fallace. Hanno in mano i tabulati delle utenze libanesi di Scajola che fino al 24 gennaio documentano oltre 400 contatti da e verso l’utenza in uso all’ex senatore Marcello Dell’Utri. Hanno in mano intercettazioni e tabulati dei telefoni di Billè, risultato stabilmente in contatto tanto con speziali come con Scajola.  E tutti confermano l’ipotesi investigativa: è stato Speziali a occuparsi della latitanza dell’ex numero due  di Forza Italia, con cui non a caso ha rapporti fino al 24 gennaio 2014. Dopo c’è solo silenzio, spiega il gip, per un «banale motivo»: «è quello il periodo in cui lo spostamento viene pianificato, non consentendo più contatti diretti tra i due». D’altro canto, spiega il gip, «se pure lo Speziali cerca disperatamente di allontanare l’idea di un suo diretto rapporto
con la vicenda Dell’Utri, canto appare confermato attraverso le sue stesse parole l’interessamento concreto e reale verso le sorti di Matacena che dal mondo dorato degli Emirati Arabi, continua ad usufruire dell’opera di soggetti che in qualunque modo si impegnavano per trovare soluzioni favorevoli, compresa l’attivissima moglie, Chiara Rizzo e l’ex ministro, Claudio Scajola, che della “causa” del latitante (Matacena) ne aveva fatto una questione «del tutto personale». E per salvare Matacena, Speziali si impegna non poco.  E non da solo.

 

IL SISTEMA
Nelle valutazioni conclusive dell’ordinanza il gip afferma che «le acquisizioni investigative hanno condotto a disvelare la piena operatività di un vasto e qualificato numero di soggetti dedito alla commissione di condotte delittuose e di particola re gravità, alcune contro il patrimonio, finalizzate a schermare la reale titolarità di imponenti cespiti patrimoniali in capo a Matacena  Amedeo Gennaro, indi volte ad aiutare il predetto a sottrarsi alla esecuzione della pena a lui applicata. Condotte, queste, che presuppongono una rete eli rapporti tra i soggetti ancora non identifi cati in grado di fornire un concreto supporto logistico nei casi analoghi a quello  coinvolgente il Matacena». Casi come quello di Dell’Utri, o – forse – di altri soggetti ancora. In ogni caso, dice il gip in relazione a Speziali «Siamo di fronte a un comportamento allarmante in ragione degli evidenziati elementi di analogia tra le due vicende, Dell’Utri e Matacena e la sicura esistenza di una rete di rapporti e basi logistiche in grado di supportare la condizione di latitanza di soggetti la cui notorietà, per il contesto politico di provenienza, è tale da richiedere entrature e condivisione di interessi ad alti livelli». Ecco perché la procura sta valutando di ascoltare tutti i soggetti tirati in ballo dalla vasta rete di Speziali, che sembra poter contare – e non solo a parole – di quel «sistema ancora non messo interamente a nudo» e che – sottolinea il gip –  «opera nell’ombra e sostiene interessi economici e imprenditoriali illeciti, frutto di intese e cointeressenze coinvolgenti svariati settori». Un sistema di cui gli inquirenti sono certi facciano parte Speziali, Matacena e l’ex ministro Scajola, ma nel cui organigramma ipotizzano di poter inserire personaggi di rilievo della politica, dell’imprenditoria e della finanza italiana. A partire da quelli tirati in ballo dagli indagati dell’inchiesta Brekfast.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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