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ANDROMEDA | Scacco alle cosche Iannazzo-Cannizzaro-Daponte

CATANZARO Sono, complessivamente, 45 agli arresti eseguiti stamattina contro le cosche Iannazzo e Cannizzaro e contro quelle contrapposte dei Cerra, Torcasio e Gualtieri. Alle 36 ordinanze di …

Pubblicato il: 14/05/2015 – 5:10
ANDROMEDA | Scacco alle cosche Iannazzo-Cannizzaro-Daponte

CATANZARO Sono, complessivamente, 45 agli arresti eseguiti stamattina contro le cosche Iannazzo e Cannizzaro e contro quelle contrapposte dei Cerra, Torcasio e Gualtieri. Alle 36 ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia di Stato si aggiungono, infatti, le sette la cui esecuzione è stata affidata alla Dia di Catanzaro e quella eseguita dalla Guardia di finanza sempre del capoluogo.

Nell’ambito della guerra tra i due gruppi di mafia contrapposti sono maturati nel 2003, secondo quanto è emerso dalle indagini, gli omicidi di Antonio Torcasio, all’epoca reggente dell’omonima cosca, e di Vincenzo Torcasio. «Gli omicidi – è detto in una nota dell’ufficio stampa della polizia di Stato – s’inquadravano in una strategia criminale volta a mantenere, da parte delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte, l’esclusivo controllo del territorio di gran parte del comprensorio di Lamezia Terme, anche attraverso l’eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca avversa Cerra-Torcasio-Gualtieri, anche questa attiva soprattutto nel campo delle estorsioni. Le attività investigative della Squadra mobile di Catanzaro hanno permesso, altresì, l’accertamento e la contestazione di numerosi episodi estorsivi messi in atto da esponenti delle cosche a carico di commercianti e imprenditori del comprensorio lametino. Alcuni degli affiliati alle stesse consorterie mafiose vengono ritenuti responsabili, inoltre, di danneggiamenti e di detenzione illegale di armi ed esplosivi».

In particolare è stato accertato l’accordo, formalizzato attraverso veri e propri “summit mafiosi”, tra la cosca Iannazzo e quella Giampà di spartizione dei proventi del racket, secondo un collaudato sistema operativo. Vengono, altresì, contestati anche omicidi nell’ambito della guerra di mafia che ha insanguinato, anche recentemente, Lamezia Terme. Arrestati anche Franco Perri, noto imprenditore del settore della grande distribuzione alimentare ritenuto organico del clan mafioso.
Le indagini, condotte dalla polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Andromeda”, hanno consentito di individuare alcuni dei responsabili degli omicidi di Antonio Torcasio, avvenuto in Lamezia Terme il 23 maggio del 2003, all’epoca reggente dell’omonima cosca Torcasio-Cerra-Gualtieri, nonché quello dell’omicidio di Vincenzo Torcasio e il ferimento di Vincenzo Curcio, avvenuto Falerna, nel Catanzarese il 27 luglio 2003. In particolare l’omicidio di Vincenzo Torcasio suscitò particolare clamore in quanto compiuto vicino al commissariato di polizia di Lamezia Terme, dove l’uomo si stava recando. Questo omicidio, causò anche il grave ferimento di Vincenzo Curcio davanti a una paninoteca di Falerna, di fronte numerosi clienti dell’esercizio commerciale. Secondo quanto appurato dalle indagini, entrambi gli episodi si inquadravano in una strategia criminale volta a mantenere, da parte delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte, l’esclusivo controllo del territorio di gran parte del comprensorio di Lamezia Terme, anche attraverso l’eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca avversa Cerra-Torcasio-Gualtieri attiva soprattutto nel campo delle estorsioni.
I reati contestati a vario titolo agli arrestati sono quelli di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, danneggiamento e detenzione illegale di armi ed esplosivo. Gli investigatori, coordinati dalla Dda, sono riusciti a ricostruire gli equilibri e le dinamiche criminali dell’entroterra lametino.

Le complesse attività investigative condotte dalla squadra mobile della polizia di Catanzaro e coordinate dalla locale procura distrettuale antimafia, sviluppate con meticolosa attività di riscontro delle diverse dichiarazioni di più collaboratori di giustizia nonché dall’imponente attivazione di servizi tecnici, hanno permesso di ricostruire anche la vicenda che aveva portato alla sottrazione della bara dell’imprenditore Antonio Perri ucciso nel 2003, da elementi della cosca Torcasio e le vicende connesse con riunioni di ‘ndrangheta che avevano coinvolto anche ‘ndrine della provincia di Reggio Calabria intervenute per mediare la guerra di mafia che si stava scatenando tra i gruppi contrapposti dei Iannazzo con i Torcasio-Gualtieri.

L’attività investigativa ha fatto emergere poi lo stretto collegamento dell’imprenditore Franco Perri, figlio di Antonio, con la cosca Iannazzo alla quale non ha esitato a chiedere la gambizzazione di suo fratello Marcello per motivi di carattere economico.

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