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«Il Consiglio discuta la nostra legge sull'acqua pubblica»

Il Coordinamento Acqua pubblica “Bruno Arcuri” scrive ai vertici delle istituzioni calabresi per chiedere che il Consiglio regionale discuta al più presto della proposta di legge di iniziativa popo…

Pubblicato il: 02/06/2015 – 9:24
«Il Consiglio discuta la nostra legge sull'acqua pubblica»

Il Coordinamento Acqua pubblica “Bruno Arcuri” scrive ai vertici delle istituzioni calabresi per chiedere che il Consiglio regionale discuta al più presto della proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel luglio del 2013 e sottoscritta da 11mila cittadini e 20 consigli comunali, tra cui quelli di Lamezia e Cosenza. Il Coordinamento si rivolge direttamente al presidente del Consuglio regionale Scalzo, al governatore Oliverio (che fu tra i firmatari della proposta di legge), all’assessore De Gaetano e al presidente della IV Commissione Irto.
«Scriviamo a Lei in quanto garante della democrazia e del rispetto di norme e regolamenti – si legge nella lettera – preoccupati dalle notizie trapelate sulla stampa e che rivelano che nei prossimi giorni il governo nazionale dovrebbe approvare un Dpcm con cui diffiderà la nostra regione a normare entro 30 giorni il settore del Servizio idrico integrato, pena il commissariamento. Per scongiurare questo rischio e lasciare la possibilità ai calabresi di decidere su questo delicato ambito è necessario che il Consiglio regionale legiferi al più presto. Nel fare questo però riteniamo fondamentale la ripresa della discussione della proposta di legge di iniziativa popolare da noi promossa, “Tutela, governo e gestione pubblica del ciclo integrato dell’acqua”».
La stesura del progetto di legge, scrivono gli attivisti, si rese necessaria alla luce della proposta avanzata dall’allora giunta regionale «che intendeva mantenere in piedi il carrozzone Sorical, trasformandolo in una società in house». A questo proposito il “Bruno Arcuri” ribadisce che quella della società in house è solo una delle possibili forme di gestione in house, l’unica che però preveda una società per azioni, ossia una società di diritto privato che per sua natura persegue il profitto e agisce nell’ambito del mercato finanziario, e la cui azione è stabilita all’interno del Consiglio di amministrazione. «è altrettanto importante sottolineare quindi – fanno notare gli attivisti pro acuqa pubblica– che questi profitti dovrebbero essere garantiti dai “clienti”, ossia dai Comuni calabresi.
La nostra proposta invece – aggiungono – prevede il trasferimento delle competenze della Sorical, attualmente in liquidazione, a una società interamente e veramente pubblica: una gestione in house da realizzarsi attraverso un’azienda speciale, un ente strumentale della Regione, che non persegua quindi il profitto ma il pareggio di bilancio e che ne permetta un maggiore controllo da parte degli organismi democratici».
«A dimostrare che questa seconda forma sia non solo legalmente possibile ma anche economicamente vantaggiosa – si legge ancora nella lettera a Oliverio, Scalzo, Irto e De Gaetano – nei prossimi giorni terremo due iniziative pubbliche, e cogliamo l’occasione per sollecitare una Vostra partecipazione. La prima si terrà l’8 giugno a Cosenza e tratterà della problematica del Comune di Saracena che gestisce localmente il Servizio idrico tramite un’azienda speciale: l’assurdo è che, non gravando sul servizio né profitti né sperperi, quell’amministrazione si è resa colpevole di far pagare troppo poco l’acqua! La seconda si terrà sempre a Cosenza il 12 giugno e vedrà la partecipazione di Maurizio Montalto, presidente di ABC Napoli, l’azienda speciale che gestisce il Servizio Idrico nel capoluogo campano».
«Ma la nostra proposta – conclude il “Bruno Arcuri” – va oltre la semplice natura della società di gestione, riorganizzando gli ambiti in base ai bacini idrografici e delle infrastrutture esistenti, promuovendo forme di partecipazione popolare, istituendo il quantitativo minimo vitale da garantire a ogni cittadino. Provando insomma a dare risposte altre alla grandi problematiche e ai tanti scandali che hanno visto la nostra regione subire per anni le angherie di una S.p.A. “a maggioranza pubblica”: questa quota di maggioranza non ci ha garantito, così come non ci potrà garantire neanche la totalità del pacchetto azionario, e non perché fosse sbagliato il colore politico della giunta del momento, ma perché è proprio il modello gestionale, la logica del profitto su un bene così prezioso che non va. Crediamo che questa sia una grande occasione per la Calabria, la possibilità di mettere finalmente fine a uno scandalo decennale, in nome dell’acqua, simbolo della vita, ma soprattutto della democrazia».

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